FOLK ITALIA
I luoghi
delle note

Ci sono percorsi, nei bordi meno «mediatici» delle note italiane, che in altri paesi sarebbero considerati pura eccellenza. Come quello del clarinettista e compositore Orio Odori con l’Harmonia Ensemble, formazione a trio ma spesso a geometria variabile che da oltre un trentennio attraversa con intelligenza i più diversi territori stilistici. Ne I sogni di Federico (Ma.So.) cinque composizioni, a partire da quella che intitola, usata anche come sigla su Radio 3, e poi quattro inediti che sventagliano un perfetto soundscape della post-modernità. La stessa etichetta toscana pubblica anche Saluti da casa/Ho dato il mio sangue alla musica, un cd che finalmente rimette un po’ in ordine il caotico ma vitalissimo percorso di Roberto Del Piano, bassista radicale che da mezzo secolo appare, come un folletto, nei luoghi delle note dove succede qualcosa: con gente come Liguori, Mandarini, Arcari. Altra improvvisazione da maestri? In Wells (Amirani) di Gianni Mimmo e Harri Sjöström, duetti di soprano e sopranino. Sulle orme ben segnate (senza citazionismo) di Lacy e Potts. (Guido Festinese)

GARAGE ROCK
Alle radici
della semplicità

Ritorno alle radici della semplicità. One Man Band (Modern Sky), il nuovo, quinto lavoro solista di Miles Kane, è esattamente questo, un disco semplice, senza sovrastrutture, con i tre strumenti rock per antonomasia – chitarra, basso e batteria -, riff che catturano e il solito gusto per le melodie pop, che chi è nato dalle parti di Liverpool non può non avere. Uno sguardo agli Strokes, uno a Marc Bolan e un omaggio all’idolo calcistico Baggio, al quale dedica il primo singolo. E a proposito di riff belli carichi, torna una delle band più amate della scena garage a cavallo dei Duemila, gli svedesi The Hives. The Death of Randy Fitzsimmons (The Hives AB) è una collezione di brani rapidi, decisi, diretti come da loro tradizione. Chi li ha amati sarà felice. Si chiude con Wreckless Eric, al secolo Eric Goulden, un «ragazzo» che ha esordito appena 46 anni fa, in piena era punk. Oggi quel « ragazzo»continua a produrre dischi come Leisureland (Tapete/ Audioglobe), con cuore e anima ancorati ai suoi anni giovanili. E così via con garage e psych pop di ispirazione Sixties e Seventies. Un male? Per niente! (Roberto Peciola)

SPERIMENTALE
Sintesi
minimalista

Osare è sperimentare. Estone ma di casa ad Amburgo, Kris Kuldkepp propone Moonutatud Muundused/Distorted Conversions (Zeromoon). Partendo dall’esperienza con viola da gamba e contrabbasso, l’artista – capace anche di svariare in contesti multimediali e visuali – propone tre temi che raggiungono i 42 minuti totali grazie all’inclusione di suoni sintetici. Minimalismo e drone music innervano il tutto, dal quale estraiamo Küllastumine Nõudmisel/ Saturation on Demand. Dalla Norvegia Kjetil Bransdal & Thore Warland con Record Players, Percussion and Sound Effects I (Drid Machine Records/ Hærverk Industrier). Nel titolo ben viene documentato come i due, dividendosi le strumentazioni che arricchiscono con corpose manipolazioni electro, diano vita a forme sonore sorprendenti. Comprova nei passaggi meglio riusciti: Dimensional Stability e Downhill Planet. Dissolution of the Other (Aspen Edities) è realizzato dal duo Poor Isa. Banjo, lentezza e artefatti digitali sono gli ingredienti di un lavoro dal sapore cinematografico. (Gianluca Diana)

