Il confronto, se così lo si vuole chiamare, è durato poco più di dieci minuti durante i quali più che parlare di politica sono volati insulti. Dieci minuti in cui Beppe Grillo, accompagnato dai due capigruppo di Camera e Senato e dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, nessuno di quali aprirà mai bocca, è partito quasi subito all’attacco di un Matteo Renzi un po’ troppo sulla difensiva, anche se pur sempre capace di qualche stoccata cattiva nei confronti del leader del M5S. Come quando, sentendo Grillo ripetergli per l’ennesima volta quanta indignazione provasse nei suoi confronti, replica stile esorcista: «Beppe calma, esci dal tuo blog». Uno spettacolo non esaltante, dal quale probabilmente non esce bene nessuno dei due protagonisti ma che per il M5S è l’ennesima occasione persa buona solo, forse, a portare qualche voto arrabbiato in più a Grillo e Casaleggio. Con buona pace di tutti quegli attivisti che invece, interpellati, due giorni fa dalla rete avevano chiesto di partecipare alle consultazioni portando le istanze del movimento.

Macché. Certo per andarci, da Renzi l’ex comico c’è andato, anche se controvoglia. Ma solo per allestire l’ennesimo show a uso e consumo di quanti hanno seguito la diretta streaming allestita chissà perché solo per lui. E infatti alla fine dalla rete sono arrivate non poche critiche all’atteggiamento tenuto dal leader. Cosa che permette a Renzi, a giochi fatti, di sferrare l’ultimo colpo. «Mi spiace tanto per chi ha votato M5S, meritate di più», dice il futuro premier.

L’incontro-scontro si consuma nella sala del Cavaliere di Montecitorio, la stessa che vide i grillini prima prendere in giro Pierluigi Bersani e poi prenderle da Enrico Letta. E forse proprio per questo, per evitare una seconda brutta figura più che per il mandato ricevuto dalla Rete, che il leader decide di scendere Roma e di partecipare personalmente all’incontro. A Renzi va dato il merito di averci provato a spiegare quello che ha in testa, anche se il tutto è durato meno di due minuti. Parla di abolizione delle province e del Senato, fa in tempo a citare il titolo V della Costituzione ma poi è costretto a fermarsi. «Non sono qua per parlare di programmi», esordisce infatti Grillo, che accusa il suo interlocutore di non essere credibile: «Dici una cosa oggi e il giorno dopo la smentisci», attacca ancora l’ex comico, per il quale Renzi rappresenta «le banche e i poteri forti». Incalza: «Io non ti faccio parlare, non sono democratico con voi». «Sei qui perché il tuo popolo sul tuo blog ti ha detto che dovevi venire quando tu avevi detto il contrario», contrattacca Renzi. «Se era per me non venivo nemmeno. Abbiamo votato e siamo venuti perché abbiamo un principio di democrazia. Ma non avevo una scaletta di cose perché non mi interessa colloquiare democraticamente con un sistema che voglio eliminare», è la risposta.

E’ chiaro che Grillo non ha alcuna intenzione di affrontare temi politici. Farlo per lui significherebbe accettare il suo avversario come interlocutore, mettere sul tavolo il programma del M5S e discuterlo alla ricerca, per quanto impossibile, di un punto di contatto. Cosa che stravolgerebbe la strategia sua e di Casaleggio e quindi improponibile. Quando Renzi finalmente capisce che continuare non serve a niente, mette fine all’incontro: «E’ finita, buongiorno e grazie», dice stringendo la mano all’ex comico.

La performance di Grillo divide la rete: ai tanti commenti entusiasti per come l’ex comico avrebbe «asfaltato» Renzi, si affiancano quelli delusi di chi aveva sperato in qualcosa in più. Una divisione che si riflette anche nei gruppi parlamentari, con i talebani felici e gli altri sempre più perplessi. « Ci ha fatto passare come dei bambini che hanno bisogno del babbo che parli al posto loro», si sfoga un deputato. E a sera quattro senatori dissidenti, Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista, fanno uscire una nota fortemente critica nei confronti di Grillo: «Peccato. Sarebbe stata un’ottima occasione per chiedere in streaming a Renzi cosa pensa delle grandi questioni su cui il Pd non si è mai espresso in modo chiaro – scrivono i quattro -. Pensiamo soprattutto agli sprechi per il proseguimento della realizzazione della Tav e del progetto F35. Riteniamo che per esprimere valutazioni il tempo e i mezzi non ci manchino. Per chiedere risposte precise, invece, bisognerà assestare la prossima occasione. Questa – è la conclusione – l’abbiamo persa». Appunto.