«Udite udite mio marito, abitante a Cosenza, in Calabria, con invalidità 100 per cento, con patologia neurologica degenerativa scompensata, ha ricevuto un sms. Prenotato per vaccinarsi: giorno 5 aprile a Scicli, in Sicilia». Rossella Cinelli, cosentina, racconta indignata uno degli innumerevoli disagi provocati dal malfunzionamento della piattaforma di prenotazione per vaccinarsi in Calabria. Ieri a Fuscaldo, in provincia di Cosenza, 358 ultraottantenni in coda per il richiamo sono stati rispediti a casa per mancanza del vaccino Pfizer. Ci sono anche centri come Dipignano dove nessuno dei 180 anziani residenti sinora ha ricevuto la prima dose.

È un caso unico in Italia. Se nel resto della regione la soglia di allerta del 40% di occupazione dei reparti di area non critica è già superata, in provincia di Cosenza si registra l’emergenza più critica. «Pronto soccorso sempre più intasato a Rossano, riceve solo pazienti Covid, tutti gli altri vengono dirottati al PS di Corigliano – denuncia Francesco Febbraio, medico del 118 e portavoce di Radio Ciroma -. Posti letto Covid esauriti, ambulanze con attese anche di molte ore che sostano davanti all’entrata del pronto soccorso di Cosenza. Pazienti trasferiti alle malattie infettive di Catanzaro e Reggio Calabria. Ambulanze che mancano per tutte le altre patologie non Covid. Tutto questo mentre l’ospedale di Cariati rimane chiuso. È munito di stanze di degenza, attrezzate con tutto quello che serve per seguire pazienti positivi al Covid. Parliamo di un numero importante di posti letto che potrebbero essere attivati in poco tempo. Cosa si sta aspettando? Che tutto precipiti? Spirlì e Longo ostentano tranquillità, ma fino a quando?».

In effetti, non è un bel “compleanno” per il commissario alla Sanità, Guido Longo. Sono passati 100 giorni dal suo insediamento e non vive ore tranquille. Lui, sotto sotto, non vedrebbe l’ora di andar via. E in Calabria c’è già chi raccoglie migliaia di firme per mandarlo a casa. Nei banchetti allestiti in piazza dalle attiviste del collettivo Fem.In., persino in città europee dove vivono i calabresi emigrati, le femministe chiedono lo stop al commissariamento, la riapertura delle strutture dismesse, l’azzeramento del debito sulla sanità. Prima di tutto, però, le dimissioni di Longo che già a febbraio aveva paventato di gettare la spugna. Si sentiva lasciato solo da un governo che non gli aveva garantito il supporto di uomini e personale promesso. Allora c’era Conte. Ma anche con l’avvento del nuovo esecutivo, il «decreto Calabria» che prevedeva la nomina di subcommissari, fino a tre, e uno staff di 25 unità, è rimasto lettera morta. Al momento i sub-commissari non ci sono e dei 25 attesi sono arrivati solo 4 dipendenti.

Il piano anti-Covid, che aveva causato il licenziamento in diretta tv del vecchio commissario Saverio Cotticelli, non è stato ancora approvato. Anche sul piano vaccinale si scontano gravi ritardi. Quasi 100mila dosi giacciono nei frigoriferi e la regione è sempre ultima nella classifica nazionale. Ma è la digitalizzazione mancata la madre di tutti i problemi che Longo non ha risolto. Tra le innumerevoli inefficienze c’è, infatti, il non funzionamento del Sistema informativo sanitario regionale (Sec-Sisr), grazie al quale tutto dovrebbe essere condivisibile in rete. Per questo network che in teoria dovrebbe archiviare, aggiornare e rendere immediatamente disponibile ogni dato, dai posti letto alle prestazioni ospedaliere, dalle buste paga dei dipendenti all’anagrafica dei medicinali, dalla mobilità sanitaria al fascicolo elettronico di ogni cittadino, si sono già spesi oltre 36 milioni negli ultimi 7 anni. Eppure ancora non funziona. È anche per questo che non decolla la vaccinazione degli over 80. L’anagrafica sanitaria non è aggiornata a causa dell’inefficacia informatica. E per risolvere il problema, il dipartimento Tutela della salute deve procedere con la raccolta e l’inserimento a mano dei dati. Per questo molti calabresi non possono neanche prenotare una visita. Semplicemente perché la loro esistenza non è pervenuta. Un po’ come Longo.