«Chi intende tornare alla sua vecchia casa politica lo faccia al più presto, e ci lasci proseguire. Perché noi andremo avanti». È l’ultimo appello di Piero Grasso per salvare la sua creatura dalla condanna a morte, la Lista liberi e uguali. «L’ultima forzatura», assicura. Ed è uno schiaffo ad Articolo 1- Mdp accusata, neanche tanto tra le righe, di aver fatto arenare il congresso fondativo del partito, deciso formalmente a maggio, in attesa degli esiti di un altro congresso, quello del Pd. Gli ex della Ditta sono sospettati di puntare a rientrare nel loro vecchio partito, via Zingaretti segretario, condizione peraltro ancora non certa. Le recenti esternazioni di Pier Luigi Bersani a favore di una «semplificazione del campo» verso «una sinistra popolare» a questo sembrano alludere.

Grasso dunque ieri ha reso pubblico un manifesto in otto punti frutto del lavoro di un comitato di personalità esterne che – uniche – avevano preso sul serio il congresso. E lo ha accompagnato con una lettera dai toni solenni e severi che bacchetta, non allo stesso modo, i due partiti della lista. Il terzo, Possibile, si è sfilato all’indomani dello scoraggiante 3,39 del 4 marzo.

In realtà Mdp e Si si stavano avviando a una separazione consensuale evitando le recriminazioni e le solite penose scene delle scissioni. Ma era ormai ineludibile trovare un modo per comunicare la decisione alla milionata di incolpevoli elettori .
Così Sinistra italiana, nella direzione dello scorso 8 ottobre, dopo una discussione in realtà giustamente molto più dedicata alle vicende della nave Mediterranea, ha messo nero su bianco che ora «la priorità» per le prossime europee «è la costruzione di una confluenza di tutte le forze politiche e sociali» anti nazionaliste ma distinte dal Pse, colpevole delle politiche del rigore tanto quanto il Ppe. Una confluenza che sarebbe «esito naturale di un percorso fondato sull’idea di unire la sinistra», «sulla certezza che il centrosinistra sia un’esperienza chiusa per sempre», e «che oggi sia invece il tempo di lanciare una sfida egemonica nel campo dell’opposizione». Proposito, quest’ultimo, non proprio inedito. Quindi il segretario Fratoianni ha ricevuto il mandato di «avanzare una proposta a Leu» per la definizione di «uno spazio politico alternativo al governo e al Pd e che cerchi da subito una confluenza con tutti i soggetti interessati in vista delle europee». In caso però di «verificata impraticabilità del campo di Leu, perseguire la stessa ipotesi in autonomia o con chi desideri accompagnarci».

Da qui l’ultima lettera di Grasso a Leu: «Non nego che le diverse e reiterate prese di posizione pubbliche di apertura a rassemblement più o meno “popolari”, legittime ma senza coordinamento alcuno con il coordinamento politico di LeU, mi hanno convinto a fare questa – vi assicuro ultima – forzatura per tutelare il progetto originario, nella speranza che serva far nascere una proposta condivisa per andare avanti, insieme, e costruire Leu». «È quello che chiedono i Comitati territoriali di Leu», scrive Grasso. Che infatti può contare su una decina di documenti di militanti e dirigenti, anche di Mdp, che chiedono di proseguire il percorso unitario. Indifferenti al congresso del Pd, diversamente dal loro gruppo dirigente. Mdp si riunisce martedì. Ma intanto rigetta le accuse al mittente (si veda l’intervista in questa pagina e quella di ieri sul manifesto all’eurodeputato Panzeri). Ma come si dice in questi casi, la questione è politica, e anche vecchia. Da sempre Mdp ha guardato verso il Pd e invece Si verso i movimenti della sinistra e DeMa. Forse persino a Rifondazione. Il dialogo fra ex, in maniera riservata, era iniziato subito dopo il 4 marzo, prima della nascita del governo legastellato. Quando il ritorno al voto sembrava inevitabile.