Sulla giustizia un nuovo tavolo viene convocato mentre quello più atteso rischia di saltare. Il ministro della giustizia Bonafede chiama a raccolta a via Arenula giornalisti e avvocati per discutere di riforma delle intercettazioni, una convocazione attesa da esattamente un anno dopo che nel giugno scorso il nuovo governo decise di far saltare la riforma delle intercettazioni messa a punto dal guardasigilli Orlando. È un primo appuntamento, si fa sapere. L’intenzione di mostrarsi pronti a partire non può far ombra alla montagna che c’è da scalare. Soprattutto perché in tema di intercettazioni le posizioni tra i contraenti di governo restano distanti. A spalleggiare la linea restrittiva della Lega, poi, si presenta Forza Italia che giusto oggi presenterà alla camera una sua proposta di legge per impedire gli ascolti accidentali e indiretti, quelli che coinvolgono parlamentari – in punta di legge non ascoltabili senza autorizzazione delle camere. Nella valanga di ascolti piovuti da Perugia sul Csm ce ne sono molti del genere, riguardano due parlamentari del Pd, Lotti e Ferri.

Proprio per mostrare segni di reazione di fronte allo scandalo, dice il presidente del Consiglio Conte intervistato a Napoli da Fanpage, «serve intervenire nella direzione di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni». Intervenire, dice il presidente del Consiglio, «riformando il meccanismo di elezione dei componenti del Csm, in modo da recidere la possibilità di contaminazione fra politica e magistratura». Discorso un po’ oscuro, visto che il sistema di elezione riguarda solo i magistrati e la «contaminazione» tra politici e toghe deve avvenire, dice la Costituzione, proprio all’interno del Consiglio superiore della magistratura. In ogni caso Conte precisa che «non è stato ancora fissato l’incontro con Bonafede sulla giustizia», annunciatissimo da giorni per oggi. Le motivazioni pratiche non mancano: oggi è una giornataccia per il presidente del Consiglio, che all’alba deve vedere Tria e i due vice premier per mettere finalmente a punto la risposta alla lettera della Ue. Poi alle 9.30 comincerà il tour tra camera e senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Sarà impegnato fino al tardo pomeriggio e infine alle 20.00 c’è il Consiglio dei ministri. «È una giornata molto complicata, non so se riuscirò ad avere anche una riunione con Bonafede», ammette Conte. Le motivazioni più forti però sono politiche: Lega e 5 Stelle restano lontani su tutti i dossier della giustizia, non solo sulle intercettazioni ma anche su questioni di immediata ricaduta nel processo penale come i tempi delle indagini e le modifiche alla disciplina delle impugnazioni. Ora è Salvini a spingere per accelerare (dopo aver mandato buca le riunioni che mesi fa convocava Bonafede) e sono i 5 Stelle, per non rompere, a frenare. Non a caso Conte lunedì aveva avvertito: «Non faremo interventi a caldo».

Intanto si muove il Csm che venerdì ha in programma un plenum straordinario presieduto dal capo dello stato per procedere all’insediamento dei due magistrati (entrambi della corrente di Davigo, Autonomia e indipendenza) che sostituiranno due dei quattro togati coinvolti nell’inchiesta di Perugia e dimissionari. Mentre per quello che dalle intercettazioni appare come il regista del tentativo di combine sulle nomine, l’ex presidente dell’Anm Palamara, ieri è arrivata la richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. A firmarla, nell’ambito del procedimento disciplinare, proprio il pg della Cassazione Fuzio che Palamara, raccontano le intercettazioni, ha provato ad attirare nella sua rete.