Hamed è un ventenne spiantato che molla il servizio militare per inseguire una donna, prossima al matrimonio, di cui si rende conto di essere ancora innamorato dopo 7 anni di lontananza. Protagonista de L’Ariete – romanzo di esordio dell’iraniano Mahdi Asadzadeh (Ponte33, traduzione di Giacomo Longhi, pp 127, euro 14) – Hamed ha trascorso con Samira pomeriggi di perdizione tra biblioteche ammuffite, cimiteri e retrobotteghe di rigattieri. Lui ha bisogno di certezze e pianificazioni eppure quella gli pare essere la donna della sua vita. Sullo sfondo di una Tehran fumosa e rarefatta, si materializza il ritratto di un personaggio tragicomico fatto di bizzarrie e contraddizioni, che piange e ride di sé mentre cerca di guardarsi dall’esterno per analizzarsi. Schiantatosi contro la realtà mille volte, Hamed finisce per dire a se stesso che rifarebbe tutto daccapo senza cambiare nulla. In lui si affacciano spavalde la testardaggine e la concitazione; l’affanno per la corsa e l’insicurezza per l’impresa da compiere.

IL ROMANZO di Mahdi Asadzadeh, un po’ acerbo ma efficace scelto nel 2015 come miglior libro dalla rivista Tajrobe, è dunque capace di trasmettere la foga vissuta dal suo protagonista e l’inarrestabilità del tempo che passa prima che si compia l’azione sperata: interrompere il matrimonio di Samira portandole in dono un baule di libri rari acquistati da un robivecchi della città. Panoramica ravvicinata sulle 48 ore di fughe rocambolesche alla ricerca di soldi e di cibo, è inoltre un flusso di coscienza senza omissioni che racconta la psicologia infantile e complessa di Hamed. Asadzadeh, forte della sua esperienza di autore cinematografico e televisivo, utilizza un linguaggio narrativo per immagini che indugia sui particolari nonostante la brevità del volume. Il testo ha un respiro internazionale poiché mescola assieme, non senza qualche ingenuità, il gergo popolare e l’irrequietezza universale della gioventù.

L’ESORDIO letterario di Asadzadeh, classe ‘87, risale alla pubblicazione di una raccolta di novelle non ancora tradotte in italiano. Il suo stile sembra rifarsi agli albori del romanzo breve iraniano, che prende le mosse agli inizi del ‘900, quando Sayyed Mohammad ‘Ali Jamalzade pubblicava la sua prima raccolta dal titolo: C’era una volta. Era il 1921. Si affacciava sulla scena letteraria iraniana lo stile realistico che rubava dalla vita di tutti i giorni e dalla cultura persiana per creare un linguaggio nuovo. A differenza di alcuni suoi compatrioti, con lunghe esperienze di vita all’estero che li avevano privati del contatto con la società di appartenenza e impoverito lo stile e i contenuti degli scritti, (una panoramica interessante sul periodo e sui suoi autori si può trovare in Manuale di letteratura e saggistica iraniana contemporanea, edito sempre da Ponte33) Mehdi Asadzadeh è nato e vive a Tehran. Scrive nella sua città, subendo le contaminazioni europee e americane solo in minima parte, senza che queste ne snaturino la genuinità.