Accade verso le 19, al culmine di una giornata incandescente. I gruppi del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato stanno per ritrovarsi nelle loro assemblee serali, all’interno delle quali precipiteranno le tensioni di ore. A quel punto Beppe Grillo ricompare, questa volta con un video, per fornire ulteriori chiarimenti sulla sua rottura con Giuseppe Conte.

IL GARANTE APPARE quasi sulla difensiva, si sforza di tenere i toni bassi e di essere rassicurante. La versione di Grillo in sostanza dice che l’avvocato, dopo aver incassato il compito di rifondare il M5S «che era in crisi», ha assunto uno stile da autocrate, rifiutandosi di rendere conto a chiunque e portando avanti il suo progetto in solitudine, per di più scegliendo deliberatamente l’accelerazione degli ultimi giorni che ha condotto alla rottura. Conte smentisce, dice di essere disposto a rendere pubblico lo scambio di mail con il garante e conferma di non avere alcuna intenzione di abbandonare l’agone politico.

GRILLO ESORTA i suoi alla calma e considera fisiologico che qualcuno scelga di mollare. È un passaggio, il suo, che appare particolarmente stonato perché evidenzia che si comporta seguendo il copione di eventi già visti nella storia del M5S, espulsioni clamorose o momenti di incertezza. È come se non si rendesse conto che questa volta succedono cose molto diverse rispetto al passato. Basti dire che nelle ore precedenti tutti e tre i rappresentanti del Comitato dei garanti del M5S (il reggente Vito Crimi, il viceministro Giancarlo Cancelleri e l’assessore alla Regione Lazio Roberta Lombardi) si sono espressi con nettezza contro il fondatore. Nell’attuale assetto del M5S il Comitato dei garanti funge da supremo organo di giustizia interna. Ha anche il potere di chiedere che gli iscritti votino la sfiducia al garante.

CRIMI, UNO CHE non ha mai avuto la tendenza a mettersi di traverso, contesta il «padre padrone» nel merito e nel metodo. Accusa Grillo di «impedire una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione e di rilancio del M5S alla quale Conte ha lavorato negli ultimi mesi, su richiesta dello stesso Beppe». Nega che il voto per eleggere il comitato direttivo indicato dal garante possa avvenire sulla piattaforma Rousseau, «poiché questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy». L’ombra della piattaforma si staglia ancora una volta sullo scontro. Grillo rivendica la necessità di evitare ricorsi e fa trapelare che il passaggio per Rousseau è dovuto solo a obblighi contingenti, non è da considerare un investimento politico. Tra i parlamentari, invece, giurano che la lettera con la quale due giorni fa Grillo ha fatto fuori Conte trasuda espressioni e concatenamenti discorsivi che hanno sentito diverse volte uscire dalla bocca di Davide Casaleggio. Accanto a Crimi si schierano il capogruppo al senato del M5S Ettore Licheri e l’intero direttivo grillino di Palazzo Madama. Si unisce a loro anche il ministro dell’agricoltura e capodelegazione del M5S al governo Stefano Patuanelli. Anche il vicepresidente del parlamento europeo ,il M5S Fabio Massimo Castaldo, dice di essere «sinceramente colpito e amareggiato» da quelle parole «ingenerose» rivolte da Grillo all’ex presidente del consiglio.

NELLE ASSEMBLEE dei gruppi parlamentari, qualcuno chiede che si presenti Conte, la rottura diventa ancora più visibile. Dal senato, Paola Taverna chiede che per superare «limiti e storture» del M5S venga consentito agli iscritti di esprimersi sulla proposta di statuto di Conte, «in nome della democrazia diretta». Stefano Buffagni, da Montecitorio, chiede che in ogni caso scatti un cordone di sicurezza e ci si impegni a muoversi uniti nella delicata partita dell’elezione del presidente della repubblica: «Qualsiasi cosa si deciderà, dobbiamo garantire che ci sarà agibilità coordinata in vista del Quirinale».

GLI OSSERVATORI marcano stretto le mosse di Luigi Di Maio e Roberto Fico, senza i quali difficilmente Grillo potrebbe dire di avere ancora il controllo del Movimento 5 Stelle. Il primo, reduce dal G20, ha ribadito il suo invito all’unità e si è premurato di smentire ogni retroscena circa un suo ruolo negli ultimi accadimenti. Il secondo non si è espresso, anche se nel pomeriggio di ieri è venuta fuori la deputata napoletana Gilda Sportiello, che viene considerata molto vicina alle posizioni del presidente della Camera. «È surreale leggere che Conte non abbia capacità di visione o manageriali (ma da quando siamo un’azienda?) dopo averlo visto accompagnare il paese nella sua fase più dura – scrive Sportiello su Facebook – Beppe ti voglio bene, ma mi dispiace: il passo tra la visione e l’allucinazione è breve»