«La Camera non può sostituirsi al giudice». Con questa motivazione la Corte costituzionale ha deciso ieri che le 46 intercettazioni telefoniche dell’ex parlamentare Pdl Nicola Cosentino si possono utilizzare nel processo che lo vede imputato di concorso esterno in associazione camorristica. La deliberazione contraria presa dai deputati nel 2010 «risulta essere stata assunta sulla base di valutazioni che trascendono i limiti del sindacato previsto dall’art. 68», quello sull’immunità parlamentare. Secondo la sentenza, relatore il giudice Sabino Cassese, l’aula di Montecitorio avrebbe dovuto solo verificare «i requisiti di legalità costituzionale della richiesta» senza entrare nel merito. La sentenza ridefinisce così i limiti nei casi di parlamentari entrati in rotta di collisione con la giustizia.

La vicenda risale al settembre 2010, quando la Camera (con 308 voti favorevoli e 285 contrari) aveva negato l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni che coinvolgevano Cosentino, allora influente coordinatore del Pdl in Campania, ascoltato «indirettamente» tra il 2002 e il 2004 mentre venivano intercettate le utenze di altri sospettati, fra i quali gli imprenditori ritenuti vicini al clan dei casalesi Sergio e Michele Orsi. Il 6 giugno 2011 il tribunale di S. Maria Capua Vetere decise di sollevare il conflitto di poteri presso la Corte costituzionale, che ieri ha dato ragione ai magistrati campani. Il gip chiede l’autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni o tabulati nei confronti di un parlamentare quando lo «ritenga necessario», spiega la Consulta, la valutazione nel merito spetta all’autorità giudiziaria: «La richiesta di autorizzazione avanzata dal gip del tribunale di Napoli appare conforme ai principi e ai criteri enunciati». Le intercettazioni oggetto del conflitto, secondo il gip, «attestano contatti e frequentazioni» tra l’allora deputato Nicola Cosentino e «soggetti dei quali è stato accertato il contributo rilevante e consapevole prestato al clan dei casalesi e a sodalizi a questo collegati».

Nelle conversazioni adesso ammesse a processo ci sono anche quelle che coinvolgono Michele Orsi, che venne poi ucciso in un agguato nel giugno 2008. I killer entrarono in azione poiché aveva deciso di testimoniare a proposito della Eco4, il consorzio casertano per lo smaltimento dei rifiuti, il grande affare del clan di Terra di Lavoro. Grande accusatore dell’ex sottosegretario all’economia è il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che lunedì scorso ha ripetuto nell’udienza del processo: «Cosentino mi disse che l’Eco4 era cosa sua». Si tratta di uno dei due procedimenti per cui l’ex deputato è finito in galera da marzo scorso nel penitenziario di Secondigliano: Berlusconi non lo ha ricandidato alle ultime politiche, sacrificato insieme a Marcello Dell’Utri.