«La mafia è stata corrotta dalla finanza, dalle multinazionali e dagli affari. Prima non metteva bombe nei musei o uccideva i bambini nell’acido. La mafia aveva una sua morale, chiamiamola una sua morale». Questo ha detto Beppe Grillo nel suo comizio a Palermo, domenica scorsa. Lo «Sfiducia day» organizzato proprio davanti alla sede del parlamento regionale, contro il presidente Rosario Crocetta che però ha finito col fare notizia soprattutto per le iperboli del discorso grillino. Discorso da comico che sa come destare sensazione, poi finisce che lo scandalo travolge tutto: dai magistrati ai politici ai familiari delle vittime non c’è uno che se la senta di difendere Grillo. E i parlamentari a Cinque Stelle, in Sicilia come a Roma, possono solo rispolverare il classico attacco alla stampa e ai giornalisti «manipolatori». O altrimenti tacere, perché per un giorno anche parlar d’altro è difficile, visto che a Reggio Calabria alle comunali il movimento ha perso nove voti su dieci rispetto alle politiche del 2013.

Ma Grillo non è andato a Reggio Calabria, malgrado ci fossero le elezioni, è andato dall’altra parte del mare e a Palermo. Per dire che «dalla Sicilia se n’è andata pure la mafia» e che «oggi l’associazione a delinquere è formata da affaristi. Nelle associazioni a delinquere non ci sono ormai più delinquenti, ma imprenditori, affaristi e magistrati».

Tra le reazioni indignate quella prevedibile di Crocetta, il bersaglio dei 5 Stelle, che definisce Grillo «un barbaro politicante che cerca i voti della mafia». Il presidente siciliano del Pd Giuseppe Lupo parla di «dichiarazioni inquietanti e inaccettabili perché ripropongono il luogo comune che la vecchia mafia fosse buona». La procura di Palermo aspetta un nuovo procuratore capo, il facente funzione Leonardo Agueci (che oggi sarà al Quirinale a interrogare Napolitano nel processo per la presunta trattativa stato-mafia) sostiene che «mettere insieme mafia e morale è un ossimoro, un contrasto insanabile». E anche una memoria storica dell’antimafia, il giudice del pool Giuseppe Di Lello, dice che «la mafia non ha mai avuto alcuna morale, ha compiuto stragi, ha ucciso donne e bambini, è sempre stata parte di un sistema di potere comprendente politici e imprenditori». Per Maria Falcone, sorella di Giovanni, le parole di Grillo sono «un insulto a tutte le vittime di Cosa nostra» mentre per la vedova di Libero Grassi, Pina, le liquida come «frasi a effetto senza pensiero». Difende il capo del movimento il capogruppo dei senatori 5 stelle Airola: «La disinformazione di regime storpia il senso delle parole di Grillo e una pletora di ipocriti, politici e cortigiani, si straccia le vesti e simula indignazione».