Beppe Grillo è tornato e sembra fare sul serio. Dopo mesi è di nuovo a Roma per traghettare il Movimento 5 Stelle in una nuova fase. «A che numero risponde il Movimento 5 Stelle?» deve aver chiesto mercoledì scorso il presidente incaricato Mario Draghi approfittando dell’incontro istituzionale con Roberto Fico. A quel punto il presidente della camera, che ha consapevolezza più di altri del vuoto di potere dentro il M5S, ha organizzato la telefonata tra Draghi e Grillo che ha dato la spinta definitiva all’inversione di linea dei 5 Stelle: andare a sentire cosa ha da dire l’ex banchiere, porre alcuni paletti programmatici e predisporsi a convincere la gran parte dei parlamentari grillini a stare dentro la maggioranza lo sosterrà.

IL CO-FONDATORE oggi condurrà la delegazione del M5S alle consultazioni. Assieme a lui ci saranno i due capigruppo Ettore Licheri e Davide Crippa, il vicecapogruppo alla camera Riccardo Ricciardi e la vicepresidente del senato Paola Taverna. Grillo è a già a Roma. In mattinata, prima di incontrare Draghi per le consultazioni, vedrà anche Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli. Sono espressione del M5S governista che quasi da subito ha cercato una strada per giustificare il confronto con la nuova possibile maggioranza. E che considera la benedizione di Grillo il viatico migliore per consentire al M5S di essere l’unica forza politica che in questa legislatura è stata parte di tre diverse maggioranze di governo. «Reputo essenziale la presenza di Grillo – dice ad esempio il sottosegretario all’economia uscente Alessio Villarosa – rappresenta l’esponente più autorevole del M5S e credo sia la personalità migliore a garantire il giusto confronto». «Beppe ha fondato un progetto politico rivoluzionario – afferma il presidente della commissione affari costituzionali della camera Giuseppe Brescia – L’eventuale nuovo governo dovrà avere la nostra stessa capacità di rottura degli schemi. È chiaro il nostro no a un governo tecnico. Serve un governo politico. Ascolteremo e decideremo. Insieme».

A SPARIGLIARE c’è la posizione della sindaca di Roma Virginia Raggi, che è stata tra le prime ad auspicare l’interlocuzione con Draghi. Prima che Conte cadesse, Raggi stava giocando la carta della riforma dei poteri e dei finanziamenti alla capitale per avere una missione istituzionale da compiere per conto dei cittadini in vista della campagna elettorale romana. Questo disegno evidentemente potrebbe proseguire con Draghi, e contribuisce ad alimentare il dibattito tra i grillini. Che non riguarda solo il governo ma intreccia anche gli assetti interni. Per la prossima settimana era annunciata la votazione sulle modifiche allo statuto che istituiscono la figura del leader collegiale. Ma tra le novità delle ultime ore c’è la possibile disponibilità di Giuseppe Conte a ricoprire un ruolo di dirigenza, che avrebbe fatto accarezzare ad alcuni l’idea di tornare alla figura unica del capo politico.

FINO A IERI a Roma c’era anche Davide Casaleggio. Assieme alla sua presenza, sul M5S aleggia la possibilità che la decisione su Draghi passi per la piattaforma Rousseau. «Lo abbiamo sempre fatto prima di ogni nuovo governo e prima di ogni delicata decisione», dice sempre Villarosa unendosi alla richiesta di altri parlamentari. In altri tempi, il passaggio sarebbe stato quasi automatico. Questa volta è un po’ diverso, perché il gestore della piattaforma è da mesi quasi un separato in casa e perché la polarizzazione interna attorno alla decisione rischierebbe di trasformare il voto in una specie di referendum interno, una di quelle scelte considerate «divisive» che agli Stati generali dello scorso novembre si sono volute evitare a tutti i costi. Nei giorni scorsi Di Maio ha detto che la decisione finale spetterà ai gruppi parlamentari, contando sulla blindatura della decisione presso gli eletti. Dove pure permangono alcune resistenze. Come quella di Jessica Costanzo, deputata piemontese che rispetto alla scelta di alcuni dei suoi colleghi si lascia sfuggire una battuta: «Dalle ‘parole guerriere’ sono passati alle ‘poltrone guerriere’».