JAZZ
I silenzi aperti
del grande Nord

Aria di grande Nord, di spazi aperti e cristallizzati in un silenzio che pulsa alle orecchie. Succede, con molte incisioni marcate Ecm, ma quanto è per molti un limite, per altri è punto di forza. Certo è difficile non amare, ad un ascolto senza pregiudizi, lo strepitoso sodalizio tra Arve Henriksen, il trombettista norvegese che porta avanti una linea estetica ultracool con Harmen Fraanje, pianista olandese in Touch of Time. Lirismo estremo, respiro della musica, ombra e luce. Chi la musica la fa respirare da decenni è il grande John Surman con i suoi sassofoni e il clarone, e ne è riprova l’atteso Words Unspoken, con il nuovo quartetto: Rob Luft alla chitarra, Rob Waring al vibrafono, Thomas Strønen alla batteria. Le «parole non dette» del titolo ci sono tutte: nell’interplay magistrale, nel folk che aleggia. The Blue Land, infine, è il secondo disco per il sassofonista Matthieu Bordenave, alla testa di un quartetto reattivo di impressionante espressività: quando viene omaggiata la coltraniana Compassion la musica sembra levitare, ma è l’incastro anche spigoloso dei quattro che affascina. (Guido Festinese)

ALTERNATIVE ITALIA
Momento
di gloria

L’alternative in Italia è ancora vivo? O siamo ormai assuefatti alle regole del gioco, sanremesi e non solo? La risposta è sì, la scena alternativa italiana ha ancora modo di esistere. Poi, sia chiaro, non sempre e non tutto funziona ma il solo fatto che ci sia ancora qualcuno che prova a distinguersi è positivo. Una band che ha avuto i suoi momenti di gloria sono i Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, da Foligno, che tornano con Bloom (To Lose La Track). Solito mix – per loro – di stoner, psichedelia shoegaze e post punk, il cui respiro internazionale appare chiaro, così come le influenze varie. Influenze altrettanto chiare, che si richiamano ad artisti d’oltreoceano come Elliott Smith, Wilco e Yo La Tengo, per i Black Tail, da Latina, che pubblicano Wide Awake on Beds of Golden Dreams (Mia Cameretta). Stoner, hard rock e psichedelia invece per il debutto dei romani Black Flamingo, dal titolo An-nûr (Subsound), con la title-track che vuol anche essere un tributo alla lotta palestinese. Sei brani, tutti strumentali, che girano su un motivo o un riff reiterato a cui si aggiungono via via sonorità che riportano alla mente, ad esempio, gli Ozric Tentacles. (Roberto Peciola)

JAZZ/2
Una nota
sulla tela

Il jazz come una tela su cui vengono dipinti paesaggi sonori compositi e ricchi di diversità. Prendendo spunto dall’inventore austriaco Simon Ritter von Stampfer creatore del disco stroboscopico, i suoi connazionali Knoedel pubblicano Wunderrad (Col legno). I nove musicisti capitanati dal suonatore di fagotto Christof Dienz realizzano un lavoro stimolante ed eterogeneo dove i colori del folk e della musica da camera scintillano facendo la differenza, come si evince da Liebevolle Vernachlässigung, Atacama e Rakete. Cheto, avvolgente e tranquillo al punto da indurre pace all’ascolto è il nuovo Amerikabåten (Hubro) di Trond Kallevåg, chitarrista norvegese di pregio. Grazie anche ad una band niente male in cui spicca il violino di Selma French, ci immergiamo in atmosfere prossime ad americana e indie folk. Per voi i grandi orizzonti evocati da Amerikalinjen, Fargo e Høvding. Sperimentale è Skymt (LabLabel) di Live Maria Roggen & Ingfrid Breie Nyhus: la voce della prima e il piano della seconda volano nell’improvvisazione in modo ardito. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
La formula
del guitar trio

