JAZZ ITALIA
Spazi
di vita

Otium era, per i romani, non la dissipazione del proprio tempo, ma la possibilità di riflettere, creare, occuparsi di tutti quegli spazi di vita che non fossero negotium, il lavorare per vivere. Nel disco che porta questo titolo (Angapp), il compositore e chitarrista Livio Bartolo lo immagina come equilibrio tra scrittura e improvvvisazione: con due flauti, una tromba, un clarinetto basso. Dosaggi sapienti tra silenzi, pieni di suono, linee che si inseguono, cinque momenti in solitaria. Altro progetto poco prevedibile nei brani di Club Notturno di Alessandro Deledda (Losen), con gente di prima vaglia nel quintetto. L’idea è far decantare la polpa melodico- ritmica delle colonne sonore dei b-movie anni Settanta, in particolare i «poliziotteschi» in un ambito nutrito di funk e spunti zappiani. Fantastico. Dell’imprevedibilità, sviluppata a partire da scrittura solida di base, per poi procedere seguendo quanto suggerito da accordature particolari, interplay, da un procedere erratico memore di ascolti attenti hanno fatto la base i tre della BJ Jazz Gag. In Figura (Fonterossa) un compendio perfetto. (Guido Festinese)

ALT POP
Fine anno
di «nicchia»

Fine anno con tre album tra pop, new wave e post punk per altrettante band «di nicchia». Si parte con gli Oldfield Youth Club, creatura dell’ex leader dei Last Party Simon Rivers, che pubblicano il nuovo The Hanworth Are Coming (Tiny Global Productions), che sembra un compendio di pop British di derivazione Seventies e Eighties, condito da quella classica ironia che «regna» da quelle parti. Senza particolari guizzi ma si lascia ascoltare volentieri. La medesima etichetta rilascia anche il nuovo lavoro dell’ex chitarrista dei Fall, Martin Bramah, con la sua band Blue Orchids e intitolato Magpies Heights. Dieci brani che tendono a girare su refrain armonici reiterati che riportano a un’idea di psichedelia con forti umori folk e spunti post punk che richiamano, specie per il tono vocale, gli Stranglers. Niente male. Infine un gruppo formatosi nel 1979 che, dopo uno scioglimento, ha ripreso da qualche anno come trio. Sono i londinesi Trudy e presentano un ep di 7 tracce, Outside Time (Miron Music). Pop, psichedelia e folk dal sapore Seventies con spunti davvero gustosi. (Roberto Peciola)

JAZZ
«Opportunità»
da cogliere

Stagione fredda da trascorrere con una manciata di buoni dischi. Un quartetto niente male è quello degli A Tonic for the Troops. La formazione norvegese firma cinque brani ricchi di melodie che vanno dritte al cuore in Realm of Opportunities (Odin). Il combo, guidato dalla brava contrabbassista Ellen Brekken, autrice di tutti i temi, si mette in luce con la lunga e toccante Song for the Resilient, dedicata alle donne oppresse di Afghanistan e Iraq. Si apprezzano anche Arctic Waltz e A Cup of Ambitions dove spicca il sax di Magnus Bakken. Ardimentoso è il viaggio per solo violoncello intitolato Empty Smile, firmato da Luca Tilli, il quale compone sedici brani in cui oltre alle mera tecnica, riesce a immettere carattere ed emozioni. Ci sono piaciute In the Morning, The Wrong Chair e Empty Smile IV. Il tutto esce per We Insist!, label che si preoccupa anche della pubblicazione di Banquet of Consequences di Antonio Borghini, il quale conduce il suo sestetto con maestria. Giocose e non banali sono The Flop e The Banquet Song. (Gianluca Diana)

