In attesa delle decisioni annunciate dal governo per domani, il numero di contagi continua a salire. Ieri si sono superati i 30 mila nuovi casi positivi in 24 ore. Ma preoccupano soprattutto i 153 decessi registrati. «L’arrivo della stagione invernale e la diffusione della variante Omicron ci obbligano alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi» avverte il premier Draghi. Anche la situazione negli ospedali scricchiola. Secondo l’Agenas in Lazio, Piemonte e Lombardia, oltre alle 7 regioni già in zona gialla, i malati di Covid-19 riempiono almeno il 10% dei posti di terapia intensiva. La saturazione non è così lontana perché le necessità sanitarie diverse dal Covid-19 occupano da sole i reparti al 70-80%. Il ritmo con cui aumenta il numero di ricoverati in terapia intensiva finora è stato più lento rispetto al tasso di crescita dei casi, e questo ha regalato un margine di tempo al governo. La variante Omicron ora impone una drastica accelerazione, ma al buio: il ceppo si diffonde troppo velocemente perché gli scienziati possano prenderne le misure e disegnare scenari plausibili sul suo impatto.

IERI IL CENTRO statunitense per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) ha certificato che a meno di tre settimane dai primi casi individuati sul territorio americano, la variante è già diventata dominante. Secondo il report pubblicato ieri, è legato a Omicron oltre il 70% dei 254 mila contagi registrati ieri negli Usa.
Anche in Danimarca il previsto sorpasso è avvenuto. L’annuncio delle autorità sanitarie danesi è arrivato nel giorno in cui il Paese con la migliore sorveglianza virologica al mondo insieme al Regno Unito ha fatto segnare il maggior numero di contagi dall’inizio della pandemia: oltre 13 mila, tantissimi per un paese con un decimo della popolazione italiana. Di questi, circa 500 avevano già avuto il Covid-19. Questo confermerebbe la capacità di aggirare le difese immunitarie da parte della nuova variante. «La reinfezione è 3-5 volte più probabile rispetto alle passate varianti» stima il direttore dell’ufficio europeo dell’Oms Hans Kluge, che descrive la Omicron come «un’altra tempesta in arrivo». «Le autorità sanitarie – ha affermato Kluge – devono aumentare la capacità di test e tracciabilità, coinvolgere l’assistenza sanitaria di base nella gestione dei casi Covid e preparare gli ospedali per un’impennata di contagi».

Dal canto suo, la Commissione Europea sta tentando una difficile opera di coordinamento dei governi, che mai come ora sembrano muoversi in autonomia. Ieri Bruxelles ha stabilito che i green pass europei avranno una durata vincolante di 9 mesi ai fini degli spostamenti: entro questo periodo di tempo, tutti gli Stati si dovranno impegnarsi a riconoscerli per permettere l’ingresso ai vaccinati. «Un periodo di accettazione chiaro e uniforme per i certificati di vaccinazione garantirà che le misure di viaggio continuino a essere coordinate, come richiesto dal Consiglio europeo a seguito dell’ultima riunione del 16 dicembre» ha detto un portavoce della Commissione.

In quella riunione, il governo italiano registrò l’insoddisfazione dei partner dopo la decisione di imporre ai cittadini europei vaccinati un tampone all’ingresso del Paese. La Commissione non prevede interventi diretti nelle decisioni dei governi, ma adopera la moral suasion per fermare il progetto di portare a soli sei mesi la durata del green pass ventilato da Palazzo Chigi: «Quando si introducono regole diverse per l’utilizzo dei certificati a livello nazionale, gli Stati membri sono incoraggiati ad allinearli a queste nuove regole».

IL GREEN PASS accorciato rimane però una delle decisioni che potrebbero essere annunciate domani, dopo la cabina di regia governativa e i risultati del monitoraggio sulla variante Omicron. Quasi certo il ritorno all’obbligo di mascherina all’aperto. Per stadi, cinema e teatri sono allo studio soglie più basse per la partecipazione del pubblico. Il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri ieri non ha escluso decisioni anche riguardo alla scuola: possibile un prolungamento delle vacanze natalizie. «Decideremo tra una settimana sulla ripresa della scuola, dipenderà dal picco della variante Omicron» ha detto Sileri a Repubblica. «Se abbiamo i numeri del Regno Unito, con 100mila contagi e gran parte di questi tra la popolazione non vaccinata o non vaccinabile quindi anche tra i soggetti più giovani, un ritardo del rientro a scuola consente un rallentamento del virus». Intanto proseguono le vaccinazioni nella fascia 5-11 anni: sono 94 mila finora i bambini vaccinati, il 2,5% della platea.