In Senato? E chi l’ha visto? Dopo l’elezione a presidente Ignazio La Russa gira per Roma come una trottola. C’è l’incontro Berlusconi-Meloni a via della Scrofa? Lui arriva e dichiara ai cronisti. Toto-ministri, rapporti nella coalizione, non c’è tema che non lo veda protagonista. Non è un presidente, ma un factotum della città, “Gnazio qua, Gnazio là”, come il barbiere di Rossini.

Arriva a Montecitorio per incontrare Micciché, esce e dà le quotazioni sul futuro ministro della Giustizia: «Casellati? Ieri sera era sub iudice». E ancora: «La signora Casellati svolgerà bene qualsiasi ruolo, per la giustizia c’è Nordio». E Ronzulli, pomo della discordia tra Meloni e il Cav? «Il ruolo che svolgono i capogruppo non è minimamente minore rispetto a quello dei colleghi di governo, perlomeno sono pari».

Scoppia una polemica sulla foto di Mussolini alla mostra per i 90 anni della sede del ministero dello Sviluppo? Ecco che arriva Gnazio, la battuta sempre pronta: «La foto c’è anche al ministero della Difesa, c’è scritto anche all’obelisco al Foro italico… che facciamo cancel culture anche noi?». Se ha un momento libero eccolo spuntare da Vespa su Rai1.

Naturalmente gli viene chiesto delle intemperanze di Berlusconi su Putin: «Lui ha questi rapporti personali a cui vuole sempre tenere fede, come con Gheddafi, ma sono convinto che non ci sia nessuna sbandata». Sulla visita nella sede di Fdi: «Andare a Via della Scrofa è stato un gesto politico e anche un gesto di cortesia a cui Berlusconi ci ha abituato: era già venuto, da imprenditore, portato da Servello, in quel palazzo c’era già stato».

Gnazio è inarrestabile. Taglia, cuce, incontra, smussa, si felicita per «il clima che si è svelenito». Sprona la truppa: «Non so se ce la faremo, ma se c’è qualcuno che ce la può fare quella è Giorgia Meloni, per me è come una sorella minore». Sarebbe più opportuno dire figlia, vista l’anagrafe. Ma Gnazio è attivissimo, un ragazzino, gli chiedono se intenda dimettersi da presidente dell’Inter club a palazzo Madama, e lui: «Piuttosto mi dimetto da presidente del Senato».

Se le opposizioni protestano per la sua assidua presenza nelle trattative per il governo, lui romanamente se ne frega. «Devo essere terzo nell’esercizio delle mie funzioni. L’ho giurato, e lo sarò. Ma se voglio andare alle riunioni politiche ci vado. Mica devi dire in quale bar vado o quale ascensore prendo…». Tutti lo chiedono, tutti lo vogliono. Largo al factotum della città.