Al topos letterario del doppio hanno attinto – senza avvisaglie di un imminente esaurimento del filone – romanzieri e drammaturghi di ogni epoca, a confronto di volta in volta con le implicazioni più diverse: filosofiche, teologiche, umoristiche. Facendo suo l’assunto dell’Ecclesiaste, più volte citato nel testo, secondo il quale «non c’è niente di nuovo sotto il sole», Hervé Le Tellier si è divertito con una variazione sul tema che in parte ha l’ambizione di chiosare quelle già date, in parte ne prende giocosamente le distanze. Il problema del doppio (anche se nella sua ultima prova si parla di una vera e propria «bilocazione» dei personaggi) ricade su se stesso e pone ludicamente una domanda circa il futuro del romanzo, sul quale si allunga l’ombra della duplicazione insensata, della inutile riproposta di quelle «civiltà false» in cui l’uomo occidentale è sempre più invischiato. Nelle pieghe di questa contraddizione, lo scrittore parigino titola il suo ultimo romanzo L’anomalia (nella sicura traduzione di Anna D’Elia, La Nave di Teseo, pp. 362, € 20,00).

Dopo un atterraggio d’emergenza, centinaia tra passeggeri, piloti e assistenti di volo scoprono la loro singolare situazione: un volo identico, con le stesse persone a bordo, è già atterrato a New-York da Parigi, tre mesi prima. Quasi due terzi del romanzo sono impiegati non già nel racconto fantascientifico del fattaccio (con tanto di basi militari e omaggi alla cinematografia di genere), che occupa  il blocco centrale della narrazione, bensì dal ritratto di alcuni di quei passeggeri, prima e soprattutto dopo la «duplicazione».

Nonostante il numero di pagine non esiguo, la lettura è velocissima: il montaggio «cinematografico» e una scrittura asciutta, esente da quegli esperimenti di scomposizione che avevano caratterizzato altre opere di Le Tellier, obbligano il lettore a immergersi in un avanzamento a tappe forzate che precipita verso il finale apocalittico (ancorché aperto).

Lo spirito che informa buona parte dell’Anomalia è vicino a quello dei Contes liquides (nei quali l’autore si immaginava traduttore di un surrettizio scrittore portoghese), premiati non a caso con il Prix de l’humour noir Xavier Forneret. In effetti, il registro prevalente nell’Anomalia si direbbe essere quello della black comedy.

Proprio nel contrasto tra romanzo-mondo e minute storie individuali – da un lato le conseguenze sociali e geopolitiche dell’incredibile accadimento, e le speculazioni matematiche che suscita, dall’altro le vicende di un rapper nigeriano, un’avvocata in carriera, un assassino professionista e buon padre di famiglia, uno scrittore in attesa del successo – il libro vorrebbe trovare la sua ragione narrativa, ma espone quello che è, forse, un suo limite: la scrittura soggiace a un imperativo puramente diegetico, e il lavoro dello scrittore si concentra tutto sulla proposta di una struttura «interrotta» che a tratti ricorda da vicino quella della serialità televisiva.

Le Tellier – intellettuale eclettico con una solida formazione scientifica alle spalle, e presidente in carica del glorioso Oulipo – costruisce con abilità un romanzo dalla vocazione «enciclopedica», pagando un dichiarato debito nei confronti dell’amato Georges Perec, verso il quale L’anomalia è una altrettanto esibita resa dei conti. Il risultato più interessante sta nel fatto che la metafora dello sdoppiamento, affrontata con taglio satirico e dolente allo stesso tempo, sprigiona un effetto di rifrazione (amplificato dal titolo e centrato in pieno dalla copertina italiana); un effetto che va forse addirittura al di là delle intenzioni dell’autore, nelle sue implicazioni metaletterarie: pastiche semiserio e ricco di citazioni pop, L’anomalia è stato prima accolto nella «blanche» Gallimard, e poi insignito del Goncourt, mentre a oggi, anomalia delle anomalie, è in predicato di superare il milione di copie vendute in Francia.