Ci sono quelli che scatenano battaglie furibonde contro nemici immaginari, quelli che per puro spirito di boicottaggio versano il latte sul computer della madre in video collegamento con l’ufficio, quelli che si esercitano al violoncello senza togliere gli schettini dai piedi così sono già attrezzati nel caso cambiassero idea repentinamente, quelli che corrono scalmanati seguendo un tragitto circolare corridoio-cucina-balcone e quando li vedi pensi ai criceti in cattività, quelli a cui i genitori hanno comprato un trampolino domestico per evitare che cominciassero ad arrampicarsi sugli armadi.

L’imperativo e vitale bisogno di muoversi dei bambini è messo a durissima prova e vengono i brividi se si pensa a quelli costretti a vivere in sei in due stanze, o senza un balcone, un terrazzo, un cortile dove trascorrere l’ora d’aria. Di questi tempi hanno più diritto di movimento i cani dei bambini. Ai vari Lulù e Camille (due nomi a caso sentiti fra i tanti canini) è riconosciuta la necessità di pisciata giornaliera, ai vari Luca o Martina fra zero e 14 anni, che in Italia sono quasi otto milioni, è vietato anche mettere il naso fuori dalla porta. Ci dicono che è necessario, ma fa lo stesso impressione questa clausura talmente arcigna da far venire il sospetto che non dispiaccia a chi ama gli stati di polizia.

Per fortuna i bambini hanno mille risorse, sentono, vedono e capiscono tutto, possiedono la grande capacità di reinventarsi. Giocano con l’immaginario. Se qualcosa non c’è lo costruiscono con la fantasia e il desiderio. Agata e Pietro, due fratelli di 6 e 4 anni che vivono in Toscana, l’altro ieri hanno preparato lo zaino proprio come se dovessero andare al mare. Lo hanno riempito di giocattoli e qualche libriccino, ché in famiglia si legge, ed era quasi come se il mare fosse lì, quasi. Poi ci sono quelli come un altro Pietro, 8 anni, una passione sfrenata per il cinema e un talento per il disegno. Vive a Milano e due sere fa ha detto ai genitori: «Non voglio ferirvi con questa frase, ma questa cosa che dobbiamo sempre stare insieme, eh?». Se fra qualche anno questa generazione ci manderà a quel paese non solo li capirò, ma li aiuterò pure.