La formula del guitar jazz trio (chitarra-basso-batteria) s’espande a macchia d’olio nel panorama nostrano grazie all’autorevolezza degli americani (Bill Frisell, John Scofield, Pat Metheny, Mary Halvorson), e per via della praticità di una mini-band che, dal vivo, abbatte i costi del noleggio del pianoforte. Di conseguenza il sound chitarristico, meno vincolato alle tradizioni bebop, prospetta nuove soluzioni come accade a Filippo Ieraci con Trust the Princess (Artesuono) alla confluenza tra rock e post bop con 10 brani da lui scritti e arrangiati, in perfetto interplay, tra riff elettrici e beat quadrati, fra momenti di libera improvvisazione e ricerca di armonie sofisticate. È Zante a ispirare Francesco Bruno in Zàkynthos (Alfa Music): con la morbida sensualità della sei corde, i sei pezzi (tra cui un Monk) offrono una moderna essenza jazzistica, con pause meditative, segni onirici, ritratti colorati, atmosfere evocative. Infine l’Enrico Casarotto di Pure (nusica.org) scrive 11 composizioni di jazz attuale, frammisto a elementi e improvvisati, dove i suoni elettrici approdano a una ottima sintesi dei diversi linguaggi. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

ALTERNATIVE ITALIA/2
Drammatiche
atmosfere

BEBALONCAR
DIARY OF A LOST GIRL (Rubber Soul Records)

***** Scanna è stato uno dei protagonisti della scena neo Sixties italiana con Ugly Things, Primeteens, Sciacalli, Bohemians, Pamela Tiffins e tanto altro. È tornato nel 2022 con una nuova creatura, dal nome suggestivo ed evocativo, con il brillante esordio Suicide Lovers. Il nuovo album ricalca i sentieri tracciati nel precedente lavoro: minimalismo sonoro, atmosfere drammatiche, solenni, oscure e malate, dove Velvet Underground, Jesus and Mary Chain e umori shoegaze si uniscono in una miscela personale, lungo dieci brani. (antonio bacciocchi)

 

POST PUNK
Signori,
si cambia!

IDLES
TANGK (Partisan/Self)

***** Signori, si cambia! Abbandonata la vena ironica e di critica sociale oggi gli Idles parlano d’amore, anche se a modo loro. Ma le differenze non si fermano qui, pur rimanendo riconoscibilissimi per la voce di Talbot e la chitarra storta di Bowen -, i cinque di Bristol provano a modificare il registro del loro post punk, cercando sonorità meno urticanti, à la Radiohead per certi versi (non a caso c’è Nigel Godrich alla coproduzione). Momenti più rilassati fanno da contraltare al classico sound creato dalla band, e il risultato è, a parer nostro, un gran disco, che però farà discutere e dividerà critica e fan. (roberto peciola)

 

SOUL BLUES
La grinta
di un tempo

DANIELLE NICOLE
THE LOVE YOU BLEED (Forty Below Records)

**** Torna la cantante e bassista di Kansas City, Missouri. Lo fa con il suo stile, licenziando un lavoro di soul blues con delle tinte rock sul fondo a dare corpo al tutto. È un disco di canzoni d’amore viscerali e appassionate. Non lesina emozioni e lo si ravvisa sia in passaggi degni della vecchia scuola r&b come Right by Your Side e Make Love, che quando c’è da mostrarsi senza veli come accade nella meravigliosa e acustica A Lover Forever. Livelli alti anche in Love on My Brain e Walk on by, dove torna la grinta di un tempo, quando militava nella formazione di famiglia dei Trampled Under Foot. (gianluca diana)

 

AVANT POP
Complessità
dell’animo umano

LAETITIA SADIER
ROOTING FOR LOVE (Duophonic Super 45s)

**** Se è il pop trendy e godurioso che passa per radio ciò che cercate, state alla larga: questo disco non fa per voi. Il ritorno solista – quinto a sei anni di distanza dal precedente – della cantante membro degli Stereolab, è infatti all’insegna di un sofisticato (e intelligente) mix di avant pop e sintetizzatori, tromboni, batterie dal vivo e programmate a sottolineare testi che mettono in scena la complessità dell’animo umano. Da segnalare la presenza di un gruppo vocale, The Choir, che opera cambi di accordi e ardite armonizzazioni. (stefano crippa)

 

ALT ROCK
Addio
ai demoni

CHELSEA WOLFE
SHE REACHES OUT TO SHE REACHES OUT TO SHE (Loma Vista)

