Cosa mi sapete dire di questa storia che vi ho letto?
«Non è una storia. E’ una filastrocca. Ci sono delle rime». «Poche. Pochissime. Però non è scritta in… Cioè, è scritta in versi. Cioè, le righe non vanno fino in fondo alla pagina e allora si dice che sono dei versi, si chiamano versi». «La storia parla di due streghe che bisticciano in una piazza». «Perché le streghe sanno volare su una scopa. Per questo bisticciano». «La parola ramazza sarebbe…. Vuol dire scopa» «Sì. Anche mia nonna la china ramazza, la scopa». «Io so perché le streghe bisticciano: perché a loro la scopa serve per volare». «Ma non è una storia vera. le streghe non sono neanche esistite. Non esistono. Sono dei personaggi dell’immaginazione. Non sono reali». «Regali?» «Ho detto reali. Non sono vere, le streghe».

«Bisticciavano in mezzo alla piazza perché avevano una sola scopa e tutte e due volevano volare». «Io so come si fa a volare su una scopa: bisogna mettere una gamba da una parte e l’altra gamba dall’altra parte del manico, poi il manico tra le gambe, ti siedi e inizi a volare». «Sì, se sei una strega. ma tu non lo sei perché le streghe non esistono». «Se dici che è una strega, una ragazza si può anche offendere. Perché poi strega vuol dire anche che sei brutta, che sei una brutta ragazza». «Quella è un’altra cosa. Quello è un odo di dire. Ma le streghe vere non esistono: Cioè, esistono solo nei libri per bambini e nelle favole, cioè non esistono veramente». «Io non ho mai capito perché nei libri per bambini o ragazzi ci sono sempre tante cose che non esistono e pochissime che esistono». «La prima strega grida che la strega è sua».

«Evidente vuol dire…. Evidente vuol dire che è normale, per lei. Che è proprio così». «L’altra le dice che non è vero, che è sua. E poi le dice una parola che non so cosa vuol dire: impertinente». «Cosa vuol dire? Vuol dire…. Vuol dire che l’altra strega era una bugiarda». «No, che era cattiva». «No, che era monella». «Per me vuol dire che non era educata. Non era rispettosa dell’altra strega sua amica». «Ma non erano amiche!» «Comunque, dopo l’altra strega, quella di prima, la prima strega, dice che quella scopa era la sua preferita. Io credo che lo dice perché lei a casa aveva molte scope magiche per volare, ma quella lì era la scopa che lei preferiva, forse perché era la scopa con cui volava meglio». «Cosa vuol dire sbraitare? Urlare». «Sì. Vuol dire urlare forte». «E cosa vuol dire che l’altra strega era inviperita? Che si era trasformata in una vipera».

«Forse vuol dire che si era avvelenata perché le vipere se ti mordono ti danno il veleno con la bocca e tu puoi anche morire, se non ti curano in fretta. Io lo so perché una volta un amico di mio papà è andato in montagna e dietro un cespugli c’era una vipera e lo ha morso e lui per poco moriva». «Perché il veleno è velenoso, fa morire». «Inviperita vuol dire che l’altra strega diventa cattiva come una vipera. Cioè molto cattiva». «Io ho visto che nella filastrocca c’è anche una formula magica per fare la magia. La formula è questa: Pelo di cinghiale, legno di ciliegio, dammela subito o ti faccio un sortilegio». «Cosa vuol dire sortilegio?» «Una magia. E’ una magia. Però una magia brutta, non buona. Un incubo. Come un incubo, però vero, che non lo hai sognato». «Bisticciano sempre, le streghe. A me fanno ridere quando due bisticciano. Non so perché ma mi viene da ridere». «Anche se uno cade, a me viene da ridere.

Non c’è niente da ridere se uno cade, lo so. Poi magari si è fatto anche male e perciò devi piangere, mica ridere. Però mi viene da ridere». «Comunque la fine della storia è che la scopa magica, perché è una scopa magica, si stanca di vedere queste due streghe che bisticciano per lei e allora decide di andarsene via. Anche se non è telecomandata. Lei inizia a volare da sola e tutte e due le streghe rimangono lì a bocca aperta e nessuna ci capisce più niente perché la scopa magica alla fine ha fatto quello che voleva e non è né di una né dell’altra strega. Oppure non vuole stare con loro. Se ne va via. Vola via lontana. In cielo». «Per me questa storia vuol dire che è meglio non bisticciare o dopo succedono delle cose strane». «Ti fai male. Poi nessuno è mai contento. Come per le due streghe. Anche io se bisticcio con un mio amico non nono contento, si capisce».