«Se questo film riuscirà a toccare anche solo una famiglia, una singola persona che vorrebbe partire per l’Europa sarò soddisfatto» dice Alfie Nze, regista e sceneggiatore insieme a Daniele Gaglianone di Granma, un cortometraggio di 30 minuti che verrà presentato ad agosto al Festival di Locarno. Il protagonista, Jonathan, è un giovane cantante hip hop di Lagos (Nigeria): all’inizio del film, mentre sta registrando una nuova canzone, una telefonata lo avverte che suo cugino Momo è morto in mare cercando di raggiungere l’Europa. Si ritrova così costretto a intraprendere con sua nonna un viaggio nel cuore del paese, dove vive la nonna di Momo, per darle la triste notizia.

Il film è prodotto da Gianluca Arcopinto e Horace per conto dell’Oim – l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – e fa parte del programma di sensibilizzazione Aware Migrants, che con le parole del Viceprefetto Carmelita Ammendola «nasce dalla necessità di dare informazioni serie che contrastino, nell’Africa mediterranea e subsahariana da cui partono i flussi migratori, le menzogne dei trafficanti». «Il nostro intento non è dissuadere le persone dal partire – aggiunge Giulia Falzoi dell’Oim – ma informarle, rendere chiaro che il viaggio non sarà come promettono i trafficanti, ma pieno di pericoli e soprusi, con il rischio di morire».

Rispetto alle necessità «istituzionali» di Aware Migrants Daniele Gaglianone sottolinea l’ingiustizia inerente alla tragedia dei migranti: «Questo fenomeno è anche il risultato del fatto che il sistema dominante è profondamente ingiusto, e non consente alle persone di muoversi liberamente. La campagna di sensibilizzazione è molto importante, ma è bene tenere sempre in mente questi presupposti».

Girare il film con Alfie Nze – regista nigeriano che vive in Italia – è stato «fondamentale», aggiunge Gaglianone, «dato che Granma è interamente ambientato in Nigeria e realizzato con una troupe del posto». E anche perché, aggiunge Nze, «Per raccontare questa storia serviva il punto di vista di chi l’ha vissuta personalmente: è dal ’94 che non ho notizie di mio cugino con cui sono cresciuto, scomparso anche lui nel tragitto verso l’Europa».

Per Daniele Gaglianone Granma è stata anche l’occasione per tornare a lavorare – vent’anni dopo Così ridevano – con Gianni Amelio, autore del soggetto originale «da cui però – spiega il regista di La mia classe – ci siamo molto discostati: in primo luogo nell’ambientazione, che Amelio aveva immaginato nell’Africa del Nord». E anche, aggiunge Nze, «riportando in primo piano le donne. Nel suo soggetto il protagonista doveva dare la notizia al nonno, ma nell’Africa nera i padri sono quasi un corpo estraneo: la presenza imprescindibile è quella della madre».

Granma, da cui è stato tratto anche il video musicale Challenging Death, non verrà dunque proiettato solo in Europa ma anche e soprattutto nei paesi dell’Africa da cui partono i flussi migratori e dove, conclude Nze, «le informazioni vere non arrivano, ma solo i frammenti di storie di chi ’ce l’ha fatta’, e che magari può permettersi una settimana di gloria girando nel suo paese natale con una Mercedes sgangherata».
Anche se, come ricordava Gaglianone, il deterrente della verità non cura l’ingiustizia.