CLASSICA
Sull’onda
della Sonata

Ciò che lega i tre album è innanzitutto la presenza femminile assoluta alle prese con lavori solisti di grande portata storica. La franco-giapponese Aya Hamada in Bach Goldberg Variations (Evidence) interpreta i 32 pezzi, resi noti (e moderni) dal pianoforte di Glenn Gould, suonando però un clavicembalo del 1642 (circa un secolo prima delle composizioni) per rendere il genio di Eisenach «attuale» della propria epoca. La rumena Anca Vasile Caraman con Max Reger: 4 Sonaten op. 42 (Stradivarius) omaggia lo sfortunato musicista tedesco di fine Ottocento, che rivitalizza la forma sonata per violino solo sull’onda tecnico-emotiva del citato Bach e del più vicino romantico Brahms. Infine l’italiana Mariangela Vacatello su Scriabrin Piano Sonatas (Stradivarius) accentua al pianoforte il «nuovo» presente nell’artista russo di inizio Novecento, il quale può essere considerato, con Debussy, Satie, Mahler e altri l’iniziatore della cosiddetta musica contemporanea, prima della ventata espressionista (Stravinsky) e della scuola dodecafonica (Schoenberg) solo 10 anni dopo. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

WORLD MUSIC
Nel nome
di una dea

LUIGI CINQUE/STEFANO SALETTI/URNA CHAHAR-TUGCHI
PERSEPHONE (Ma.So.)

**** Un triangolo isoscele della «musica del mondo» in perfetto equilibrio estetico e poetico. C’è la voce incantata e al caso minacciosa di Urna Chahar-Tugchi, vocalist dalla Mongolia profonda, cittadina del mondo, fiati, tastiere, cornamuse, piano e voce di Luigi Cinque, corde, percussioni, piano e voce di Stefano Saletti, tocchi di elettronica: un viaggio dove le «pianure liquide» del Mediterraneo vanno a lambire il Medioriente e l’Africa, un viaggio visionario e terragno: nel nome di Persefone, la dea giovinetta dei misteri eleusini. (guido festinese)

BLUES FOLK
Magie
dell’infanzia

LUTHER DICKINSON
MAGIC MUSIC FOR FAMILY FOLK (New West)

***** Tra qualche anno racconteremo di aver avuto la felice occasione di vivere al tempo di Luther Dickinson, una delle stelle più radiose della musica statunitense dell’ultimo ventennio, ascoltandone lo sviluppo del percorso artistico. Roboante e muscolare con North Mississippi Allstars e progetti annessi, delicato ed essenziale nelle produzioni personali. Qui suona le canzoni dell’infanzia,creando musica con figlie e colleghe musiciste. Undici brani leggeri di blues folk. Meravigliose le interpretazioni di Crawdad, They All Ask’d for You e Boom Boom. Strepitosa è Whatever River. (gianluca diana)

GARAGE PSYCH
Svelare
l’oscurità

GHOST WOMAN
HINDSIGHT IS 50/50 (Full Time Hobby)

**** Evan Uschenko, polistrumentista, vocalist e principale compositore, e il batterista, e co-compositore, Ille van Dessel sono i due musicisti che si celano dietro il nome Ghost Woman. Arrivano dal Canada e chi scrive li ha scoperti, colpevolmente, solo con questo Hindsight Is 50/50, quarto album nell’arco di poco più di due anni. Propongono un garage psych di stampo chitarristico decisamente «scuro» e soprattutto molto ma molto ben fatto, al punto da indurci ad andare a ricercare le precedenti uscite. Se vi piace il genere e non li conoscete accodatevi a noi… (roberto peciola)

 

FOLK WAVE
Un seme
British

HARP
ALBION (Bella Union/Pias/Self)

**** Un disco di rara raffinatezza e delicatezza. Partendo da questo assunto c’è da sapere che Harp è il nome d’arte scelto per il suo progetto solista – in animo da anni ma mai finora portato a compimento – dell’ex leader dei Midlake Tim Smith. L’album è, anche se solo in parte musicalmente, un omaggio all’isola britannica e a quei gruppi che ne hanno caratterizzato gli anni Ottanta, dai Joy Division ai Cocteau Twins fino ai Cure di Faith. Un uso massiccio di phaser e chorus per le chitarre, assieme a elementi elettronici e acustici, in un ottimo lavoro tra folk e new wave. E I Am the Seed è un «seme» prezioso. (roberto peciola)

 

RACCOLTE
Svuotando
gli archivi

MINA
DILETTEVOLI ECCEDENZE 2 (PDU)

