JAZZ ITALIA
Ragnatele
armoniche

C’è una ritmica mobile, un piano (spesso un Fender Rhodes) che intesse ragnatele di fondali armonici, c’è il sax contralto (o soprano) del leader, Diego Bettazzi, che in Alternate Dream (WoW) mai insegue il fantasma della velocità, ma l’inquieto «recercare» di Shorter. Primo disco solista, dopo tante esperienze anche in big band. Composizioni mai banali, aperte, imprevedibili. Paolo Peruzzi, vibrafonista in bilico tra Europa e States, in Songs from the Past and the Holy Spirit (Autoprod.) attorno a sé ha riunito un sestetto con due sassofonisti strepitosi che parte dall’urgenza di Coltrane e incorpora molti spunti del jazz soundscape d’oggi. Un esordio notevole. Molti ricorderanno il pianista e compositore Donatello D’Attoma in Kodex, suono acustico ed elettronico. In Deep Down (Filibusta) è all’opera un quartetto dove il pianoforte rapsodico e aperto ai cluster dialoga con la tromba avventurosa di Flavio Sigurtà e con la ritmica precisa di Scianatico e Gyarfas. Ne risulta un suono teso, di profonde inquietudini e momenti più sereni, che chiede ascolto e ripaga dell’attenzione. (Guido Festinese)

ALTERNATIVE ITALIA
Quelli che non si
rassegnano

Nel paese della trap, della italodisco, del neomelodico sdoganato e dell’italopop, per fortuna c’è chi non si rassegna alla massa imperante e crea situazioni musicali alternative e, soprattutto, di livello. È il caso, da un quarto di secolo ormai, dei piemontesi Ufomammut, che si distinguono già per la appartenenza a un’etichetta come l’americana Neurot, fondata dai Neurosis, per la quale esce anche il loro nuovo lavoro, Hidden, un monolite sludge metal, noise e psichedelia. Anche l’Italia ha il suo supergruppo, gli I Hate My Village. Formatisi nel 2018 dall’incontro tra Fabio Rondanini, batterista dei Calibro 35 e il chitarrista Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion e non solo), la band ingloba poi Marco Fasolo produttore e membro dei Jennifer Gentle e Alberto Ferrari, mente dei Verdena. L’idea è quella di rivisitare la musica afro contaminandola con elementi occidentali e su queste basi si fonda anche il nuovo lavoro, Nevermind the Tempo (Locomotiv Records), e il risultato è un disco unico nel suo genere, almeno dalle nostre parti, a metà strada tra il Peter Gabriel «world» e gli Smile. Un gran disco, senza alcun dubbio. (Roberto Peciola)

BLUES
Credenziali
imprescindibili

Trance agonistica come credenziale imprescindibile. È il caso delle tre uscite che vi sottoponiamo. Iniziamo benissimo con Francesco Piu che per festeggiare i vent’anni di carriera, in concomitanza col recente Record Store Day ha stampato in versione limitata il ben fatto From the Living Room (Appaloosa Records). Il lavoro è composto da dieci brani di altri, che il musicista sardo declina in chiave blues con la solita maestria. Attorno allo spiritual viaggia Find the Cost of Freedoom, sui bordi degli Appalachi troviamo Crossing Muddy Waters, per rintracciare Don’t Want to Know in North Carolina. Da Belgrado giunge la cantante e pianista Katarina Pejak che apprezziamo in Pearls on a String (Ruf Records) grazie a un sound delicato e ritmico al tempo stesso, in alcuni passaggi prossimo al jazz. L’autrice emerge nella ballata Notes on Boredom e nella motivante Jeremy’s Boat. Stessa label per Get Goin’ a cura della chitarrista e cantante Katie Henry. La sua sei corde si ascolta sempre con soddisfazione, come testimoniano Jump, Bayou Boogie e Trying. (Gianluca Diana)

