In tempo di guerra rischia di passare ancor più sotto silenzio. Ma in Italia si muore di lavoro e si continua a morire. L’ultima morte bianca all’estremo sud, nella più grande industria di Reggio Calabria, la Hitachi Rail, colosso nelle forniture ferroviarie con sedi a Pistoia, Napoli e in Calabria. Giuseppe Cuzzola, 48 enne addetto allo smaltimento dei rifiuti speciali, proprietario della ditta esterna Cuzzola Trasporti, è deceduto durante le operazioni di raccolta che stava svolgendo attraverso il «ragno» meccanico utilizzato per spostare l’alluminio presente.

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Morti sul lavoro, porto di Trieste: operaio schiacciato da una gruDa una prima ricostruzione sembrerebbe che, durante lo smaltimento una parte del materiale sollevato dal braccio meccanico si sia staccata, finendo addosso all’uomo. È morto sul colpo e i soccorsi che gli sono stati prestati si sono rivelati inutili. L’incidente è avvenuto nel parco rifiuti che si trova dietro lo stabilimento reggino, chiuso da un cancello e accessibile solo agli addetti ai lavori.

La filiale italiana della multinazionale giapponese esprime «tutto il suo cordoglio e supporto alla famiglia Cuzzola». Hitachi Rail «offre piena e completa collaborazione alle autorità competenti». Il sindacato manifesta cordoglio e un amaro sconcerto per questa strage infinita. «Morire di lavoro in Calabria, dove il lavoro non c’è, se possibile ha un sapore ancor più beffardo.

La logica, però, anche qui è sempre la stessa: una grande multinazionale, gli appalti, le esternalizzazioni selvagge per risparmiare sui costi e garantirsi alti margini di profitto. Non servono altre parole, basta con i rituali dell’indignazione ma ci vogliono fatti», sottolinea Delio Di Blasi, di Democrazia e Lavoro Area programmatica Cgil Calabria. «In un Paese in cui muoiono tre lavoratori al giorno – continua – immagino una piattaforma semplice e chiara per uno sciopero generale vero: nessuna commessa pubblica alle imprese che esternalizzano per risparmiare sul costo del lavoro e l’assunzione immediata di diecimila ispettori del lavoro che possano garantire controlli serrati nelle aziende».