Mentre la Lega prepara la manifestazione di sabato prossimo a Torino «contro l’immigrazione clandestina» con un corteo e un comizio di Maroni e Cota, da ieri un centinaio di richiedenti asilo del Cara di Bari-Palese sono in sciopero della fame e in sit-in a oltranza finché non incontreranno «un esponente del ministero dell’Interno» per chiedere «più giustizia e politiche di protezione» per i rifugiati.

Sono due immagini opposte di un’Italia che dopo la tragedia di Lampedusa si divide sulla ormai urgente riforma della legge Bossi-Fini. E invece il governo italiano ha pensato bene di reagire alla tragedia di Lampedusa rinnovando l’accordo con la Libia per far sì che i guardacoste libici, formati dalle forze di polizia italiane, pattuglino di nuovo d’ora in poi le loro coste entro le tre miglia. Lunedì a Tripoli la polizia di frontiera italiana, con la Gdf, ha sottoscritto un’intesa con le autorità libiche sulle modalità di addestramento e pattugliamento sotto costa, da fare con motovedette già donate e ora restaurate dall’Italia.

Comprensibile dunque che un gruppo di associazioni ieri si siano rivolte direttamente al presidente della Commissione Ue Barroso, che oggi sarà a Lampedusa, scrivendogli una lettera a nome di una «parte dei sopravvissuti» del naufragio per denunciare la «politica miope» dell’Europa e invocare una revisione delle norme europee e italiane in materia di immigrazione. Per aprire la discussione la «Carovana diritto d’asilo» ha convocato un’assemblea europea a Roma per il prossimo 16 novembre.