FOLK SPAGNA
Un labirinto
immaginario

Tra le uscite 2024 di Segell Microscopi (etichetta indipendente catalana) va menzionato innanzitutto il progetto Cabra Vol. 1, dal repertorio ispirato agli strumenti musicali e alle diverse radici dei quattro membri dell’ensemble che lo ha creato: la musica tradizionale di varie regioni spagnole (Castiglia, Valencia, Andalusia, Estremadura, Asturie e Paesi Baschi), utilizzando esclusivamente arrangiamenti in acustico, con un delizioso mix di 11 brani folk avvincenti, performati magistralmente . Con Flexus, La Viu-Viu licenziano un concept album ispirato ai labirinti immaginari, astronomici come il Gortyna Flex, naturali e, soprattutto, al labirinto minerale di Rocaviva, trovando, per descriverli, una sonorità chiara e pura, fresca e fantasiosa. Infine in Amor nòmada il musicista e poeta Joan Peiró Aznar (chitarra e voce) conferma la propria musica roots da un’ampia prospettiva, come un racconto di viaggi, in cui naviga sui confini dell’identità umana, per riconoscersi come abitante di un pianeta messo in musica dalle esperienze condivise. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

COMPILATION
Sorprese
nostrane

AA. VV.
AFRICAMORE THE AFRO-FUNK SIDE OF ITALY (1973-1978) (Four Flies Records)

**** Interessante operazione che recupera una serie di brani italiani tra soul funk, proto disco, afrobeat, incisi a metà degli anni Settanta. Dai Chrisma pre svolta new wave in coppia con Vangelis e Osibisa, al tribalismo di Lara Saint Paul, mentre gli African Revival rifanno Soul Makossa di Manu Dibango. Un’Italia sonora inaspettata che non flirtava solo con ritmi mediterranei ma si addentrava nel funk africano e sperimentava con sonorità poco note in un’epoca che produceva musica spettacolare. (antonio bacciocchi)

 

TRIBUTI
Lo spirito
del gruppo

AA. VV.
EVERYONE’S GETTING INVOLVED: A TRIBUTE TO TALKING HEADS «STOP MAKING SENSE» (A24 Music)

*** Nella carriera di Byrne e soci, Stop Making Sense – il film concerto del 1984 – merita menzione per la capacità di sintetizzare spirito del gruppo e contaminazioni culturali. Un tributo a quel repertorio arriva ora dagli Stati uniti. Star – e non solo – del pop rock si cimentano nell’impresa: dai Paramore con Burning Down the House a Lorde che incanta sulle note di Take Me to the River. Azzeccata Making Flippy Floppy di Teezo Touchdown, mentre Miley Cyrus non salva una variazione pop dance di Psycho Killer. (stefano crippa)

 

 

ALTERNATIVE
Stile
scozzese

ARAB STRAP
I’M TOTALLY FINE WITH IT DON’T GIVE A FUCK ANYMORE (Rock Action)

**** Aidan Moffat e Malcolm Middleton ancora insieme. A tre anni dal vero ritorno eccoli di nuovo in pista con un disco che riprende le loro coordinate sonore, fatte di ritmiche sintetiche, chitarre arpeggiate, elettronica e testi – sempre caustici e impegnati a raccontare cosa ci succede intorno – cantati o parlati con l’inconfondibile calata scozzese di Moffat. Se non lo hanno inventato un suono, di certo il loro stile è tra i più riconoscibili della scena indie rock internazionale e continuano a regalare piccole perle alternative. (roberto peciola)

 

ROCK
Potenza
di fuoco

FANNY
LIVE ON BEAT CLUB ’71-’72 (Real Gone Music)

**** Una sorpresa niente male che arriva dritta dalla leggendaria trasmissione televisiva in onda sull’emittente tedesca ARD. Protagoniste le quattro musiciste registrate probabilmente al massimo della loro potenza di fuoco. Grazie a un importante lavoro di recupero svolto nello studio Sonic Vision Mastering di Los Angeles, possiamo godere dell’incandescente rock di cui la band era paladina autentica. A dir poco fiammeggianti sono Ain’t That Peculiar e Young and Dumb. Il vertice si raggiunge con l’esplosiva Borrowed Time. (gianluca diana)

 

FOLK ITALIA
Un percorso
acustico

BEPPE GAMBETTA
TERRA MADRE (AMSC)

