È passata la prima giornata di crisi di governo conclamata, sono cominciate le consultazioni al Quirinale e il Movimento 5 Stelle prova a scuotersi dai traumi delle ultime due settimane e giocare le sue carte. L’assemblea permanente tra parlamentari prosegue, confermando un’inversione di rotta abbastanza netta rispetto alla mancanza di spazi di confronto cui ci si era abituati nel M5S del governo gialloverde e della reggenza Di Maio.

DEPUTATI E SENATORI si sono visti martedì sera, dopo il dibattito in senato e le dimissioni di Giuseppe Conte, e si ritroveranno oggi nel tardo pomeriggio, dopo che la delegazione grillina salirà al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella per esprimergli l’intenzione di cercare intese sui temi. Senza preclusione alcuna, anche se nei cinque punti espressi dalla direzione del Pd non figura il taglio dei parlamentari.

Ieri Luigi Di Maio ha incontrato i ventotto capigruppo e presidenti di commissione di camera e senato per fare il punto sui progetti di legge che sono rimasti appesi alla fine dell’esecutivo gialloverde. «È stata fatta una ricognizione di tutte le proposte che si stavano per approvare prima della follia di Salvini di far saltare il governo. È incredibile quanta gente stesse per avere dei diritti e che ora, ancora una volta, rimarranno lettera morta. Chi ha aperto questa crisi buttando tutto all’aria pagherà un caro prezzo», è il post comparso sul blog delle stelle.

Soprattutto, però, Di Maio ha inaugurato gli incontri con coloro i quali dovranno fungere da cinghia di trasmissione tra il gruppo che gestirà le trattative e l’ampia base degli oltre trecento parlamentari. Serve a dare un segnale ai tanti che in questi giorni hanno reclamato maggiore condivisione e orizzontalità, ma è anche un modo per tenere unito il gruppo.

I VERTICI SANNO che il Movimento 5 Stelle in questa fase di transizione e confusione può spendersi proprio la compattezza e l’ampiezza delle sue truppe. Ecco perché insistono sull’unità dei gruppi, lo hanno fatto ancora ieri con un messaggio che ha aperto le comunicazioni mattutine e lo ha ribadito il sottosegretario uscente Stefano Buffagni, che pure ha svelato che dal fronte leghista sono partite «alcune telefonate» nella speranza di riaprire i rapporti. Difficile che si possa ritornare indietro: il presidente Mattarella non intende lasciare spazio a trattative infinite nei due forni.

Nel frattempo i vertici mantengono l’indicazione di rivendicare a fondo il percorso compiuto negli ultimi diciotto mesi. Ecco perché con un comunicato ufficiale hanno rispedito al mittente l’accusa di voler rinnegare la linea fin qui seguita sull’immigrazione, ribadendo che è compito di ogni governo quello di «far rispettare i confini».

Nelle assemblee dei parlamentari finora nessuno si è esposto per criticare gli abboccamenti per il nuovo esecutivo con il Pd, anche se si vocifera di una minoranza silenziosa ma poco entusiasta. Ieri ha preso la parola Davide Barillari, consigliere regionale nel Lazio, dove pure spesso gran parte dei gruppo del M5S al di là dei proclami ha assunto un atteggiamento costruttivo nei confronti del presidente di minoranza del Lazio, Nicola Zingaretti. «L’ipotesi che si cambi alleanza di governo senza consultare gli iscritti sta facendo inviperire molti – afferma Barillari – Conosco Zingaretti e non credo che il suo Pd sia rinnovato rispetto a quello di Renzi».

IL MODERATO OTTIMISMO non impedisce di prepararsi all’eventualità della fine della legislatura. Ieri i parlamentari hanno ricevuto un’email che li invita a mettersi in regola con le restituzioni di parte dei propri stipendi, proprio in vista di elezioni. In realtà non è questa la prospettiva alla quale lavora il gruppo di contatto che sta provando a cucire una relazione col Pd, ma questa volta nel Movimento 5 Stelle intendono prepararsi per tempo ad uno scontro elettorale che probabilmente avrebbe tra le sue poste in palio l’esistenza stessa dell’esperienza politica grillina. Ma questo del voto, nell’arco delle strategie grilline, viene davvero considerato come lo scenario estremo.