La chiusura della tv pubblica greca Ert ha fatto perdere a Samaras uno dei suoi partner di governo. Dimar (Sinistra democratica) ieri ha abbandonato la coalizione e ora la maggioranza, con Nuova Democrazia e Pasok, si è ridotta a un pugno di deputati (153 su 300), mentre l’opposizione e il grande movimento in sostegno della radiotelevisione di Stato chiedono a gran voce di tornare alle urne. Ma già l’Unione Europea, la cancelleria tedesca Angela Merkel e specialmente il Fondo monetario internazionale hanno fatto intendere ai greci che prima di tornare al voto avranno già assaggiato il taglio del finanziamento a causa dell’inadempimento degli obblighi stabiliti dai Memorandum, specialmente quelli relativi privatizzazioni.

Privatizzazioni che un po’ alla volta stanno svendendo il paese: ieri, tra le altre cose, il governo ha dato il via libera alla cessione del 66% della Desfa, filiale di distribuzione del gruppo pubblico produttore di gas Depa, alla società pubblica Socar dell’Azerbaigian.
Koubelis e della sua moderata Sinistra democratica hanno chiesto a Samaras di applicare la decisione del presidente del Consiglio di Stato e far funzionare la radiotelevisione pubblica, ma è da mesi, in realtà, che covava una contrapposizione con Samaras per il siluramento in parlamento del progetto di legge contro il razzismo, la xenofobia e il neonazismo proposto dal ministro della Giustizia Roupakiotis, indicato da Sinistra Democratica. Un progetto di legge che sarebbe stato votato anche da Syriza, ma di cui Samaras ha preferito disfarsi per non andare in netto contrasto con Alba Dorata.

Nel lasciare il governo Koubelis da parte sua ha denunciato l’autoritarismo di Samaras ma non azzardandosi a chiedere elezioni anticipate, il suo obiettivo, ha insistito, è la «permanenza» della Grecia nell’Unione Europea, mettendo però in guardia dagli «autoritarismi e dalle politiche che promuovono le scelte di partito e non servono per la ripresa del paese, della società e delle istituzioni democratiche».

Sinistra Democratica ha ritirato dunque i suoi ministri, i sottosegretari e i segretari facendo presente che d’ora in poi voterà in parlamento valutando «caso per caso». Si capiranno meglio le sue intenzioni domenica sera, alla conclusione della riunione del comitato centrale del partito. È comunque poco probabile per il momento un avvicinamento tra Sinistra Democratica e Syriza, anche se la coalizione di sinistra ha un disperato bisogno di allargare le sua alleanze per rovesciare il governo ormai dipartito di Samaras e Venizelos.

La questione di Ert resta un tema bollente, mentre si cerca di trovare una soluzione per i quasi tremila dipendenti senza stipendio da tre settimane e senza liquidazione. Per il momento sembra che Samaras e il leader del partito socialista Pasok, Evanghelos Venizelos, abbiano raggiunto un accordo: il governo avrebbe deciso di procedere alla riassunzione di 2.000 dipendenti dei circa 2.700, che dovranno lavorare per un periodo transitorio di due mesi rinnovabili finché non entrerà in funzione la nuova televisione statale. Spetterà a una commissione interparlamentare di saggi ed esperti (anche stranieri) valutare quali dipendenti della vecchia Ert saranno riassunti e quali no.
Non si fermano però le manifestazioni in solidarietà con i lavoratori che continuano a occupare la sede principale di Atene o le altre redazioni periferiche della tv. Se Samaras deciderà per il colpo di mano finale, promettono «un altro Politecnico».

Il governo ha già tagliato i telefoni di Ert in tutto il paese e si teme che a breve se ne andrà anche la corrente, ma per il funzionamento della «nuova» e ridottissima emittente il governo avrà bisogno delle apparecchiature della «vecchia» tv, che per il momento sono nelle mani degli «occupanti».