Le scene, per i turisti che hanno fatto in tempo a vederle prima di darsela a gambe, hanno del surreale. Poco dopo le 16 piazza di Spagna, il salotto dello shopping griffatissimo della Capitale, si trasforma in un teatro di guerra. Un centinaio di maschi olandesi fra i 20 e i 30 anni, stazza extralarge e alto tasso alcolico invade la piazza, comincia a colpire a bottigliate la fontana del Bernini, occupa la scalinata di Trinità dei Monti, comincia a sparare petardi. Insomma trasforma la location più famosa del mondo in un porcaio di vetri rotti, motorini scaraventati e detriti di varia natura. Dopo le prime cariche della polizia il gruppone si disperde nelle viuzze, commercianti nel panico. Un manipolo ingaggia nuovi scontri a via Sebastianello, verso il Pincio. Nel frattempo scontri a Villa Borghese e al Flaminio. Il bilancio è pesante: alcuni agenti e alcuni hooligans feriti, una ventina di fermi, la fontana della Barcaccia restaurata a settembre gravemente danneggiata.

Ma il bilancio è pesante soprattutto perché è incredibile. L’invasione degli hoolingans olandesi, calati nella capitale per tifare Feyenoord contro la Roma alla gara d’andata dell’Europa League – che poi gioca regolarmente all’Olimpico, in un clima calmo ma blindato, finisce con un pareggio – era abbondantemente annunciata. Nonostante questo la notte di mercoledì le forze dell’ordine vengono sono colte alla sprovvista dalla sbronza molesta dei palestrati olandesi sciamati in massa a movimentare la movida di Campo de’ Fiori. Primo risultato: 33 arresti dopo due ore di tensioni e guerriglia, altri 7 fermati in un’altra rissa a via del Corso. Ieri in tarda mattina va in scena la replica, stavolta in pieno giorno e in pieno centro. La polizia di nuovo cade dalle nuvole e improvvisa un contenimento: carica, spara lacrimogeni a casaccio contribuendo al caos generale.

Ma il caos degli scontri, la devastazione di una delle piazza più famose al mondo – le foto infatti fanno il giro dei siti del pianeta – è niente rispetto all’esplosione delle polemiche che si abbatte sul governo Renzi. Imputato numero uno l’ineffabile ministro dell’interno Angelino Alfano, alla sua ennesima prova di inadeguatezza molesta. Troppo occupato a reprimere i migranti che fuggono dalle guerre e a vigilare che i prefetti cancellino le nozze gay dai registri dei comuni che le celebrano (per questo ieri i giovani del Pd milanese ne avevano chiesto le dimissioni) per ricordarsi di predisporre un piano di presa in carica degli hoolingans olandesi. Ieri, in serata, quando l’assenza del ministro è ormai imbarazzante, il Viminale fa sapere che il ministro è a Washington in un vertice sulla sicurezza alla presenza di Obama. Intanto la capitale viene messa a ferro e fuoco da un gruppo di giovanotti sbronzi.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino dal pomeriggio twitta furibondo: «Al di là del valore economico i danni procurati alla Barcaccia sono una ferita insopportabile per la città»; e ancora: «Per Prefetto e Questore era tutto a posto». Forza italia chiede le dimissioni della giunta. Ma è chiaramente una mossa diversiva. I 5 stelle, la Lega e Sel si scatenano contro Alfano e contro il prefetto di Roma Pecoraro, la coppia letale delle piazze a rischio della Capitale. Grillo tuona: «Dopo il caso Shalabayeva, aver permesso a Dell’Utri di rendersi latitante, il vergognoso spettacolo all’Olimpico nella scorsa finale di Coppa Italia, le manganellate in testa ai lavoratori, il bilancio dei morti nel Canale di Sicilia che aumenta di giorno in giorno. L’elenco potrebbe continuare ma la risposta è sempre la stessa: Alfano è inadeguato al ruolo che ricopre e, a causa della sua mediocrità, mette a rischio l’ordine pubblico del Paese». Salvini: «Il prefetto di Roma dovrebbe dimettersi, il suo capo Alfano dovrebbe dimettersi e chiedere scusa». Cento (Sel): «Alfano fa la voce grossa con le tifoserie italiane con norme liberticide e divieti mentre lascia la Capitale in balìa di pochi teppisti olandesi. L’ennesima pessima figura di Alfano che a questo punto dovrebbe dimettersi per manifesta incapacità nella gestione dell’ordine pubblico».
Il Pd, per l’ennesima volta in imbarazzo a causa del ministro degli interni che si ostina a tenere in uno snodo cruciale del governo, non si spinge oltre l’interrogazione parlamentare annunciata dal deputato romano (e romanista) Marco Miccoli. Il ministro continua a tace fino a notte. Il presidente del consiglio anche. Alle 8 e mezza, quando ormai ormai tutti gli italiani hanno assistito sbigottiti ai tg, il sottosegretario Delrio cinguetta un vezzoso: «Che vergogna trasformare una festa di sport in paura, violenza e danni alla città più bella del mondo». E sì, che vergogna, signora mia.