Alla fine voteranno come la Lega e i falchi del Pdl. E chissà se gli elettori anche questa volta capiranno e approveranno. Il M5S ha deciso. Se questa mattina Enrico Letta chiederà la fiducia i grillini gli voteranno contro. Tutti, dissidenti compresi, in una nuova unità che sembra essere stata temperaneamente ritrovata dopo le riunioni «dialoganti» di lunedì.
Un po’ a sorpresa ieri la scelta è stata confermata anche da uno dei senatori più critici verso la linea politica dettata fino a oggi da Grillo come Louis Alberto Orellana. Per motivi familiari oggi non sarà in aula ma ha tenuto a precisare che, se fosse stato presente, avrebbe votato anche lui contro la fiducia al premier. «Il governo è lo stesso, gli abbiamo votato no a maggio, oggi ci sono gli stessi ministri…» ha spiegato, giustificando così quella che sembra essere una repentina marcia indietro. «Ma no, ma quale marcia indietro», protesta Francesco Campanella, altro dialogante. Che definisce «offensiva» la sola idea che qualcuno possa avere creduto che lui o altri dissidenti del movimento potessero votare la fiducia al premier. «Sono sicuro che gli elettori capiranno. E poi io conto sul fatto che ormai Berlusconi è un fantasma della politica, come dimostrano anche i senatori del Pdl che hanno deciso di abbandonarlo». Ieri sera i senatori pentastellati hanno preparato una mozione di sfiducia al governo nel caso Letta alla fine dovesse decidere di non chiedere la fiducia. Chi invece ha già annunciato che non farà mancare il suo aiuto al premier sono Adele Gambaro, Marino Mastrangeli, Fabiola Anitori e Paola De Pin, i quattro senatori ex M5S passati al guppo misto che voteranno sì alla fiducia. Acido il commento del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: «L’unico interesse primario per questi ex di lusso – ha scritto su Fb – è salvare la poltrona. A tutti i costi».
Il fatto è che dentro il movimento di Grillo lo scontro è soprattutto tra quanti, come i fedelissimi al leader, vorrebbero andare subito al voto con il Porcellum e coloro che invece, a determinate condizioni, accetterebbero l’ipotesi di un nuovo governo, purché non fosse guidato da Letta. Un governo formato magari da personalità indicate dal M5S. «Non si tratta di fare accordi – spiega alla Camera il deputato Walter Rizzetto – si tratta di fare una lista di nomi, mi viene in mente ad esempio un Tito Boeri all’Economia. Una squadra per ripartire. Se Letta non dovesse farcela, io avanzerò questa proposta, come già detto in assemblea».
Un’ipotesi che però non piace ai talebani e che presenta anche un problema in più. Per le logiche che hanno governato fino a oggi il M5S i nomi della «squadra» dovrebbero essere scelti dalla rete. Ma la piattaforma digitale più volte promessa da Grillo e annunciata per imminente, ancora non si vede. E non si vedrà per almeno altri 3-4 mesi. Un ritardo che ha già suscitato molti malumori: «Per l’ennesima volta lo staff ci prende in giro», è stato ad esempio il commento di Orellana.
Intanto ieri Grillo è tornato ancora una volta ad attaccare Napolitano. «E’ più facile scalare l’Everest che Napolitano si ritiri dallo scoglio del Quirinale dove vive attaccato come ’o purpo]», ha scritto in un post.