In un’Atene con il centro blindato, con la circolazione bloccata, l’Unione europea ha celebrato ieri in un edificio tutto nuovo l’inizio del semestre di presidenza  del Consiglio europeo da parte della Grecia, paese sotto tutela della troika. Una situazione simbolica, con gli alti papaveri della Ue protetti da cordoni di polizia, per paura delle reazioni dei cittadini: “presidenza, povertà, memorandum”, ha titolato un quotidiano, con la vera agenda di un semestre di presidenza dimezzato – sarà in effetti di tre mesi, visto che a maggio ci sono le elezioni europee, che rimetteranno tutto in gioco – che sarà fatta di disoccupazione, difficile uscita dalla recessione e incertezza sul futuro. Alexis Tsipras, di Syriza, ha rifiutato di partecipare alla cerimonia, per protestare contro l’austerità imposta ad Atene ormai da sei anni e che ha portato a un calo del pil del 25% e una caduta del reddito medio del 30%, con una disoccupazione che rimane tra le più elevate in Europa. Ma la Ue mostra soddisfazione, visto che le previsioni parlano di una “ripresa” dello 0,6% in Grecia per il 2014. La Grecia spenderà poco per la presidenza – 50 milioni di euro (a titolo di paragone, nel 2008, il semestre era costato alla Francia 170 milioni). Per risparmiare, tutte le riunioni di ministri avranno luogo ad Atene e il sottosegretario agli affari europei, Dimitri Kourkoulas, ha tenuto a precisare che la presidenza sarà “sotto il segno dell’austerità”.

Il primo ministro greco, Antonis Samaras, spera che la Grecia diventi “un paese come gli altri” grazie a questa presidenza, che non eviterà pero’ nuovi diktat della troika (Ue, Bce e Fmi), che a metà gennaio sbarcherà di nuovo ad Atene, per decidere se ci sarà bisogno di un terzo piano di aiuti. La prevista visita di una delegazione del parlamento europeo questa settimana, destinata ad indagare sull’attività della troika, è stata rimandata sine die. Malgrado il titolo simbolico di “presidenza del Consiglio semestrale”, il rischio di default della Grecia non è escluso: a metà anno, il paese mancherà di finanziamenti, dovrà trovare 11 miliardi di euro per non fare fallimento. Sulla Grecia pesa il debito, che è salito al 175% del pil e i prestiti che ha ottenuto a caro prezzo sociale, 260 miliardi dal 2010, da rimborsare (malgrado la cancellazione di 107 miliardi di debito di investitori privati, vale a dire la più grande ristrutturazione della storia). Ad aprile sono previste discussioni sul debito. Il ministro delle finanze, Yannis Sturnaras, esclude un hair cut, mentre spera di poter ottenere tempi più lunghi per rimborsare, a tassi di interesse meno elevati.

La Grecia punta sulla presidenza per migliorare la propria posizione di paria d’Europa, il paese che ha rischiato l’esclusione dall’euro. Il ministro degli esteri, Evangelos Venizelos, ha assicurato che la Grecia assicurerà la presidenza con “un senso acuto delle proprie responsabilità”. Venizelos intende mettere l’accento soprattutto sul patto per la crescita, in particolare sull’occupazione giovanile (i miseri 6 miliardi stanziati l’anno scorso) e sull’Unione bancaria. Atene insiste anche sui tassi di interesse, che, malgrado la diminuzione dello spread di questi giorni, restano per la Grecia più del doppio di quelli tedeschi. Infine, la presidenza greca, che su questo fronte sarà seguita dall’Italia che succederà ad Atene nella rotazione semestrale alla testa del Consiglio, si interesserà in particolare alla gestione dei flussi migratori, in un’Europa dove la repressione resta il solo abbozzo di politica comune (Frontex e Eurosur), senza progetti né solidarietà di fronte al dramma degli sbarchi.

Le elezioni europee avranno luogo (tra il 22 e il 25 maggio), durante la presidenza greca. E la minaccia di un grosso risultato di Alba Dorata in Grecia, dove avranno contemporaneamente luogo anche le municipali, getta un’ombra pesante non solo su Atene, ma su tutta l’Europa, in preda alla delusione e al rigetto dell’Unione europea, che rischia di tradursi un po’ dappertutto nelle urne con un’impennata dell’estrema destra.