Rispondere all’emergenza sui migranti e cercare una prospettiva per il futuro sul piano economico, per superare i dieci prossimi giorni, che potrebbero essere quelli che cambiano l’Europa.

Prima del Consiglio europeo del 28-29 giugno, a due giorni dall’Eurogruppo che deve far uscire la Grecia dai dolorosi programmi di “salvataggio”, Angela Merkel ha ricevuto ieri Emmanuel Macron, in occasione del consiglio dei ministri franco-tedesco che si è tenuto al castello di Meseberg, vicino a Berlino.

All’incontro, fatto eccezionale, era anche presente il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.

L’incontro a Meseberg doveva essere dedicato al bilancio della Ue, per cercare un punto di convergenza tra le posizioni tedesche e francesi. Ma la crisi politica legata all’accoglienza degli esiliati, fatta esplodere con l’odissea dell’Aquarius e la forzatura italiana, ha preso il sopravvento.

Grande prudenza dei due leader europei, che, nelle rispettive capitali, devono affrontare la declinazione locale della crisi europea: in Germania, Merkel è sfidata apertamente dal ministro degli Interni Horst Seehofer (bavarese della Csu), “crazy Horst” minaccia la cancelliera con un ultimatum, ingiungendole di trovare entro dieci giorni una soluzione, in caso contrario chiuderà le frontiere della Germania all’immigrazione secondaria, cioè esiliati provenienti da altri paesi Ue (Berlino finora ha accettato di esaminare le richieste d’asilo), che sarebbero rinviati al paese di prima entrata; in Francia, ieri era in discussione al Senato la legge Asilo-Immigrazione, già molto restrittiva, ma che la destra (che domina al Palais de Luxembourg) ha ancora irrigidito.

Per l’Europa è “un momento di verità, l’Ue è di fronte a “una scelta di civiltà” ha affermato Macron. Di fronte alla crisi migratoria, c’è bisogno di “maggiore solidarietà”, hanno concordato Macron e Merkel, la risposta deve essere “europea e coordinata”, rispettando “l’equilibrio tra responsabilità e solidarietà”.

La traduzione in pratica di questo messaggio generale è però problematica: rafforzare Frontex, per un migliore controllo delle frontiere esterne trasformando il programma in una vera e propria “polizia” dei confini europei (senza pero’ precisare come e quanto), i riferimenti alla ripartizione dei migranti e a un eventuale compromesso tra i paesi Ue sono rimasti nel vago. La tentazione di Bruxelles e di alcune capitali di aprire degli hotspots all’esterno (dal Sahel ai Balcani), o di costruire una specie di Ellis Island da qualche parte sulla costa mediterranea extra-Ue (un porto dove far attraccare le navi di salvataggio) non è stata analizzata in profondità a Meseberg.

Nessuna precisione, neppure, sull’adozione di regole comuni nella Ue per l’asilo politico, che eviterebbero peregrinazioni pericolose per passare le frontiere interne (quello che nel dibattito francese è stato definito senza umanità il “benchmarking” dei migranti, che “comparano” le legislazioni e farebbero lo “shopping” dell’asilo).

I termini vaghi di Macron e Merkel sulle risposte alla crisi dell’accoglienza confermano che al Consiglio europeo di fine giugno non ci sarà nessun accordo a 28 sulla riforma di Dublino.

Più concreti sono invece i passi avanti sulla riforma della zona euro. I negoziati durano da anni, anche se Merkel ha ricordato che “non è stato il punto più facile” per trovare un’intesa.  Pochi dettagli da Meseberg, soprattutto per evitare di irritare i partner presentando una road map già tutta fatta (l’Olanda, per esempio, resta assolutamente contraria).

Ma c’è il passo avanti significativo (da parte tedesca) su un bilancio comune della zona euro dal 2021, strumento indispensabile per far fronte a una crisi asimmetrica (che colpisce uno stato). Un bilancio, sono delle entrate e delle spese: non è stato precisato l’ordine di grandezza (Macron aveva parlato di “budget di vari punti di pil”, Merkel di qualche miliardo, perché Berlino teme di essere il “portafoglio” dei “cattivi allievi” che sfondano i deficit).

Nell’aria c’è pero’ l’ipotesi di finanziare il bilancio della zona euro sia con una tassa sulle transazioni finanziarie sia con quella sugli Over the top, le grandi multinazionali (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) specialiste dell’ottimizzazione fiscale.

Ieri mattina a Parigi, il commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici, ha precisato che la Commissione ha ben presente che “una zona euro a due velocità è un rischio” esistenziale e che bisogna evitare che si installi l’idea che ci siano dei “vincitori e dei vinti” nella zona euro, che è ora di fronte a un “momento di verità”.

Moscovici ha promesso che per la Grecia, che giovedì all’Eurogruppo dovrebbe vedere la fine del tunnel dopo 8 anni, non ci sarà un “programma nascosto” per perpetuare l’austerità, ma un “ritorno alla normalità”.