Il confronto tra i forconi in piazza del Popolo e quella dei movimenti dei migranti e per la casa all’Esquilino è stato un viaggio nel tempo. La prima piazza era sospesa tra ciò che ha perduto e ciò che non è mai esistito: la «sovranità monetaria», la lira che «valeva la metà ma durava il doppio», la sensazione precaria di stare nel motore di un capitalismo che a quel tempo funzionava ancora, la nostalgia di una comunità nazionale oggi espropriata dal «signoraggio bancario» e dall’euro («una forma di schiavismo inventata negli Stati Uniti nel 1928» è stato detto). L’insistenza era...