*** A Lugano si svuotano – ma con parsimonia – gli archivi di casa Mazzini. In un lavoro di catalogazione che viaggia parallelo con i songbook (lo scorso anno i Beatles), ora si raccolgono jingle, lati b e inediti (stra)attesi dai fan. Nel secondo volume della serie ecco La palla è rotonda versione bossa che surclassa la versione electro del 2014 o il funky di Abban-dono griffata Saturnino con tanto di video in cui la tigre appare «rielaborata» dalla IA. Ma le vere chicche sono del 1971: My Way e Too Close to Comfort che dovevano far parte di un album «internazionale» poi abortito. (stefano crippa)

 

AGUIRRE
BELLE EPOQUE (Snowdonia)
*** Il quartetto rock romano pubblica il secondo disco, confermandosi coeso, variopinto, originale nelle soluzioni musicali e negli argomenti dei testi, che, spaziando tra attualità e sociale, politica e fiabesco, risultano spesso cinici, taglienti, pervasi da un sottile humour e da una critica simbolicamente feroce. Il tutto all’insegna di un pop memore degli anni Ottanta e Novanta italiani e anglofoni, con echi country, ethno, jazz di insolita raffinatezza, soprattutto nelle parti soliste. (guido michelone)

SUSAN ALCORN
CANTO (Relative Pitch Records)
**** Susan Alcorn è una suonatrice di pedal steel guitar, strumento in genere associato alla country music e al folk. Lei, un po’ come Frisell, ne ha dilatato gli orizzonti, trasformandola in uno strumento contemporaneo. Un progetto strepitoso con il Septeto del Sur cileno, in omaggio alla Nueva Cancion Chilena e alla memoria delle vittime di Pinochet, in cui echi folk, di Victor Jara e Violeta Parra si incrociano in un percorso dolente, labirintico e visionario. (guido festinese)

GEORGE GEE SWING ORCHESTRA
WINTER WONDERLAND (autoprodotto)
**** Il Christmas Album quest’anno sembra un po’ in ribasso anche per una sostanziale coazione a ripetersi da parte dei divi pop, rock, soul. Fa eccezione questa misconosciuta big band newyorkese che dà largo spazio al jazz inteso come arrangiamenti, sonorità, solo, improvvisazioni anche su temi notissimi (Jingle Bells, la title-track ecc). Insomma un disco natalizio gioioso, allegro, divertente. (guido michelone)

VALENTINA LUPI
MADRE NON MADRE (Romolo Dischi)
*** Un ritorno gradito quello della cantautrice romana, con disco che arriva a distanza di otto anni dal precedente ep. La produzione e le chitarre di Adriano Viterbini si fanno sentire e hanno un peso anche varie partecipazioni del mondo pop e indie nostrano. Ma oltre il mero elenco di chi ha contribuito, conta riascoltare la bella voce di lei. Il tono delle liriche è melanconico e si scioglie in brani caratteriali e dal sapore agrodolce: consigliamo 7 minuti, Grandi numeri e Non potevi mancare tu. (gianluca diana)

DIRK MAASSEN
SCHATTENKIND (Sony Classical)
***** Che il poliedrico Dirk Maassen si presti ancora a scrivere per il cinema è un evento interessante. Lo fa con il suo pianoforte e narra una vicenda interiore, suonata con tocco lieve, con tanta di quella musicalità che rispecchia i tempi dei suoni lunghi. Come lui sa fare bene con le note che traccia in quella misteriosa ronda notturna di pianistiche visioni applicabili alle cellule di immagini lontane. Bellissimo. (marco ranaldi)

SILVIA VALTIERI TRIO
AMENITÀ (Carta Vetrata)
**** Silvia Valtieri è una di quelle musiciste speciali che sanno lavorare sul filo sottile dell’ironia, pur non avendo alcuna preclusione verso la ricerca più «seria» e l’improvvisazione. Inevitabile l’innamoramento per Dave Frishberg, pianista e compositore che dello humour e dell’ironia fece il suo fondamento, regalando brani a Shirley Horn, Anita O’Day, Mel Tormé e via citando. In trio, lei a piano e voce, con Govoni e Ganzerli traduce in italiano Frishberg con spericolata freschezza, riservandosi momenti di luminoso pianismo. Perfetto. (guido festinese)