Gli iscritti al Partito Laburista israeliano hanno scelto come loro leader l’ex ministro della giustizia Yitzhak Herzog e regalato una disfatta umuliante alla leader uscente Shelly Yachimovic (59%-41%) che pure nei passati due anni ha avuto il merito di tamponare l’emorragia di consensi che dissanguava il partito e di inserirvi in posizioni di rilievo forze giovani più radicali, almeno sui temi dell’economia e del lavoro. La sconfitta alle primarie di Shelly Yachimovic, una ex giornalista, figlia di un muratore, rappresenta una rivincita per i quadri anziani del partito desiderosi di far parte del governo, qualunque governo, e che per questo contrastavano il secco “no” della leader uscente all’alleanza con il premier di destra Netanyahu.
Per questi motivi il cambio della guardia al vertice difficilmente darà al Partito Laburista l’impulso verso una concreta opposizione allo strapotere della destra israeliana in politica interna e al liberismo economico di Netanyahu. E soprattutto in politica estera che di recente si sta esprimendo in una massiccia campagna di colonizzazione avviata dal governo nei territori occupati palestinesi e in una posizione di estrema rigidità dal tavolo dei fragili “negoziati di pace”.
«Solo buoni passi verso la pace con i palestinesi ci permetteranno di vincere su tutti i fronti. Ma dubito fortemente che il premier Netanyahu possa capirlo», ha detto Herzog ieri dopo la sua elezione a leader laburista. «Sfideremo il governo – ha aggiunto – finchè non torneremo alla guida del paese». Un tono soft che non suscita particolari speranze di cambiamento. Nato nel 1960, membro della Knesset dal 2003, figlio del sesto presidente di Israele, il neo leader laburista è stato più volte ministro e sino ad oggi non si è distinto per idee e proposte in contrasto effettivo con la politica di Netanyahu verso i palestinesi sotto occupazione. E’ probabile che punti a portare il suo partito nel governo, in sostituzione di forze della destra radicale come Habayit HaYehudi (sponsor principale del movimento dei coloni) per moderare la linea dell’esecutivo. Ipotesi che al momento appare remota di fronte alla compattezza della destra.
Con appena 15 seggi sui 120 della Knesset, il Partito laburista a inizio anno è tornato a essere la principale forza di opposizione dopo le ultime elezioni legislative, ma non è ancora emerso dalla crisi di consenso che l’ha investito negli ultimi 15 anni e soffre sempre della mancanza di una strategia di qualche significato. Un tempo espressione principale del sionismo e del potere in Israele, il Partito laburista è afflitto da accesi contrasti interni, rivalità e anche dopo queste primarie resta alla ricerca di una guida carismatica.
La leadership dei laburisti negli ultimi 13 anni è passata di mano già otto volte, vedendo alternarsi personaggi come Shimon Peres (ora capo dello stato), Ehud Barak, Amir Peretz e Benyamin Ben Eliezer. I primi sono poi passati ad altri partiti, ufficialmente centristi ma di fatto allineati alla destra unita rappresentata dal primo ministro Netanyahu.