Nel febbraio del 1933, a un solo mese dall’ascesa al potere di Hitler, cominciò la diaspora intellettuale che avrebbe portato alla dispersione della cultura tedesca della Repubblica di Weimar. Per gli intellettuali di origine ebraica non ci fu spesso altra soluzione per sfuggire alla persecuzione nazista se non quella di abbandonare la Germania, ma per chi non era ebreo e occupava posizioni di rilievo nel tessuto sociale dell’epoca, l’esilio rappresentava una «terza via», alternativa sia all’adesione al nazismo sia all’emigrazione interna. Quest’ultima fu praticata da chi era stato bandito dal regime in quanto le sue opere erano «contrarie allo spirito...