JAZZ
Percorsi
in parallelo

Il jazz piano solo, che percorre in parallelo la storia musicale afroamericana dal ragtime a oggi, vanta anche in Europa e soprattutto in Italia alcuni virtuosi che sanno coniugare il linguaggio post bop alle sonorità classiche e avanguardiste. Anzitutto Walking on the Air (Stradivarius) di Emanuele Pedrani è davvero una brillante sintesi, come spiega l’autore nel booklet: andare a ritroso con il pensiero, ai mesi del lockdown, agli ascolti jazz e classici in gioventù, onde rimetterli in gioco attraverso 12 nuovi brani di pacata riflessione. Piano Music 2 (Amp) di Alessandro Sgobbio preme il pedale dell’acceleratore del sound di ricerca, accogliendo nei 9 brani a proprio nome un’autoreferenzialità creativa. Infine in And the Sea Am I (Tonos) Greg Burk, americano ma in Italia da anni, risulta interessato al sociale trovando precise relazioni tra il mare, la musica e la vita: «Vogliamo promuovere il jazz e aiutare i cittadini del mondo a comprendere la nostra unità globale nel modo in cui gli stili di esecuzione dei musicisti rendono ogni versione diversa con i loro assoli improvvisati». (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

OPERA
Delirio
inebriante

AA. VV.
LES NUITS DE PARIS (Palazzetto Bru Zane)

***** Française con sede a Venezia: ora l’orchestra Les Siècles diretta da François-Xavier Roth, agendo su strumenti originali ottocenteschi, propone, come dice il sottotitolo Dance Music from Folies Bergère to Opéra, lavori di 13 compositori (Delibes, Gounod, Hervé, Massenet, Saint-Saens, Strauss i più noti) quando i balletti dell’Opéra della Ville Lumière, davvero splendente, hanno gli echi gioiosi di café-chantant e balli di corte, trascinando l’intera società in un unico slancio festoso con musica di prim’ordine, inebriante fino al delirio. (guido michelone)

 

 

FOLK ITALIA/2
La coerenza
del cambiamento

FLAME PARADE
CANNIBAL DREAMS (Ma.So.)

**** Si va facendo consistente la discografia dei toscani Flame Parade, un gruppo che qualcuno ci ha regalato manovrando una macchina del tempo settata sul lustro ’65- ’69. Un po’ come succedeva con i gloriosi Mercury Rev di qualche anno fa, stavolta però qualcosa s’è mosso, nell’universo onirico e dream pop della band, con la collaborazione e co-produzione della cantautrice Matilde Davoli: che non cambia le carte in tavola, ma aggiunge una bella nervatura ritmica al tutto. Come cambiare restando se stessi. Mica poco. (guido festinese)

 

 

SINFONICA
Una speciale
tessitura

GUSTAV MAHLER
DAS LIED VON DER ERDE (Sony Classical)
***** Uno dei capolavori di Gustav Mahler, Das Lied von der Erde, che rappresenta una di quelle opere dove la finezza rappresentativa di una interiorità, trova un livello sublime in questa nuova edizione affidata a Piotr Beczala tenore, Christian Gerhaher baritono e Gerold Huber pianoforte. È un continuo incanto, una tessitura di speciale bellezza. La loro interpretazione apre mondi diversi, insoliti, profondi. Forse solo Richard Strauss poteva competere con tanta ideale bellezza. Ma di Mahler la memoria manterrà il disgelo di un tempo freddo che è teso ad avvolgere il futuro di pace. (marco ranaldi)

ROCK
La ragazza
del punk

THE PRETENDERS
RELENTLESS (Parlophone)

**** Chi lo avrebbe detto che dopo le ultime prove a dir poco imbarazzanti, Chrissie Hynde, un’artista che chi scrive ha amato come poche tra fine anni Settanta e Ottanta, riuscisse ancora a tirar fuori dal cilindro un album più che dignitoso come questo Relentless. Forse sarà il canto del cigno o forse una ritrovata vena, coadiuvata dal chitarrista James Walbourne, fatto sta che ci siamo trovati, nonostante lo scetticismo iniziale, di fronte a un disco oltremodo valido. La ragazza che lavorava nel negozio di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood è tornata! (roberto peciola)

