L’Honduras in piazza contro la corruzione del governo. Oltre 5.000 persone hanno manifestato nella capitale Tegucigalpa per chiedere le dimissioni del presidente Juan Orlando Hernandez (del Partido Nacional), accusato di essere parte in causa nella grande truffa all’Istituto per la previdenza sociale. Già lo scorso 13 marzo la gente è scesa in strada a protestare contro la corruzione: per chiedere un’indagine sul buco di circa 350 milioni di dollari dell’Istituto per la previdenza sociale. Nel 2014, è stato arrestato per truffa e tangenti (oltre 500 milioni di dollari) l’ex ministro del Lavoro Carlos Montes, responsabile dei fatti quando era membro dell’Istituto di previdenza.

Un paese preda della crisi, della corruzione e dei giochi di potere dell’oligarchia che punta a rimanere in sella con la rielezione indefinita, ha sostenuto la leader indigena Berta Caceres, del Copinh. Caceres, che ha vinto il premio Goldman 2015 per l’America latina, è stata in prima fila nel tentativo di costruire un cambiamento elettorale in Honduras sostenendo la candidatura di Xiomara Castro, del Partido Libertad y Refundación (Libre), alle ultime elezioni. Per buona parte dello spoglio elettorale, i risultati sembravano a favore del cambiamento, ma poi la palude si è richiusa sulle accuse di brogli, provenienti da diversi settori sociali. Vi sono state proteste anche dopo una sentenza della Corte suprema di giustizia che ha approvato la rielezione del presidente, nonostante il dettato della Costituzione. Sei anni fa, solo per aver ventilato la possibilità di un referendum su questo punto, l’ex presidente Manuel Zelaya è stato buttato giù con un colpo di stato: così l’oligarchia si è liberata di un moderato che aveva però intenzione di volgersi alle alleanze progressiste dell’America latina e non più a quelle gestite dagli Usa. E ora, l’attuale presidente conservatore cerca di usare quell’episodio per accusare i suoi avversari di voler provocare un «autogolpe».

Intanto, criminalità, violenza e impunità accompagnano la povertà crescente degli strati popolari. L’Honduras è considerato il paese più violento dell’America latina. Nel 2015 ci sono stati oltre 1.800 omicidi. In 14 dei 18 dipartimenti si sono registrati 85 massacri. La tassa di femminicidi è di 14,6 per ogni 100.000 abitanti. Attivisti, sindacalisti e giornalisti continuano a lasciarci la vita. E intanto, arrivano nel paese nuove truppe Usa.