Tornano a parlarsi governo e sindacati. Ma non nei termini e per gli argomenti chiesti a gran voce da Cgil, Cisl e Uil. Che per questo confermano le manifestazioni di venerdì 18 a Milano, Roma e Napoli.
Nella mattinata di ieri è stata annunciata una convocazione del ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli per le 16 di oggi. «Un confronto su progetti esecutivi concreti per il rilancio del settore economico perchè in questo momento storico »è molto importante lavorare in sinergia sulla ripresa dei settori trainanti del Paese«. Si dovrebbe quindi discutere dei progetti con cui impiegare i fondi del Recovery Fund. Ma da tempo i segretari generali, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri chiedevano di essere ricevuti a palazzo Chigi dal premier Conte e non da un ministro singolo.
Vero invece che i sindacati saranno alle 17 al ministero del Lavoro per parlare di pensioni con la ministra Nunzia Catalfo. Ma anche qui le aspettative di molta stampa resteranno deluse. Non si discuterà di nessun fantomatico – e per ora inesistente – piano Quota 41 e ancor di meno Quota 102. All’ordine del giorno ci sono sì le questioni previdenziali, ma quelle legate alla prossima legge di Bilancio. Che non conterrà alcuna modifica a Quota 100 che invece – come da sperimentazione voluta dal governo gialloverde – scadrà a fine 2021 –
Passata un’estate in cui ogni giorno che passa Matteo Salvini prende in giro gli italiani sostenendo che la riforma Fornero tornerà per volere dell’Europa – quando invece tornerà dal primo gennaio 2022 per volere suo e della legge da lui scritta con Luigi Di Maio e Giuseppe Conte – governo e confederali si confronteranno su sgravi fiscali ai pensionati, proroga di Ape sociale e Opzione donna, contratti di espansione.
Il governo infatti punta a calmierare gli effetti del Covid sull’occupazione – 500 mila posti persi, quasi tutti tempi determinati, precari e partite Iva giovani – allargando lo strumento introdotto nel 2019: i contratti di espansione che prevedono un patto intergenerazionale mirato a favorire iniziative di riqualificazione professionale e formazione parallelamente ad un percorso di accompagnamento alla pensione. Cgil, Cisl e Uil da parte loro propongo anche di allargare l’isopensione – la norma della riforma Fornero che permette alle aziende (solo le multinazionali l’hanno usata) di prepensionare i loro addetti anticipando il pagamento dei contributi fino a sette anni. I confederali pensano di utilizzare la Naspi per due o tre anni per i contributi limitando il ruolo delle aziende ad una integrazione salariale.
Sulle proroghe – scontate – a Opzione Donna (la norma che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi e il ricalcono completamente contributivo e quindi penalizzante anche del 30 per cento dell’assegno) e Ape Sociale (l’anticipo pensionistico per le categorie di lavoratori più in difficoltà, Cgil-Cisl-Uil puntano a chiedere di allargare le maglie ora troppo strette – 36 anni di contributi, lavori notturni negli ultimi 6 anni su 7 – per includere anche tanti lavoratori colpiti dalla crisi del Covid e gli ediili finora esclusi (si punta a ridurre a 30 gli anni di contributi richiesti per accedere).
Difficile poi che il governo acconsenta ad allargare la platea dei pensionati che possono avere la cosiddetta 14esima – ora è richisto un reddito individuale annuo sotto i 14mila euro – e la fissazione di una nuova rivalutazione.
Sarà il prossimo tavolo – fissato per il 25 settembre – a dover discutere di Quota 100 e di flessibilità in uscita.
La giornata di ieri potrebbe essere invece essere stata decisiva sul tema dei contratti. Dopo l’incontro della settimana scorsa con i sindacati, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha riunito in teleconferenza in presidenti delle associazioni territoriali per fissare i criteri per «l’azione di rappresentanza». Probabile che abbia dato la linea sui rinnovi che coinvolgono ormai ben 14 milioni di lavoratori dipendenti fra pubblici e privati.
Nonostante gli impegni di Bonomi infatti niente si è messo nemmeno per il settore della sanità privata, senza contratto da 14 anni. Per questo Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno confermato lo sciopero per l’intera giornata di oggi per i circa 100 mila lavoratori coinvolti, in protesta per la mancata sottoscrizione definitiva, da parte di Aris e Aiop, della preintesa raggiunta il 10 giugno. Un atteggiamento definito dai sindacati «vergognoso nonostante ci fossero, alla base del rinnovo, garanzie istituzionale, confermate sia dal livello nazionale, il ministero della Salute, che dai livelli regionali, dalla Conferenza delle Regioni alle singole Regioni stesse».
Sempre oggi nuovo round per il rinnovo metalmeccanici che, al contrario dello scorso contratto, chiedono aumenti salariali veri in busta paga per tutti e non welfare aziendale.