JAZZ ITALIA
L’emozione
del silenzio

Alexithymia: una parola greca che sta per «emozioni senza parole»: la musica spesso è così, e un modo di dire anglosassone invita a «far parlare la musica», non le chiacchiere. Il pianista Vittorio Solimene s’è preso un bel rischio scegliendo di far parlare la musica qui, con un gruppo di musicisti (ritmica e sax contralto) che mai avevano suonato assieme. Scommessa vinta su tutti i fronti: quello delle emozioni, e quello dell’interplay, che sembra sgorgare da anni di frequentazioni. Su Wow Records. Di emozioni raffinate da West Coast jazz racconta la musica del trombonista Aldo Joshua, in bilico nelle sue attività tra Italia e Polonia, che in Empty Nights in Cracow (Alfa Music) si fa accompagnare da un giovane trio polacco con sax baritono, Hammond e batteria. L’emozione del ricordo del Maestro Umberto Giordano (1867-1948), cui è stato intitolato il Conservatorio di Foggia, nelle musiche sinuose e vivaci per ensemble jazz con ritmica, ance e giovane orchestra sinfonica dalla penna del pianista Roberto De Nittis: il tutto nel prezioso Maé (Caligola). (Guido Festinese)

ALTERNATIVE ITALIA
Una morale
originale

È strano ma piacevole ascoltare un disco, italiano, che si rifà all’universo r’n’r, nella fattispecie glam rock. Parliamo di Weird Bloom, progetto del romano Luca Di Cataldo, giunto con Stargate (WWNBB) alla terza prova. Per sua natura il genere è talmente connotato che i paragoni sono quasi inevitabili, in particolare con il padre putativo Marc Bolan ma non mancano influenze più vicine a noi. Restiamo a Roma con il post punk di ispirazione goth rock dei Date at Midnight che pubblicano Fading into This Grace (Manic Depression). Anche qui i riferimenti sono chiari e da ricercarsi nelle band inglesi anni Ottanta, in particolare Sisters of Mercy e i successivi Mission, ma anche Joy Division. E a proposito di influenze, abbastanza chiare anche quelle che si riscontrano nel lavoro degli Heat Inc., band di base a Londra e composta da due italiani, un inglese e un francese. Asleep in the Ejector Seat (Punk Fox/Rough Trade), è una botta di puro rock e punk à la Iggy Pop (ma non solo). La morale è che si può fare buona musica anche non essendo necessariamente originali. Ma d’altronde chi è lo è oggi, originale? (Roberto Peciola)

TRIBUTI
Raffinate
empatie

A essere omaggiati stavolta sono tre grandi pianisti jazz da parte di esponenti della scena attuale – grosso modo inquadrabile tra post bop e sperimentalismo – che però non suonano lo strumento del tributo: il finnico-statunitense Frank Carlberg Large Ensemble in Elegy for Thelonious (Sunnyside Communications) vede il leader nei panni del big band leader e soprattutto del ri-compositore, come egli stesso ama definirsi: i 7 pezzi orchestrali partono dagli original di Monk per ottenere un effetto visionario di raffinata empatia a sua volta foriera di variegate soluzioni. La cantante afroamericana Fay Victor con Life Is Funny that Way (Tao Forms) in doppio cd trasforma 11 pezzi del geniale Herbie Nichols in altrettanti brani vocali, dove la forma-canzone è stravolta con uno stile rasente al free più radicale. Infine l’italiano Marcella Carboni Trio in Miradas (Giotto Music) si rifà alla musica di Enrico Pieranunzi, dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, il valore assoluto del pianista romano quale compositore immaginifico, con 13 pezzi spesso brevi in grado di adattarsi benissimo all’arpa solistica. (Guido Michelone)

