«Quando si diventa adulti, gli organi si sciolgono in una pappa e il cervello diventa duro come la pietra» Yuki, uno dei tre ragazzi protagonisti di GoGo Monster, stabilisce così, in modo abbastanza netto, la distanza e la fondamentale paura che separa il suo mondo dal quello degli adulti e la sua particolare visione della realtà. Il manga, edito da J-Pop Manga (traduzione di Valentina Vignola, pp. 456) è opera di Taiyo Matsumoto, e prosegue la pubblicazione delle opere di uno degli autori di fumetti giapponesi più originali e affascinanti in circolazione. Scritto nei primi anni di questo secolo GoGo Monster può considerarsi un unicum nella carriera del mangaka nipponico, non solo per il tratto e stile adoperati, ma anche per come è stata concepita la storia. GoGo Monster è infatti il primo lavoro che Matsumoto ha riversato direttamente in un volume unico, senza cioè passare per la pubblicazione su periodici, trafila quest’ultima abbastanza di prassi nell’arcipelago nipponico. Come nota lo stesso autore in una breve intervista a fine volume, la scrittura su periodici dà lo spazio ed il tempo all’artista di confrontarsi con il parere dei lettori e, soprattutto, dilata il processo compositivo del manga.

La storia è ambientata in una scuola elementare e segue le vicende di tre ragazzi per la durata di un anno scolastico, dalla primavera all’autunno per giungere e finire di nuovo alla primavera. Il ritmo rapsodico e quasi sincopato della narrazione, quasi polifonica nelle prime pagine, passa da un personaggio all’altro, da un particolare della scuola ad un fiore del giardino, e mette sulla carta voci, sguardi e piccoli avvenimenti che accadono nella scuola. Makoto, un alunno di terza, fa amicizia con Yuki, un ragazzino introverso e deriso ed emarginato dal resto dei compagni di classe perché vede cose che gli altri non vedono, un mondo compenetrato e che soggiace a quello «nostro», quello condiviso dalla maggioranza. IQ è invece un piccolo genietto della matematica che se ne va in giro per la scuola con una scatola di cartone sulla testa, con solo un buco attraverso il quale vede e si connette con il mondo esterno. Le giornate dei tre ragazzi passano fra visioni e premonizioni di future distruzioni, gli aerei che passano sopra la scuola ed i vetri della scuola che si rompono sono importanti premonizioni per Yuki, ma anche fra atti di bullismo dei compagni, il disinteresse dei maestri, le visite ai piani superiori della scuola inutilizzati e deserti, e le chiacchierate con il vecchio custode della scuola. Proprio quest’ultimo sembra essere l’unico adulto, ed essere umano più in generale, in grado di creare un contatto e di prestare ascolto alle parole ed alle visioni di questi tre ragazzi.

Il lettore è libero di interpretare, o meglio, di dare diverse letture, alle tavole ed alla storia costruita da Matsumoto, ritratto sociale sì, ma anche esplorazione delle potenzialità dell’immaginazione dei bambini di mettersi in contatto con altri piani di realtà. Allo stesso tempo il manga è anche un ritratto del microcosmo scolastico, riflesso di quello che sta fuori, le vicende dentro le mura scolastiche sono il simbolo di quello che sta fuori, della società giapponese certo, ma anche un microcosmo che riflette certe tensioni e tendenze che si possono riscontrare in tutte le moderne società occidentali. Ecco che allora che uno degli angoli di lettura più interessanti e ricco di suggestioni per affrontare GoGo Monster è quello di considerarlo un’opera che tratta, anche, della diversità dell’individuo e come spesso il deviante o colui che si rapporta in maniera diversa al reale ed a ciò che gli sta intorno, venga respinto e considerato mostruoso. L’età giovanile, quella della pre-adolescenza nel nostro caso, esaspera lo sguardo che vuole normalizzare, e che considera in modo crudele coloro che si comportano in modo fuori dagli schemi o che possiedono una sensibilità diversa. Significativo è che Yuki, il bambino più sensibile e che «vede» gli abitanti dell’altro mondo, capeggiati da quello che lui chiama «superstar», abbia un rapporto speciale con il resto del regno animale e vegetale, si prende infatti cura con il custode della scuola, di un orto, degli alberi e anche di una conigliera. I conigli sono anche l’ossessione di IQ, che letteralmente impazzisce quando uno di questi, bianco, scappa e non si trova più.

Le tavole di Matsumoto sono create attraverso un lavoro che dà molta importanza allo spazio bianco, in qualche modo rappresenta quello spazio narrativo lasciato vago ed aperto per la lettura e la visione personale del lettore. A queste pagine, che compongono la maggior parte del volume, fanno da controaltare verso la parte finale del lavoro, delle pagine quasi completamente nere dove si scorgono appena i contorni dei visi e le espressioni di chi sembra celarsi all’interno di questa oscurità. Il finale, con il ritorno della primavera, l’inevitabile passare del tempo ed il passaggio verso un altro stadio della vita per i protagonisti, non chiude propriamente il cerchio narrativo ma lo lascia andare in lontananza e di questo anno con tutti i suoi accadimenti non resta più che un una vaga memoria sfumata, un impressione.