Le parlamentarie? «Nessun errore». Luigi Di Maio minimizza ogni protesta sul funzionamento della consultazione on line. E per una volta, Beppe Grillo appare più moderato di lui: «Se ci sono errori recupereremo», dice.

Il tutto accade davanti al Viminale, il luogo in cui cinque anni fa Grillo si trovò a confrontarsi con Simone Di Stefano di CasaPound. Quella volta, un po’ per indole un po’ per evitare ogni tensione, il comico usò toni più che concilianti. Questa volta, Di Stefano si prende gioco dei grillini, considerati dei traditori della causa no euro. Di Maio non è più uno sconosciuto, guida lui la delegazione. Grillo promette che farà un po’ di campagna elettorale.

MENTRE I DUE vanno a depositare il simbolo elettorale, nel M5S si sta finendo di compilare le liste dei candidati per i listini proporzionali, prendendosi qualche licenza politica per rispettare le quote di genere. Per i candidati nei collegi uninominali, disposti a discrezione dei vertici, bisognerà invece aspettareancora qualche giorno, fino al 28 gennaio.

IL FUNZIONAMENTO della piattaforma Rousseau non è l’unico punto attorno al quale i toni tra garante e capo politico appaiono distanti. Così, se Di Maio rinnova la sua assoluta certezza di «andare al governo», con corredo della strategia della ricerca di appoggio una volta che da presidente del consiglio incaricato si recherà in parlamento, Grillo mostra la faccia del M5S delle origini: «Alleanze con chi ci sta e quindi, eventualmente, anche con il Pd? – dice ai giornalisti – È come dire che un giorno un panda potrà mangiare carne cruda. Noi mangiamo solo cuore di bambù. Non esistono le altre forze politiche, l’unica forza politica nuova siamo noi».

MENTRE A ROMA si consumava il rito della consegna del simbolo, a Pescara cominciavano i tre giorni del meeting chiamato Villaggio Rousseau. I lavori partono mentre circola ancora confusione, per l’esito delle parlamentarie e per lo scenario della prossima legislatura. Prova a mediare Nicola Morra, che aspira alla riconferma da senatore: «I nostri alleati da sempre sono i cittadini – spiega – Dopo di che, chiunque volesse, partendo anche dall’esperienza odierna, condividere l’idea di combattere per il nostro programma, ben venga. Noi abbiamo sempre valutato nel merito le proposte dei nostri avversari e abbiamo chiesto altrettanto per le nostre». E Manlio Di Stefano, deputato vicino a Di Maio, ribadisce i principi del grillismo ortodosso: « Il M5S crede di poter governare e crede di poterlo fare mettendo i cittadini al centro delle istituzioni – argomenta Di Stefano – Mentre gli altri litigano su accordi che non rispetteranno e su poltrone da accaparrarsi, siamo questi e siamo fieri di esserlo»

TUTTAVIA, QUALCOSA è successo, checché ne dica Grillo. Il nuovo corso, assieme alle beghe legali e al groviglio di ricorsi, impone che il fondatore ceda il simbolo, di cui è sempre rimasto proprietario grazie al gioco di scatole cinesi e alla catena che compone la galassia pentastellata.

IL NUOVO CONTRASSEGNO appartiene alla nuova associazione Movimento 5 Stelle e reca la dicitura «ilblogdellestelle.it» invece che «beppegrillo.it». Del cambiamento non si parlava nell’apparato normativo diffuso alla fine dello scorso anno. Ma, spiega all’Adnkronos l’avvocato Lorenzo Borrè, questa mosa altro non è che «un riconoscimento delle problematiche legate all’uso del nome del Movimento 5 Stelle. Direi che Grillo e i suoi sono arretrati, hanno fatto una mossa per prevenire un eventuale e nel mio caso sperato provvedimento giudiziario di induzione all’uso del simbolo». Borrè sta provando a far restare in vita la vecchia associazione denominata M5S, quella piena di bug e vizi di forma che i vertici adesso provano a rottamare, e a tenersi il simbolo. «Hanno fatto ricorso ad un piano B – prosegue il legale – Ma dubito che possa funzionare nel caso la nostra nuova azione giudiziaria andasse in porto».