AMBIENT IMPRO
Il coraggio
di viaggiare

«Watcha Mike», così Mike Cooper racconta che veniva salutato da Lol Coxhill, con il quale ha condiviso palchi e stralci della formazione giovanile. Esce quindi lo stupendo Soprano-An Homage to Lol Coxhill (Room40) di Mike Cooper and Friends. Undici brani dove l’inglese si fa affiancare da altrettanti sassofonisti. Si viaggia senza sovrastrutture e con coraggio tra paesaggi altri e ricerca dell’alterità, in particolare con Mr. Butterfly, Above Water Sax, Eternal Breath e The Cox on the Hill. «Quando le persone mi chiedono cosa faccio come compositore, spiego che non compongo brani, compongo attività». Così Joel Chadabe, scomparso nel 2021, raccontava il proprio percorso artistico e creativo. È stato compositore, autore e pioniere nello sviluppo di sistemi musicali interattivi, oltre a vantare una carriera accademica di primo livello. In questa raccolta intitolata Emergence (Intelligent Arts/Ars Subtilior), si ritrovano in ambito elettroacustico e da camera alcune delle sue opere più influenti. In evidenza Monomusic, Prelude to Naples e Rhythms for Computer & Percussion. (Gianluca Diana)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

AMBIENT
Apocalisse
e redenzione

ARLO BIGAZZI/ELENA M. ROSA LAVITA
D’ALTRONDE SON SEMPRE GLI ALTRI (Ma.So.)

**** Lei è una visual artist che a un certo punto s’è messa a descrivere anche soundscape con il basso elettrico e tutte le manipolazioni del suono oggi possibili; lui è un decano riconosciuto del suono di basso e della musica riottosa a ogni recinto di genere, un po’ come Bill Laswell e Jah Wobble. Assieme costruiscono qui un paesaggio sonoro unico infiltrato di rumori che è assieme apocalisse e redenzione, introspezione e solarità radiosa, ambient music e reale interplay sul guizzare di nervi e dita. (guido festinese)

 

ALT ROCK
L’evoluzione
di Dan

THE BLACK KEYS
OHIO PLAYERS (Nonesuch)

**** Con l’avanzare degli anni è sempre più interessante vedere l’evoluzione di Dan Auerbach. Date per assodate capacità artistiche e manageriali – si apprezzi in tal senso il lavoro con la label Easy Eye -, sorprende oltremodo la capacità di rimanere empatico col grande pubblico. Dopo alcuni validissimi dischi in area Hill Country Blues, assieme al sodale Patrick Carney, presentano nuovamente quella macchina da singoli a cui ci avevano abituati. È il caso di This Is Nowhere, di Beautiful People (Stay High), di Fever Tree, di Paper Crown, di Candy and Her Friends e di Don’t Let Me Go. (gianluca diana)

 

WORLD MUSIC
Inno
alla giustizia

MDOU MOCTAR
FUNERAL FOR JUSTICE (Matador/Self)

***** La musica di Mdou Moctar, contaminata da tradizione nigerina e da un rock psichedelico di gusto hendrixiano, ha da tempo fatto il giro del mondo. Il nuovo album è un inno alla giustizia per il suo martoriato paese, vittima di un recente colpo di stato, e per il suo popolo, i Tuareg. Anche per questo l’approccio è più aggressivo, urgente (il disco è stato registrato in soli cinque giorni a New York) duro, quasi violento. Il sound, sempre potentissimo, è a tratti quasi isterico e abrasivo. Come sempre a livelli di eccellenza. (antonio bacciocchi)

 

ART POP
Lo spettro
di Bowie

ST. VINCENT
ALL BORN SCREAMING (Virgin)

**** Lo spettro di David Bowie aleggia in molti momenti di questo settimo album di Annie Clark, conosciuta in arte come St. Vincent. E non è certo un male. Ma c’è, ovviamente, di più. C’è l’eterno rimando alla mentore Kate Bush e poi i vari ospiti, tra cui non si possono non citare Dave Grohl, Josh Freese e Cate Le Bon. L’art pop dell’artista texana colpisce ancora, con un senso di maggior cupezza e qualche spunto di sperimentazione che danno un risultato eterogeneo, come una sorta di patchwork sonoro in cui però tutto riporta alla base. Non un capolavoro ma un gran bel disco. (roberto peciola)

 

SOUL
Percorsi
emotivi

CHARLOTTE DAY WILSON
CYAN BLUE (XL Recordings/Self)

