Una storia locale che diventa globale. La terza stagione di Gomorra – un brand ormai consolidatosi come successo internazionale distribuito in 190 paesi con estimatori perfino nella lontana Argentina – si muove oltre i confini per raccontare le mafie e loro ramificazioni, dalle periferie estreme di Scampia ai palazzoni grigi e desolanti tra Bulgaria e Albania, che nascondono racket della prostituzione, palestre dove si cela il narcotraffico e si specula sui clandestini. Affari sporchi per centinaia di milioni di euro.

I dodici nuovi episodi di Gomorra che Sky Atlantic trasmette in sei serate a partire da venerdì 17 alle 21.15 – e che avranno anche un’anteprima al cinema oggi e domani con i primi tre episodi proposti in 300 sale italiane – si aprono là dove si era concluso il ciclo precedente. La morte di Pietro Savastano ucciso – come in una tragedia greca – per mano di Ciro di Marzio (Marco D’Amore) ma dietro istigazione del figlio Genny (Salvatore Esposito) sposta i confini della storia. «Ciro l’immortale è morto», urla il personaggio che è fuggito in Bulgaria quasi come sorta di espiazione al suo passato terribile dove, dopo aver ucciso la moglie, ha visto morire per sua causa anche la figlia. Non è diventato il «re di Scampia» e allora sopravvive a Lyulin, nella periferia di Sofia, come scagnozzo dei boss locali. «Sopravvivere alla morte di un figlio – spiega D’Amore – è un evento traumatico, un punto di non ritorno. Per questo lo vediamo stanco, imbolsito: è in fuga per gettarsi tutto alle spalle, ma il passato non si cancella».

La morte o il carcere è il destino ineluttabile che hanno in comune i protagonisti della serie nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo libro, diretta da Claudio Cupellini e Francesca Comencini (stavolta non c’è Stefano Sollima, impegnato in un altro progetto), scritta da Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Ludovica Rampoldi. Un «senso di morte» che aleggia anche intorno alla figura di Genny Savastano. «Non è più il ragazzino insicuro dei primi episodi, il mio personaggio – spiega Esposito – prosegue nella sua discesa agli inferi: ora ha accanto una donna Azzurra (Ivana Lotito) ha un figlio, gestisce «gli affari» fra Roma e Napoli e ha stretto un patto spietato con Ciro». Per riuscire nella sua «scalata» ai vertici della cupola mafiosa, intreccia rapporti con Enzo Villa (Arturo Muselli) erede di una famiglia camorrista del centro di Napoli: «Vuole diventare il capo – sottolinea l’attore – ma per questo aumentano i nemici e diminuiscono le persone di cui fidarsi». Dietro la fotografia glaciale di Ivan Casalgrandi e Vittorio Omodeo Zorini e le musiche cupe di Mokadelik, emergono figure femminili sempre più definite.

Dalla prigione esce Scianel (Cristina Donadio): «Il tempo trascorso dietro le sbarre l’hanno resa una iena ferita, quando finisce di scontare la pena sarà pronta a usare qualsiasi mezzo per vendicarsi». Patrizia ha fatto un cammino diverso, da ragazza «onesta» l’incontro (forzato) con Don Pietro ha determinato la sua metamorfosi: «Di Patrizia – spiega Cristiana Dell’Anna – mi piace quel suo non avere paura di guardarsi in faccia. In questa stagione fa un percorso che è un po’ l’opposto rispetto a quello di Ciro: lui sembra dimesso, in lei invece la bestia si risveglia».