Salvato dalla tenacia di Teatri 35 e da uno zoccolo duro di giovani volontari, il Festival Troia Teatro ha superato anche per questa 13esima edizione il guado dei ritardi della politica e per cinque giorni ha riempito strade, piazze e cortili di azioni spettacolari e occasioni di riflessione. Rinunciando però a una fetta di programmazione e limitando l’offerta al Concorso Eceplast, con sette proposte finaliste che, con modalità e tempi diversi, lavorano su vari livelli di coinvolgimento degli spettatori, fino a trascinarli sulla scena come protagonisti della performance.

Una scelta interlocutoria da parte della direzione artistica di Francesco Ottavio De Santis e Antonella Parrella, determinati a porre la cittadinanza davanti alla possibilità di esporre i propri corpi e le proprie debolezze in una dimensione in cui tutti si conoscono e gli accadimenti, specialmente quelli tragici – come il femminicidio di qualche mese fa – pongono interrogativi «corali».
Esperire era il provocatorio tema del festival, e l’esito migliore è quello di Michele Sinisi con il suo shakespeariano Riccardo III, riscrittura in inglese concentrata sul gobbo re e le sue aberrazioni non solo fisiche. «How, how, how», ripete Sinisi – «come si possono uccidere dei bambini» – scrive col pennarello rosso sangue mentre l’aria si satura di alcol e lo sbattere metallico del tavolo/lavagna diventa insopportabile. Spettacolo fuori concorso estremo e potente.