«Per sentire Grillo sono partita questa mattina dalla Calabria con i miei amici. L’ho fatto perché nella mia vita non ho avuto diritto allo studio, non ho avuto diritto al lavoro e non ho avuto diritto alla salute. E tu vuoi sapere che penso della rabbia che esprime Grillo? Ti rispondo che è la mia rabbia, la rabbia di una donna che a 37 anni non ha niente». Ti fanno male come un pugno allo stomaco le parole di Concetta, che dietro gli occhiali da sole nasconde due occhi incazzati in cui leggi tutta l’impotenza di una donna che sente di essere stata scippata della sua vita. Più difficile è capire cosa c’entrano lei e i suoi amici con Beppe Grillo che dal palco di san Giovanni continua solo a fare battute. Mancano pochi minuti alle sette di sera quando il leader del Movimento 5 stelle prende per la prima volta la parola sul mega-palco di piazza San Giovanni.

E’ il primo di una serie di interventi, il più importante dei quali alle nove di sera quando l’ex piazza della sinistra è stracolma di gente. Sale sul palco e la piazza, fino a quel momento freddina e abbastanza distratta, si riscalda subito. Il repertorio è il solito, a metà tra l’insulto continuo nei confronti degli avversari e le battute con le quali cerca di stemperare il clima. «Non siamo cattivi, la nostra vendetta sarà andare avanti con il nostro programma», dice gettando acqua sui processi di piazza annunciati solo tre giorni fa contro giornalisti, politici e imprenditori. «E’ solo un giochino, saranno on line, ma saranno solo uno sputino», assicura. «Tutti a casa, tutti a casa», urla la folla sventolando le bandiere bianche del movimento. «Tutti a casa, sì, – è la risposta – ma il problema è che hanno un sacco di case». Piazza San Giovanni è stracolma, 150 mila persone secondo al questura, forse di più. Ma al di là dei numeri, scontati, è ben altro quello che Grillo chiede al popolo pentastellato. Cerca, per dirlo con parole sue, il sorpasso sull’«ebetino» Renzi, fatto magari con i voti presi anche al «pregiudicato» Berlusconi per poi mandare via Napolitano. E andare finalmente alle urne. «Napolitano ha i giorni contati», dice non a caso Alessandro Di Battista, uno dei deputati più vicini al leader, mentre dal palco Fabrizio Moro, vincitore qualche anno fa di san remo giovani, canta: io schifo Napolitano, non come politico ma come essere umano».

Odio e insulti, Il repertorio del circo a 5 stelle è sempre lo stesso, con Grillo che però lo sa condire con il sogno di una speranza. «Non lo capiscono: noi siamo un’altra cosa un’altra idea politica, un’altra idea della vita», urla dal palco. La speranza di un’altra vita è quello che ha portato a San Giovanni anche Romano, 44 anni, che fa l’operaio alla Thissenkroup a Terni. «Sono qui per mia figlia, perché deve avere un futuro come tutti gli altri», dice. Poi ti indica i compagni che gli stanno intorno: «Io e lui eravamo del Pci – dice -, quell’altro di rifondazione comunista». E perché siete qui e non a un comizio del Pd o di Sel? «Perché la sinistra ha pensato solo a se stessa, ha prodotto solo oligarchie. E non parlarmi di Tsipras, per trovare uno presentabile hanno dovuto prenderlo in Grecia». Ecco, se è vero che Grillo pesca molti dei suoi consensi a destra, è vero anche che il suo successo lo deve molto agli errori fatti negli anni dalla sinistra. «In Calabria è difficile anche ammalarsi, se vai al pronto soccorso di Cosenza sei fortunato se ti vede un medico», prosegue Concetta. «Al mio paese, come in tutti quella della zona, fino a dodici anni fa dominava la sinistra. Era la presila rossa, la chiamavano così. Alle ultime elezioni su 1.640 aventi diritto al voto, 1.200 hanno votato Movimento 5 stelle e il Pd ha preso solo 200 voti». Qualcosa vorrà pure dire. Grillo si appropria di tutto. Due giorni fa di Berlinguer, ieri, lo ha rifatto in maniera se possibile ancora più provocatoria,. E’ successo quando Gianroberto Casaleggio ha attaccato Renzi: «a detto che prima di nominare Berlinguer dobbiamo sciacquarci la bocca – dice -: Chiedo a questa piazza di gridare il nome di Berlinguer e di farlo sentire fino a palazzo Chigi». E la piazza, obbediente, esegue. Ma si è appropriato anche dell’antimafia, ieri che era l’anniversario della strage di Capaci. «Siamo il movimento antimafia», gridano dal palco mentre scorrono le immagini dei Rosaria Schifani, vedova di uno degli agenti di scorta di Giovanni Falcone che chiede ai mafiosi di inginocchiarsi se vogliono il suo perdono. Peccato che in Sicilia Grillo «ha detto che la mafia non esiste», come gli ha subito ricordato Renzi, ma anche che «la mafia non strangola i suoi clienti, limitandosi e prendere il pizzo».

Oltre a Napolitano nel mirino finiscono ovviamente anche Renzi e Berlusconi. Per il primo, Grillo invoca il padre del premier: «Venga a prenderselo, lo abbracci e gli dica che è finita», dice. Verso il secondo, che si è detto convinto che in caso di vittoria del M5S ci saranno disordini nel paese, è sprezzante: «Ma chi l’ha detto?», chiede. «E’ inquitante, Berlusconi manda pizzini, questo è Riina che parla ai suoi adepti». Nel fiume di parole, battute e insulte per tutti, c’è ben poco di concreto. Poco su come far riprendere l’economia, poco su come creare posti di lavoro, niente sui problemi come l’immigrazione o la lotta all’evasione fiscale. C’è sì, la promessa di un reddito di cittadinaza senza però spiegare, ancora una volta, con quali soldi. Poco importa. Quello che importa è portare a casa il risultato: «Noi non vinciamo, noi stravinciamo», urla il leader mettendo fine al comizio.