**** Il percorso d’eccellenza acustica del chitarrista flatpicker ligure (ormai anche cantautore, e specialista d’altre corde) Beppe Gambetta non conosce soste né cali di qualità. Qui si onorano i popoli umiliati e offesi e si celebra la memoria in italiano, in inglese, in occitano, e con ospiti come Tim O’Brien, David Grisman, Dan Crary, Howard Levy. Mood avvolgente, e una ballata (Un panino) che immagina un perplesso De André dalle nuvole che ripudia la propria museificazione commerciale che da sola vale l’acquisto. (guido festinese)

 

 

NINO BRUNO & LE 8 TRACCE
UTOPIA-IA-O (Goodfellas)
**** Fine dell’era severa per la cult band napoletana che qui veste mussola e spensierata inquietudine, mescola proto italodisco e it-pop, suona una musica dell’impegno monetizzato, con ironico distacco dalle virtù civiche e reperti sturm und drang. Viva Caporetto! traspone la disfatta dell’esercito italiano in uno spirito nazionale «dal basso», gioia carnevalesca e macabra per un eccentrico inno glam (radice della band) pacifista e anticonformista. Vanità, amori fatui, perversione. Non perdeteli dal vivo. (simona frasca)

GASPARE DI LIETO
A JOURNEY INTO POETRY (Notami)
**** Il pianista minorino offre autentica jazz poetry di Black America che interagisce con un quintetto tutto italiano: nel cassetto per quasi vent’anni, queste registrazioni con tre poetesse (Sonia Sanchez, Amina Baraka, Genny Lim) più un quarto d’ora filato del grande Amiri Baraka fanno conoscere bellezza ed empatia di un genere spesso frainteso. Qui vibra l’interazione tra parola e suoni improvvisati. Peccato l’assenza di booklet con i testi. (guido michelone)

JULES MASSENET
WERTHER (Palazzetto Bru Zamne)
***** Rappresentato per la prima volta alla viennese Hofoper (1892) e circa un anno dopo nella parigina Opéra-Comique, il dramma lirico in quattro atti del compositore di Saint-Etienne (1842-1812) è tra i capolavori della musica francese. Il musicista si confronta con l’omonimo capolavoro letterario (1774) di Goethe, creando la più sentita, personale, rivissuta delle partiture, architettando estese drammaturgie tra loro collegate. Vicende, luoghi, personaggi, scene marcano una sincera introspezione, fra eloquenza della linea vocale e orchestra quale motore del discorso sonoro. (guido michelone)

MOUNT KIMBIE
THE SUNSET VIOLENT (Warp/Self)
*** Il duo britannico è ormai un quartetto e, di conseguenza – o forse no – anche le coordinate musicali prendono altre strade. Non che questo rappresenti una novità, visto che di strade alternative ne hanno battute molte in passato. Stavolta si sono fatti ispirare dal deserto californiano e ciò che ne è uscito è un disco più «americano» che inglese, con TV on the Radio come riferimento. Ma restano spunti post punk à la Joy Division e shoegaze. (roberto peciola)

SUN RA
AT THE SHOWCASE LIVE IN CHICAGO 1976-1977 (Jazz Detective)
**** Comincia a farsi rilevante il piccolo tesoro di registrazioni ritrovate della Jazz Detective. Qui segnaliamo un doppio cd che coglie in azione uno smagliante Sun Ra con la sua Arkestra a Chicago, sua città adottiva, seconda metà anni Settanta. Con rare foto e corpose testimonianze di gente come David Murray, Jack DeJohnette, Reggie Workman, Amina Claudine Myers, e soprattutto Marshall Allen, oltre sei decenni a fianco del genio nero venuto dal futuro. (guido festinese)

PATRIZIO TRAMPETTI
L’IDEALE (Autoprodotto)
*** Cantautorato vecchia scuola, con i contenuti che fanno la differenza. Undici tracce che in un gioco di rimandi tra sfera collettiva e personale, scandagliano in profondità speranze, contraddizioni, passato e presente. Si impongono sulla distanza Fuoco lampe e ammore, Lotta ‘e classe e Avrei preferenza di no. (gianluca diana)