Ci provavano in molti, a strappare un’intervista a Grazia Nidasio. Lo imponevano la sua abilità come narratrice, il suo impressionante curriculum, l’affetto di tutti coloro che erano cresciuti sulle sue storie o ancora la cronaca, perché ogni sua uscita faceva notizia. Ma per tutti i giornalisti che bussavano alla sua porta, c’era un’unica risposta: un gentile ma fermo «No, grazie». Perché «tutto quello che avrei da dire è già lì, sui miei lavori».

E CHE LAVORI. Pochi, per la verità, i personaggi, considerando 60 anni abbondanti di carriera. Ma tantissima la ciccia. Classe 1931, cresciuta artisticamente fra il liceo artistico e l’Accademia di Brera, Nidasio aveva esordito poco più che ventenne al «Corriere dei Piccoli», dove aveva curato le serie della fatina Alibella e del ladro gentiluomo Gelsomino. Il format era ancora quello d’antan del vecchio periodico, con le vignette mute e il testo ridotto a didascalie in rima baciata: ma già in quelle prime prove emergeva la voglia di rompere la «gabbia» del fumetto per tentare strade nuove. La svolta sarebbe arrivata nel 1961 con un personaggio scritto da Guglielmo Zucconi, Violante Rock: un’aspirante ragazza yé-yé sempre pronta a cacciarsi nei guai pur di sfondare. Con il suo tono da sit-com e il suo segno fluido e nervoso, Violante sarebbe stata la prova generale per il vero personaggio-feticcio di Grazia Nidasio, destinato a debuttare qualche anno più tardi sulle pagine del nuovo «Corriere dei Ragazzi».

ALLA BASE del settimanale, c’era un’idea molto forte: quella di stimolare i lettori con il linguaggio dei fumetti per traghettarli alla lettura del quotidiano. Così, niente intrattenimento fine a se stesso, ma solo serie e personaggi pensati per raccontare la realtà. C’era il docu-drama Dal nostro inviato nel tempo. C’era il «fumetto verità» dedicato ai fatti del momento. C’erano biografie disegnate di protagonisti dello spettacolo o dello sport. C’era spazio per l’attualità. Ecco dunque Valentina Mela Verde. Dopo il debutto nel ’69 sulle pagine del «Corrierino», questa serie «dalla parte delle bambine» sarebbe durata cinque anni. Storie di tutti i giorni, quelle della ragazzina milanese, in cui tutti i lettori del giornale potevano trovare un riflesso della loro esistenza: i primi amori, i conflitti fra genitori e figli, gli sport, le feste a sorpresa, il volontariato, gli amici di penna, i motorini… La famiglia Morandini era una famiglia vera e facile da amare, e Valentina divenne ben presto uno dei fumetti più seguiti del giornale, un fumetto «for girls» che però anche i ragazzi seguivano con avidità. Tanto da costringere l’autrice a pubblicare nel ’74 una «Pagina di scuse e confessioni» per motivare i lunghi intervalli fra una puntata e l’altra con la necessità di fare tutto da sola, testi disegni e lettering.

«VALENTINA MELA VERDE» avrebbe chiuso la sua magica parabola nel 1976, ma per Grazia Nidasio ci sarebbe stato spazio per altre grandi sfide professionali: le storie de La Stefi, sorella minore di Valentina destinata a sopravviverle sulle pagine del «Corrierino» anni ’80 e nelle vignette satiriche del «Corriere»; gli spot Tv del Piccolo Mugnaio e i cartoon educational di Ciao Ciao Mattina per Italia 1; gli impegni come presidente dell’Associazione Illustratori e del Silf, il Sindacato di categoria del settore illustrazione, fumetto e animazione; i lavori come illustratrice per Salani, Mondadori e GUT. Per ironia della sorte, se n’è andata proprio la notte della vigilia di Natale: un finale dolce e malinconico come quelli di tanti suoi fumetti.