La guerra ha un impatto micidiale sull’ambiente, con conseguenze che si dispiegano sul breve, lungo e lunghissimo periodo. Se si tiene conto non solamente della guerra «guerreggiata» ma dell’intero sistema che contribuisce alla preparazione materiale, tecnica e umana della guerra, gli effetti nocivi sugli ecosistemi si amplificano; la guerra anche solo come ipotesi, o come prossimità, è un processo che cattura, trasforma e infine degrada enormi quantità di energia e di materia, sottraendoli ad altri destini. Ne sa qualcosa l’isola svedese di Gotland. A causa della sua posizione strategica nel mezzo del Mar Baltico, l’isola più grande della Svezia ha convissuto storicamente con le attività militari. Nella storia del paese, l’isola era il primo bastione di difesa dell’esercito svedese, una testa di ponte da cui una potenziale forza nemica poteva pianificare un’invasione di terra della Svezia meridionale, con Stoccolma a solo poche centinaia di chilometri. Nel 1989, durante le ultime battute della guerra fredda, Gotland ospitava due reggimenti di artiglieria di terra, una compagnia di mezzi d’assalto e una di artiglieria anticarro. Le difese dell’isola includevano anche un reggimento di artiglieria costiera e uno di artiglieria contraerea oltre che ad altri due reggimenti meccanizzati: una quantità di uomini e mezzi notevole per un’isola di poche migliaia di chilometri quadrati.

LA FINE DELLA GUERRA FREDDA e successivamente il cambiamento della dottrina della sicurezza negli anni ’90 (l’idea di sostituire la difesa territoriale con l’Afghanistan, Libia ecc. come la prima linea di difesa), decretarono per l’isola un cambio di paradigma; moltissimi reggimenti militari regionali furono chiusi in tutto il paese, compresi quelli a Gotland, dove si decise di investire sulla valorizzazione delle risorse naturali e culturali.

NEGLI ULTIMI TRENTA ANNI GOTLAND non solo si è trasformata in una ambita meta turistica, ma in un modello per la conservazione e la sostenibilità. I suoi 26 mila abitanti si concentrano per la maggior parte nella bella capitale medioevale Visby, lasciando libero spazio a scogliere, dune sabbiose, prati verdissimi, grotte carsiche. Le acque che circondano l’isola sono trasparenti, il turismo è moderato e discreto, la fauna selvatica, di terra e di mare, prospera. Le riserve naturali sono diventate ben 150 e sono stati individuati 159 siti Natura 2000, aree riconosciute strategiche a livello europeo per la conservazione di habitat e specie.

RECENTI MONITORAGGI ACUSTICI indicano che la focena baltica, un cetaceo il cui collasso demografico avvenuto a partire dal secolo scorso ha decretato il suo inserimento nella lista delle specie fortemente minacciate (CR) da parte dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha nelle acque di Gotland uno dei suoi due siti di riproduzione. Inoltre, a Gotland tra sole, vento e geotermico, abbondano le fonti di energia rinnovabile. In virtù di tutto ciò il Governo svedese ha scelto l’isola come regione pilota per la transizione energetica, prefissandosi l’obiettivo di renderla 100% emissioni zero entro il 2045. Ma il destino della piccola isola è nuovamente cambiato in relazione agli scenari internazionali.

LA SVEZIA HA INIZIATO A SOSTENERE il Consiglio Atlantico dal 2013, e in seguito ha stipulato in brevissimo tempo un accordo con la Nato come paese ospitante, e accordi di sicurezza speciali ancora più dettagliati con Regno Unito e Stati Uniti; lo stesso anno, la Russia annetteva la Crimea, risvegliando in Svezia gli antichi timori di invasione, trovandosi l’isola a soli 250 km dall’enclàve russa di Kaliningrad, mentre Stoccolma ne dista circa 200. In questo contesto sull’isola è iniziato un processo di rimilitarizzazione: lo storico battaglione P28 è tornato di stanza con un contingente di 350 soldati, le vecchie infrastrutture militari sono state riattivate, si tengono esercitazioni che ospitano contingenti stranieri: mezzi corazzati e truppe scorrazzano per l’isola, sulle spiagge sbarcano le navi da guerra, il cielo è attraversato da aerei da combattimento, gli elicotteri atterrano sulle strade trasformate in piste.

NEL 2017 SI E’ TENUTA IN SVEZIA la più grande esercitazione militare degli ultimi 20 anni con più di 19.000 uomini e donne, e una parte si è tenuta a Gotland. Mentre nel giugno 2022 Gotland è stata epicentro dell’imponente esercitazione Baltops, che ha coinvolto 14 Stati membri dell’Alleanza Atlantica, i due partner (candidati all’adesione) Svezia e Finlandia e che ha messo in movimento migliaia di militari, truppe d’assalto marittimo, 75 aerei e 45 navi di varie classi. In linea è stata messa anche la nave d’assalto anfibia degli Stati Uniti Uss Kearsarge, che imbarca 26 aerei da guerra e 2400 fra marinai e marines.

LA GUERRA IN UCRAINA HA DATO un ulteriore impulso al processo di rimilitarizzazione dell’isola: il parlamento svedese quest’anno ha stanziato per le spese militari 2 miliardi e mezzo in più e una buona parte interesserà Gotland, dove si prevede di portare a 4 mila unità il contingente militare e di creare lo spazio per veicoli militari, sistema di difesa aerei, jet da combattimento. Un processo non esattamente in linea con la strategia di conservazione delle preziose risorse naturali dell’isola, men che meno con la sbandierata ambizione di creare a Gotland la «prima società completamente sostenibile della Svezia», che ambiva ad essere un esempio per tutto il mondo.