Conferenza stampa del Movimento 5stelle a Montecitorio dedicata al decreto semplificazioni, si parla di Imu, risorse per l’occupazione e per le imprese. Contemporaneamente in via delle Vergini c’è la riunione vivace dei consiglieri comunali grillini indecisi se ufficializzare il risultato del sondaggio on-line e far contento il sindaco di Roma Marino. All’improvviso, sapientemente, arriva il post del capo Beppe Grillo che ruba la scena ai suoi. È la solita invettiva virulenta contro i giornalisti, peggio se parlamentari, «gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa». Titolo del messaggio: «Taci, il giornalista ti ascolta!», seguito da citazione dal Vangelo. Titoli di coda: «All’ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello “No gossip. Il Parlamento non è un bordello”». Chiude poesia in rima.

Si scatena il finimondo, seppelliti dal post quotidiano i deputati grillini, che stavano illustrando le loro proposte in ambito fiscale, vengono subissati di domande dai cronisti. Un botta e risposta serrato che costringe Laura Castelli e Carla Ruocco a cambiare ordine del giorno. Ruocco si arrabbia: «Io da voi mi sento insultata. Il nostro lavoro non viene mai riportato, solo commenti ai post di Grillo. Più insulto di così», dice alla stampa.
Intorno è un pullulare di reazioni sdegnate. Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che commenta: «Il nuovo strillo intollerante di Beppe Grillo contro i giornalisti assume la fattezza di chi vuole per il suo movimento politico una informazione fatta di veline stile Minculpop».