Niente da fare. Il consiglio dei ministri incaricato di licenziare la manovra, previsto per ieri sera, slitta di 24 ore. Sarà convocato per le 21 di oggi. Ma forse non varerà né la legge di bilancio né il decreto fiscale. Insomma glisserà sulla manovra. Ci sarà il Documento programmatico di bilancio, che non si può proprio evitare dovendo il Dpb essere inviato a Bruxelles entro la mezzanotte. Ma potrebbe essere un pacco vuoto, con la manovra vera ancora da definire. Di quella, forse, si riparlerà il 21 ottobre. La solita ridda di vertici notturni non è bastata e anzi quello convocato per ieri notte è saltato all’improvviso: «Colpa dei 5S che alzano il prezzo», schiuma la rabbia il Pd.

L’ACCORDO NON C’È ma soprattutto non ci sono i soldi. Anche se, all’improvviso, 3 miliardi in più sarebbero saltati fuori per miracolo. «Entrate aggiuntive dalle partite Iva», assicurano i tecnici del Mef e si tratterebbe di un vero salvataggio provvidenziale. L’abituale rissa pre manovra, stavolta, non riguarda tanto il classico assalto alla diligenza, la lotta per destinate i fondi. E’ invece soprattutto una guerra di veti, e la selva di semafori rossi lascia in rosso anche il bilancio.

A occhio si direbbe che il principale campo di battaglia sia quota 100. La ministra renziana Teresa Bellanova infatti insiste: «E’ una misura che discrimina i lavoratori e toglie risorse a migliaia di giovani». Propaganda pura. L’ipotesi di cancellare quota 100, con ricavi per 11 miliardi, non la ha mai presa in considerazione nessuno. Sventolarla serve solo alla campagna tesseramento di Italia Viva. Ma l’ipotesi di rimaneggiare le finestre facendole slittare di tre mesi, quella è stata presa in considerazione davvero. Niente da fare. Per i 5 Stelle è fuori discussione. Da Luigi Di Maio alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo è un muro: «Quota 100 non si tocca». I 5S fanno circolare la voce che in realtà Pd e Iv spingono insieme per il ritocco, finché dal vertice di ministri del Pd con Roberto Gualtieri non viene fatta partire la smentita ufficiale: «Mai proposto l’abrogazione di quota 100». Della revisione delle finestre però il partito del Nazareno non parla. Potrebbe ancora saltare fuori. M5S permettendo.

Anche la rimodulazione dell’Iva, nonostante le smentite, continua a essere tirata in ballo. In questo caso a smentire è il premier Giuseppe Conte dall’Irpinia: «Non ci sarà la rimodulazione. Abbiamo trovato i fondi». La smentita, salvo sorprese del tutto possibili, è probabilmente vera. La trionfale affermazione sui miliardi usciti fuori da chissà dove invece no. Quando Conte sbandierava il miracolo, a metà mattina, infatti quelle coperture non c’erano. La situazione non è cambiata. Qualche voce di spesa si è però aggiunta. I ministri Pd hanno assicurato ai sindacati che il fondo per il taglio del cuneo fiscale è stato portato a 3 miliardi e che in futuro, parola loro, l’intera riforma Fornero verrà «rivista». Ci dovrebbe essere l’abolizione dei superticket, forse da metà anno e non da gennaio, finanziata con la stretta sulle detrazioni. Ci sarà l’incremento del Fondo famiglia, con 2 miliardi a disposizione, 500 milioni in più.

GIÀ MA I SOLDI per coprire le spese in questione? La tassa sulla plastica è già stata decisa, e va in direzione della politica «ecologica» che dovrebbe essere il cavallo di battaglia di questo governo ma con 50 miliardi stanziati in 15 anni, cifra fragorosa ma in realtà inconsistente, appena lo 0,1% del Pil, rischia di rivelarsi un ronzino fiacco. Ci sarà l’aumento della tassa sui tabacchi, che tanto fanno male alla salute e riguardano un platea ancora vasta ma non più come un tempo. Ci sarà la Sugar Tax, che del resto c’è quasi ovunque anche se la reazione alla «tassa sulle merendine», o qualche altra formula affine, è facilmente prevedibile.

POI COMINCIA il capitolo veti. Tassa sul gasolio, 50 cent per ogni serbatoio pieno? Niet: il ministro della sanità Speranza è contrario e non solo lui. Tassa sulle Sim card? Non se ne parla. L’M5S esclude a priori. Peggio che andar di notte con l’idea di rendere retroattiva la cancellazione della detraibilità del 19% sull’Irpef. Matteo Salvini ci andrebbe a nozze. Delle voci forti, la revisione di quota 100 e rimodulazione Iva, si è già detto. E allora? La risposta alla prossima puntata. Salvo miracolosi 3 miliardi «trovati» dal Mef.