«Il potere del calcio…», ha ironicamente commentato dal palco nel giardino della Casa del Jazz il 58enne pianista Gonzalo Rubalcaba. La partita Italia-Spagna ha costretto gli organizzatori della rassegna I concerti nel Parco ad anticipare il recital Viento y Tiempo alle 19,30 del 6 luglio, con la luce del tramonto romano mentre Rubalcaba, la cantante Aimeé Nuviola e la band trasportavano il pubblico per le strade di Cuba.

Il progetto discografico Viento y Tiempo (2020, Best Latin Jazz Album ai 63mi Grammy Award) è un riuscito viaggio spaziotemporale, registrato live al Blue Note di Tokyo dove il pianista cubano (da decenni in Florida) ha inciso anche Tokyo Adagio con Charlie Haden; non era però la dimensione afrojazz quella della serata capitolina, tappa di un tour italiano.

IL SOTTOTITOLO del disco è «un tributo alle nostre madri e alla città musicale de L’Avana» Il virtuoso Rubalcaba – famoso per i suoi incontri con Dizzy Gillespie, padre dell’afrocubop – ha realizzato questo «amarcord sonoro» insieme a Aymeé Nuviola, cantante molto popolare presso il pubblico latino statunitense (ultimo Grammy Award nel 2020, A Journey Trough Cuban Music). I due sono amici fin da bambini, hanno giocato e studiato insieme in conservatorio, respirato a pieni polmoni musiche e ritmi dell’isola ed è quell’atmosfera che hanno voluto ricostruire. Il concerto ha così visto in gran risalto la vocalità, la sensualità, il feeling con il pubblico della Nuviola, mentre Gonzalo Rubalcaba si è messo al servizio della musica, contenendo la sua virtuosistica tecnica. Sound collettivo, responsorialità, ritmi iterativi, nessuna separazione tra palco e platea: tra episodi di trascinante (e danzabile) poliritmia e momenti più raccolti, i due artisti (con le voci di Lourdes Nuviola e Alfredo Lugo, i sax di Yainer Horta, il basso di Cristobal Verdecia, la batteria di Reinier Guerriera, le percussioni di Majito Aguileira) tornano ad un passato che è matrice del presente, memoria di un popolo, suono identitario.

Si inizia con una trascinante Rumba Callejera, seguita dal celebre Chan Chan e si è immediatamente «dentro» la musica latina. La canzone El ciego, del messicano Armando Manzanero, cambia registro e dà spazio al sentimento, alla voce che vibra, alla passione. Il pezzo più proiettato nell’oggi – ritmica funky e palpabile tensione nel disegno melodico – è proprio la title-track Viento y tiempo di Kelvis Ochoa. La Nuviola chiama spesso il pubblico ad alzarsi, battere le mani, cantare, ballare; Rubalcaba cava dal piano accordi pastosi e ritmi incandescenti, alternandosi al piano elettrico. Chiama special e variazioni al resto della band che lo segue con grande compattezza, in un gioco di continuo rimando tra voci, sezione ritmica e pianoforte.

PER CHI SCRIVE, i momenti più intensi sono stati due, all’interno del festoso clima performativo. Come quarto brano Aimeé Nuviola ha intonato Lagrimas Negras di Miguel Matamoros, con sapienza interpretativa; ha poi chiamato all’assolo Gonzalo Rubalcaba che nel giro di pochi minuti ha dilatato il tema, lo ha velocizzato e ritmicizzato, variato in double feel e con passaggi ad accordi, a mani parallele, con trilli… Sempre ispiratissimo, ha messo in luce un campionario significativo della sua arte pianistica. Un paio di brani dopo i due leader sono rimasti soli per Mi mejor cancion del cubano Jose Antonio Mendez, un brano commovente e passionale di cui il pianista ha rispettato il mood, dando un saggio di come si possa essere «grandi» accompagnando la voce e metabolizzando una canzone.