**** Voce tenue ma penetrante, background soul di spessore, l’artista statunitense – al secondo disco – a dispetto della giovane età dimostra una padronanza del genere non comune. Con un parterre di produttori di grido (Leon Thomas, Jack Rochon) Day Wilson – in passato alcuni suoi brani sono stati campionati da Drake e James Blake – mette insieme 13 canzoni ipnotiche e coinvolgenti che tracciano – nei testi – il suo percorso emotivo. «Sono diventata meno intransigente con me stessa e più interessata a catturare i sentimenti nel momento in cui accadono e lasciarli nel momento stesso». (stefano crippa)

 

ROXANA AMED & FRANK CARLBERG
LOS TRABAJOS Y LAS NOCHES (Sony Music Latin)
**** La collaborazione tra il cantante e la pianista qui si incentra sul progetto di musicare la poesia dell’argentina Alejandra Pizamik (1936-1972) su cui il duo si era già cimentato dodici anni prima. Ne fuoriesce un album di jazz poetry, terreno minato o argomento spinoso sia per gli improvvisatori sia per i letterati: ma il bilanciamento tra suoni e parole, note e versi qui risulta a favore di entrambe le arti, anche grazie al lavoro di orchestrazione per quintetto tra bop e free. (guido michelone)

MICHELE GAZICH E FEDERICO SIRIANNI
DOMANI SI VIVE E SI MUORE (Block Nota)
*** I due cantautori scoprono poesie inedite di Michele L. Straniero (1936-2000), fondatore del gruppo Cantacronache e arrabbiato folksinger alternativo che nel privato componeva liriche più introverse ed esistenziali, lasciando la politica militante quasi fuori dal proprio universo letterario. Mettere in note i testi altrui scritti per altri scopi è sempre una sfida o un azzardo, ma in questo caso evitando la filologia e usando la propria musica (rock, country, pop), la trovata risulta efficace, incisiva e originale. (guido michelone)

LOCAL NATIVES
BUT I’LL WAIT FOR YOU (Loma Vista)
**** Un anno fa uscì il non memorabile Time Will Wait for No-One, ora è la volta di quello che, dal titolo, sembra essere il prosieguo o, al limite, la risposta a quell’album. Differenze sostanziali in realtà, almeno nello stile consolidato della band alt folk rock statunitense, ce ne sono poche ma ciò che salta all’orecchio è, a nostro avviso, una cosa semplice e banale, che fa però tutta la differenza: il livello compositivo. Il loro miglior lavoro dai tempi di Gorilla Manor. (roberto peciola)

PHILL NIBLOCK
LOOKING FOR DANIEL (Unsounds/Echonance Festival)
**** L’8 gennaio è scomparso a New York il compositore originario dell’Indiana. Da sempre nome di punta in ambito sperimentale e minimalista, ne rintracciamo qui due esempi. In diverso modo Biliana e Exploratory, Rhine Version, Looking for Daniel, rappresentano la visione di Niblock: più intima e concentrata la prima, più spaziosa e aerea la seconda incisione. Il tutto in un magma che mescola drone music, ambient e contemporanea. (gianluca diana)

MARCO ROBINO
LA MEMORIA DEL MONDO (Plaza Mayor/Sony)
**** È una specie di «suite espansa», con la levigata e sontuosa precisione degli Architorti, voci maschili e femminili, misteriosi suoni della laguna, la musica qui raccolta, colonna sonora – e non solo – per il film di Mirko Locatelli. Riferimenti dichiarati Carpi, Cipriani, Gian Piero Reverberi, per la loro attitudine a mediare tra contemporaneità e il nostro portato barocco, schegge preziose di minimalismo, un’eleganza dolce e severa che affascina e turba. (guido festinese)

MARCO VAVASSORI
WALKING WITH BOB (Caligola)
**** C’è anche il clarinetto dirompente di Michele Uliana (vincitore di un Premio Tony Scott) a rafforzare il giovane quartetto messo su da Marco Vavassori, contrabbassista e compositore dei brani di questo bel disco. Jazz modale, spinte contemporanee, aperture solari mediterranee con un preciso focus balcanico, una dedica a Jimmy Blanton, per un disco solido ben più che promettente. (guido festinese)