Il Senato in era renziana. Patti misteriosi. Elaborazione di una costituzione illegittima che ovviamente produce politiche illegittime (Gustavo Zagrebelsky, «La costituzione e il governo stile executive», la Repubblica di mercoledì). Fase di decostituzionalizzazione, di distruzione dei valori, a livello nazionale e internazionale. La forza che subentra al diritto. Forza più propaganda. Manipolazione della pubblica opinione. Costituzione materiale che si contrappone a quella formale. Un parlamento eletto incostituzionalmente che pretende «riformare» la Costituzione. Non riforma, ma «capovolgimento della Costituzione» pensata per durare, per infrenare il potere che deborda.

Camere sotto sferza come vecchio ronzino. Tutto in vista del presidenzialismo, di là da venire ma già di fatto largamente esistente: capo dello Stato eletto per la seconda volta da un parlamento di nominati plaudente, ancora in carica che dà a Renzi le direttive di governo come le dava a Monti, a Letta.

Storia dell’antiparlamentarismo italiano che si lega alla storia del presidenzialismo di fatto. Una lunga storia «nefasta».

L’antiparlamentarismo ha le sue ragioni ma l’llusione «di un governo dalle mani libere» è parimente nefasta. Il bonapartismo italiano di ieri e di oggi. Un’oligarchia al potere. Chi tira i fili sta dietro le quinte.
Da «libero parlamento» a «libero governo». Governabilità come nuovo volto dell’autoritarismo. Le opposizioni come intralcio. L’esecutivo che «educa» il parlamento. I deboli soccombono, le minoranze sono schiacciate. Il Pd «partito degli italiani» o «della nazione».

Zagrebelsky mantiene la sua analisi sul piano costituzionale italiano, ma essa vale anche come analisi di livello mondiale: la forza che prevale sul diritto, la normativa internazionale che diviene carta straccia, obliterata da Israele che nel nome di Sion bombarda la striscia di Gaza. Le terrificanti immagini di Gaza sono davanti agli occhi di tutti gli europei. Grandi manifestazione a Parigi, a Londra, in altre capitali europee. Gaza, «una prigione a cielo aperto», un simbolo per tutti noi?

L’Unione europea sanziona il «cattivo Putin» ma non Israele. Due pesi e due misure? L’Unione europea può ancora parlare, credibilmente, di difesa dei diritti dell’uomo? Israele «vince la battaglia ma perde la guerra». «Gaza e il futuro di Israele» (The Economist del 2.8.2014, in tutta copertina). Correggerei: Gaza e il futuro dell’Europa, del preteso «mondo libero» che si dice impegnato a difendere i diritti dell’uomo.