«Non ho bisogno di nulla se non di divertirmi». Cantavano così nel 1988 i Poison che vendevano dischi a milioni conquistando un pubblico di ragazzi e ragazze cresciuti scoprendo la musica su Mtv proponendo un hard rock senza pretese.

Era l’apice della cosiddetta scena «hair metal» che dominò gran parte degli Eighties traghettando il rock dalla new wave al grunge. Nöthin’ but a Good Time (Il Castello, collana Chinaski) forse non è l’unico libro che racconta quella scena, ma è sicuramente uno dei più completi e divertenti.

Gli autori Tom Beaujour (fondatore del magazine Revolver e produttore) e Richard Bienstock (giornalista e musicista) ricostruiscono infatti, grazie a centinaia di testimonianze, un movimento musicale spesso raccontato con approssimazione, composto da band molto diverse tra loro, alcune destinate a diventare storiche (Bon Jovi, Guns N’ Roses), alcune a diventare «one hit wonder», altre a essere sottovalutate o dimenticate.

Tutto inizia nel 1983 quando i Quiet Riot arrivano al primo posto della classifica Usa con un album di heavy metal. Van Halen e AC/DC non c’erano mai riusciti.

La neonata Mtv capisce che dietro le chitarre e i cori c’è di più e cavalca l’onda. L’heavy metal viene addolcito nei suoni, l’immagine riprende gli eccessi del glam. Il metal da «heavy» diventa «hair» e conquista anche il pubblico femminile in un trionfo di capigliature vaporose, machismo un po’ ambiguo, tutine in lycra e pose ammiccanti.

Non è solo moda, l’onda del successo porta a rivalutare artisti della prima era dell’hard rock (Ozzy Osbourne, Whitesnake, Aerosmith…) e a scoprire una nuova generazione di virtuosi della chitarra (George Lynch, Steve Vai, Zakk Wylde). Ma è anche una stagione di eccessi sessuali e tossici, una nuova «summer of love» senza l’ideologia dei Sixties.

Il libro rievoca artisti, feste, avventure e disavventure, come una surreale trasferta sovietica nel 1989 per un Moscow Peace Music Festival che vede le band sbronzarsi per 30 ore su voli di linea e portare nell’allora Urss più droga di quella che c’era in tutta la Russia (come confessa agli autori Tico Torres dei Bon Jovi). Improvvisamente all’inizio di un nuovo decennio però tutto finisce in pochi mesi.

Ricorda un produttore : «Accesi Mtv e vedendo il video di Smells Like Teen Spirit ho pensato: “Minchia sono fottuto!”».

Il grunge rinnegava l’estetica glam e parlava al disagio dei giovani. Oggi però il metal commerciale degli anni Ottanta sta vivendo un revival, e Nöthin’ but a Good Time è la guida ideale per questa riscoperta.