Beppe Grillo c’è ancora. Le voci che lo volevano impegnato in un’exit strategy dal Movimento 5 Stelle sono state smentite dalla sua esternazione contro le alleanze, che ha restituito di nuovo l’immagine di un Luigi Di Maio «capo politico» a sovranità limitata. Tanto da richiedere una smentita. Ecco allora che sul blog di Grillo compare una dichiarazione congiunta per spegnere le polemiche. Se mancasse la maggioranza, il M5S si presenterà in parlamento e ne cercherà una. «Abbiamo un unico programma e un unico candidato premier – spiegano Grillo e Di Maio – Come sempre abbiamo detto, la sera delle elezioni, se non dovessimo aver raggiunto la maggioranza assoluta, faremo un appello pubblico a tutti i gruppi e chiederemo di dare un governo a questo paese sui temi. Non spartizioni di poltrone o di potere, ma soluzioni concrete ai problemi del paese. Astenersi voltagabbana».

Si tratta di un messaggio che cerca, allo stesso tempo, di ribadire l’identità del M5S e di rassicurare l’elettorato indeciso. I grillini chiedono il voto sottolineando la loro alterità ma si dicono convinti di poter costruire una maggioranza in parlamento. La strada verso «il governo sui temi» passa per la scomposizione delle coalizioni e la conquista del voto moderato. Di Maio ieri era a Civitanova Marche e Fermo, nel pieno del distretto della calzatura. Anche da quelle parti, come è successo nelle settimane scorse nel profondo nord, ha incontrato soprattutto imprenditori. «Bisogna investire soprattutto nelle imprese, che sono il motore economico del nostro paese», ha spiegato individuando ancora una volta come principale competitor il centrodestra e Berlusconi. «Lui mi attacca dicendo che gli imprenditori odiano il Movimento 5 stelle – ha aggiunto – Ma nello stesso momento io stavo con 150 imprenditori a parlare delle misure da prendere. È lui che ha massacrato le imprese, anche se tanti credevano in lui e nella sua rivoluzione liberale. Noi invece siamo al lavoro per abolire 400 leggi e lasciare in pace i nostri imprenditori che creano valore e lavoro. Centinaia di imprenditori che sono qui ad ascoltare il programma M5S».

Gli ha dato ragione Enrico Bracalente, patron del marchio Nero Giardini che da queste parti gestisce anche un outlet e che nello stabilimento centrale ha 800 dipendenti che producono 18 mila paia di scarpe al giorno: «Sono molto deluso dalla vecchia politica – ha detto Bracalente in diretta streaming incontrando nel suo stabilimento di Monte San Pietrangeli Di Maio – In passato sono stato dietro a qualche onorevole imprenditore, ma non voglio più accettare questa classe politica. I 5 Stelle loro amministrano bene. A Roma, nonostante quello che si dice, sono cambiate molte cose. Speriamo che Di Maio vinca». Quest’ultimo ne ha approfittato per annunciare che nei collegi uninominali, quelli che sono sotto la sua diretta giurisdizione, «il M5S candiderà decine di imprenditori». A proposito di candidature, ha poi chiesto di «rispettare le parlamentarie, esercizio di democrazia diretta e partecipata».

Anche Davide Casaleggio, arrivando al meeting Villaggio Rousseau di Pescara ha voluto ribadire che quello del M5S è «uno dei programmi più innovativi che siano mai stati creati in Italia».

La pensa diversamente il sociologo dei media Derrick De Kerkhove, che ieri era di scena, invitato dal M5S nel capoluogo abruzzese: «La democrazia diretta è finita, comporta una cosa pericolosa: la legge del numero, che non è negoziata da gruppi di interesse», ha spiegato ai grillini l’allievo di Marshall Macluhan. Oggi il villaggio del portale di Casaleggio chiude i battenti, verranno annunciati i primi esiti delle «parlamentarie».