Con la relazione sull’attività annuale della Corte Costituzionale, il presidente Paolo Grossi ha terminato ieri il suo mandato di nove anni alla Consulta, che scade oggi. Era stato nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2009 e Sergio Mattarella non ha ancora comunicato il nome del suo successore. Al plenum della corte manca già un giudice, visto che il parlamento non ha ancora sostituito Giuseppe Frigo che si dimesso per motivi di salute quindici mesi fa. Un ritardo, ha detto ieri Grossi, «grave».

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente uscente non ha voluto parlare della legge elettorale Rosato, che molto prevedibilmente arriverà all’attenzione della Corte come già le due precedenti. «sarebbe del tutto imprudente dare un mio giudizio», ha detto. Ha parlato però dell’astensionismo, definendolo «inaccettabile sul piano etico e sociale» perché il voto «è l’arma del popolo sovrano» e «partecipare è un dovere del cittadino». Alla legge elettorale Grossi si è riferito quando ha lamentato i tanti moniti che dalla Consulta sono stati rivolti al legislatore «quasi sempre inascoltati». Ce ne erano anche nelle sentenze che hanno abbattuto il Porcellum e poi l’Italicum.

La parte più interessante del discorso di Grossi è stata quella rivolta al futuro, a due prossimi giudizi che impegneranno in camera di consiglio i giudici delle leggi. «La Corte è tenuta a garantire soprattutto i metodi e gli strumenti attraverso i quali si affermano, nella società civile e in quella politica, i nuovi valori o interessi o bisogni che i legislatori non hanno potuto o saputo tutelare adeguatamente», ha detto il presidente uscente. E ha aggiunto che i giudici della Consulta devono «anticipare soluzioni destinate a risultare, in seguito, scontate». Parole che rimandano all’attesa sentenza sul reato di istigazione al suicidio, che arriva alla Consulta dal processo a Marco Cappato per la morte di dj Fabo. «È stato suicidio? O si è tenuto conto di una sofferenza enorme?», si è chiesto Grossi, aggiungendo che «è da condannare l’accanimento contro la vita ma anche l’accanimento contro la morte».
Attesa, per altri versi, anche la decisione sulla legge Merlin, che arriva in Corte dal processo di Bari per le «cene eleganti» di Berlusconi. «Dobbiamo vedere se una donna che spontaneamente offre il proprio corpo è libera», ha detto Grossi. Che molto probabilmente, a metà marzo, sarà sostituito alla presidenza della Consulta dal giudice Giorgio Lattanzi.