**** L’apertura, Whisper in the Echo Chamber, è una piccola gemma che ci trasporta in un mondo oscuro, inquietante. La dark wave post industrial del brano lascia però spazio a qualcosa di più rassicurante, facendoci scoprire una nuova Chelsea Wolfe, lontana dai demoni con cui si è scontrata in passato, vedi la dipendenza dall’alcol, roba ormai alle spalle già da qualche anno. Restano sullo sfondo l’influenza di PJ Harvey e le reminiscenze folk e trip hop mentre sono quasi scomparse le bordate metal e goth. E va più che bene anche così. (roberto peciola)

 

FEDERICO CALCAGNO OCTET
MUNDUS INVERSUS (Habitable Records)
**** Calcagno, non ancora trentenne, clarinettista milanese in pendolarismo continuo tra Milano e i Paesi Bassi, è uno dei nomi da tenere d’occhio per le sorti del jazz contemporaneo. Qui lo trovate leader di un ottetto multietnico, con trombone, violoncello, contralto, vibrafono, piano, basso e batteria. Tempi composti e dispari, labirinti duri di frattali sonori che diventano misteriose oasi di quiete, interplay a livello telepatico: coraggio e bellezza, un bel riferimento a Threadgill. (guido festinese)

PIVIO & ALDO DE SCALZI
DIABOLIK CHI SEI? (Carosello Records)
**** Continua la collaborazione con i Manetti Bros. della premiata coppia di autori genovesi, specialisti di colonne sonore (ma non solo): un’intesa che sortisce sempre bei risultati, ma nel caso della serie dedicata al sulfureo Diabolik trasposto in film esiti eccellenti, sul filo di una tensione musicale «d’epoca» sapiente e calibrata. Il doppio, lussuoso vinile fa scoprire anche parecchie chicche che sbalzano qui e là: Alan Sorrenti con i Calibro 35, Raiz, Franco Ricciardi, Mario Biondi, un superbo Aldo De Scalzi. (guido festinese)

ALESSANDRO MARZANO QUINTET
MONK’S PIECES (Emme)
**** La bellezza delle note lasciate da musicisti geniali è che ogni tipo di approccio è valido, al confronto con quegli universi estetici inesauribili. Qui è all’opera un quintetto guidato dal batterista Marzano con ritmica, due sax e trombone: nessun piano, dunque, nessuna citazione diretta dell’approccio martellante di Monk, ma solo intrecci polifonici, e una presa diretta che mette in conto anche eventuali imprecisioni, come piaceva a Monk. Funziona? Certo, non c’erano dubbi. (guido festinese)

SARAMACCAN SOUND
WHERE THE RIVER BENDS IS ONLY THE BEGINNING (Glitterbeat Records)
**** Partiamo dalle basi: andate a cercare lo stato del Suriname. Una volta compreso come e quanto siano importanti gli ambienti rurali da quelle parti, comprenderete appieno le melodie oscillanti e lucenti dei fratelli Robert Jabini e Dwight Sampie. Un suono acustico con voci e chitarre, caldo e amichevole, attraverso il quale il duo narra storie quotidiane che includono anche come e quanto l’ecosistema locale soffra il cambiamento climatico. (gianluca diana)

SONIA SPINELLO-EUGENIA CANALE
FLOW (Abeat for Jazz)
**** Le sonorità delle due musiciste si uniscono nell’inventare un’arte acustica originalissima nell’attuale panorama italiano: un flusso di note coinvolge, sul piano estetico, territori lontani nello spazio e nel tempo, tanto a livello di liriche, cantate da Sonia (in inglese, francese, arabo), quanto nell’impiego del piano di Eugenia, la quale inserisce corpi alieni in cordiera, favorendo quindi tecniche percussive che quasi snaturano lo strumento, a favore di un suono sperimentale. (guido michelone)

TOC DE CRIDA
TOC DE CRIDA (Segell Microscopi)
*** Disco fresco e allegro, mix fra tradizione e contemporaneità della musica majorchina. Il sestetto recupera e valorizza strumenti percussivi e melodici dell’isola delle Baleari. Otto canzoni dalle svariate influenze, con echi e suggestioni da Nord Africa, Paesi Baschi, Italia, Brasile, Mediterraneo, Baltico e realtà più vicine (il folk di Valencia e Barcellona). Ottimo esempio di world music orientata a realtà locali, con sguardo cosmopolita. (guido michelone)