«Dobbiamo arrivare al massimo della mobilitazione, dentro e fuori il Parlamento, per bloccare il ddl scuola». Gianluca Vacca, Cinquestelle, è uno dei componenti della Commissione Cultura della Camera: lui stesso è un insegnante, di lettere alle medie. Lo intervistiamo mentre sta per recarsi al Pantheon, alla manifestazione dei sindacati.

E le assunzioni? Il premier Renzi non vuole stralciarle dal ddl.

Il governo ci mette di fronte a un ricatto: o approvate tutto o non ci saranno neanche le assunzioni. Ma la stabilizzazione dei precari si può fare benissimo con un provvedimento a sé, a partire dalle oltre 100 mila cattedre vacanti esistenti, coperte per ora dai supplenti. Anzi, secondo noi si può e si dovrebbe arrivare a un piano di 300 mila assunzioni in un quinquennio: è una nostra proposta di legge, convertita in emendamento.

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Renzi dice che oggi si può partire da 160 mila assunzioni, e poi il resto si farà con nuovi concorsi.

Un attimo, quelle che annuncia per ora sono di fatto solo 100 mila, appunto a coprire le cattedre vacanti: per altri 60 mila si parla di un nuovo concorso che però al momento non è stato fissato, e chissà se lo sarà mai. E poi si tratta solo delle graduatorie a esaurimento: figure insufficienti a coprire tutto il fabbisogno di cattedre, come ad esempio per matematica e italiano, tanto che nel ddl si prevede paradossalmente che chiunque potrà insegnare quasi tutto, anche materie per cui non è stato formato e non ha abilitazione.

Voi invece proponete 300 mila assunzioni in cinque anni. Ma le risorse dove le trovereste?

La nostra proposta risponde sia al problema occupazionale dei precari, perché stabilizzerebbe anche gli idonei al concorso e le graduatorie di istituto, che la necessità di coprire tutto il fabbisogno di diverse materie. Parliamo di 300 mila perché oltre alle cattedre vacanti, consideriamo anche il turn over, l’eliminazione delle “classi pollaio” e la reintroduzione del tempo pieno cancellato dalla riforma Gelmini. Ci vorrebbero 4 miliardi di euro se fossero tutti nuovi assunti, e indichiamo le coperture nella nostra proposta, ma in realtà si deve considerare che tantissimi di quei posti oggi sono già retribuiti ai supplenti e a chi andrà in pensione.

Questo per i precari. Ma della riforma Renzi cosa non vi piace?

Innanzitutto il fatto che con il finanziamento demandato ad aziende e famiglie si creeranno scuole di serie A – quelle delle zone “bene” – e scuole di serie B, nelle periferie, abbandonate a sé stesse.

Sulla valutazione, il merito e il super-preside cosa pensate?

Si danno dei veri e propri iper-poteri ai dirigenti, e al contrario di quel che dice Renzi, si creano dei presidi-Rambo. Nessuno li controllerà: figuriamoci se avranno modo e tempo i dirigenti tecnici del ministero, lontani dal territorio e dalle scuole. Ma poi in base a quali criteri questi presidi faranno valutazioni di merito sugli insegnanti? Come fanno a giudicare su ogni singola materia, e come faranno a monitorare i 100-150 docenti presenti in ogni istituto?

Secondo il governo è un modo per valorizzare gli insegnanti, dopo anni in cui il loro lavoro è stato misconosciuto, e mal pagato.

Ma un preside che può scegliere i suoi insegnanti, non selezionerà solo gli yes-men? Così potrà crearsi delle clientele, perché non dimentichiamo che molti di loro si presentano alle elezioni. Senza contare il rischio, in alcune parti del Paese, di infiltrazione della criminalità locale, che magari potrà fare pressioni per assumere X invece di Y. Mi sembra che si riproduca il modello di partito renziano: dove uno solo decide per tutti.

Quindi ora vi mobilitate: e l’M5S si avvicina ai sindacati.

Noi abbiamo sempre detto che parte dei problemi del Paese, e della scuola, è anche responsabilità di un certo modo di fare sindacato, e non cambiamo opinione. Adesso a mobilitarsi è il Paese vero: i lavoratori della scuola, i genitori, gli studenti, e i sindacati hanno dovuto seguire a ruota. Bene adesso che la mobilitazione sia forte e radicale, sempre nel rispetto dei diritti degli allievi. Serve unità: il 19 mattina, dalle 11 in poi, protesteremo davanti a Montecitorio, mentre il 18 ci sono i sindacati.