Costi per un miliardo di dollari, 297 testimonianze, esaminati milioni di sms e telefonate. Sono solo alcuni dei numeri che raccontano il lavoro di anni del Tribunale speciale per il Libano (Tsl) nato sotto l’egida delle Nazioni Unite per fare luce sui responsabili e i mandanti dell’attentato in cui il 14 febbraio 2005, sul lungomare di Beirut, rimasero uccisi il premier sunnita Rafik Hariri e altre 21 persone. Due tonnellate di esplosivo che spinsero il Libano verso lo scontro politico interno che lo lacera ancora oggi. Nelle quattro settimane successive all’attentato nacquero due schieramenti contrapposti: l’8 Marzo, filo-siriano e guidato...