 

 

 

JAZZ/2
Coordinate
chicagoane

MATANA ROBERTS
COIN COIN CHAPTER FIVE: IN THE GARDEN (Constellation/Goodfellas)

***** In un’epoca in cui dominano la semplicità dei contenuti, la velocità per fruirne e la predisposizione ad accettare solo forme artistiche che non prevedano un impegno da parte del pubblico, progetti come Coin Coin dell’artista african american emergono in modo dirompente. Non solo dagli ambiti mainstream, ma anche dal mondo della sperimentazione. Con una storia legata a un aborto al centro della narrazione, costruisce un’opera imperniata sulle coordinate del jazz di Chicago a lei caro, che arricchisce con melodie ricche di bellezza. (gianluca diana)

 

 

 

BLANCO WHITE
TARIFA (Nettwerk/Bertus)
*** Lui si chiama Josh Edwards, viene da Londra ma ha un’anima latina. Anima che traspare chiara e netta nelle sue composizioni, che però non rinnegano le sue radici inglesi. E così in questo secondo lavoro, nato nella cittadina spagnola di fronte alla costa marocchina che dà il titolo al disco, si ascolta una miscela di folk mediterraneo e britannico che unito alla voce di Edwards fa pensare a un Sufjan Stevens o a un Bon Iver europeo. (roberto peciola)

TIM GREEN
THE LITTLE IN-BETWEEN (Appaloosa Records)
*** Rientro per l’autore dell’ottimo A Stranger in this Time che nel 2017 fece gridare al miracolo. In questa occasione la fonte delle riflessioni del cacciatore di folk statunitense giunge da un viaggio che lo ha visto percorrere le aree rurali di Oklahoma e Indiana. L’intimità del suo vagabondare ha portato a queste nove canzoni melanconiche e toccanti e quelle che rimangono maggiormente impresse sono due storie come The Breath of Burning e New Boots. (gianluca diana)

KYLIE MINOGUE
TENSION (Bmg/Warner)
*** Cinque anni dopo Fever, la diva australiana torna con il suo sedicesimo lavoro, Tension, che poco modifica delle atmosfere di quell’album – un tributo agli anni ruggenti della dance. Un progetto che mette insieme canzoni ballabili e, come sottolinea lei stessa: «Una miscela di riflessioni personali, euforia malinconica e sensazioni da club». A trainare il tutto quella gigantesca hit che è stata Padam Padam, diventata una sorta di inno della comunità Lgbtq+. Nessun altro pezzo, se non la title-track, ha quel potenziale ma almeno non si scade nel trito e ritrito. (stefano crippa)

DANIELE MORELLI
ARS MUSICA (Off Record)
**** Daniele Morelli, classe 1984, è un chitarrista versatile e giramondo: ora risiede in Messico, prima era in Francia, in Belgio, in Olanda. La versatilità significa che jazz, prog, art rock, world music, manouche, note mediorientali sono tutte parte del bagaglio di Morelli. Che qui, in quindici tappe, geografiche e mistiche assieme, dispiega fabbricando letteralmente ogni suono e rumore naturale con la sei corde, in solitaria. Si parte da pattern ritmico melodici, poi il tutto diventa pura visionarietà per il terzo millennio. (guido festinese)

NUGARA TRIO
POINT OF CONVERGENCY (GleAM Records)
**** Dai seminari di Nuoro Jazz 2021 è scaturita questa magnifica creatura sonora che mette assieme tre giovani talenti di cui sentiremo parlare: Francesco Negri al piano, Viden Spassov al basso, Francesco Parsi alla batteria. Aggiungete il tocco argentino e imprevedibile del violino della folletta Anaïs Drago, e avrete un «punto di convergenza» che mette in conto suggestioni latine, balcaniche, nordiche, indie rock, nuova musica acustica, e tanta, tanta storia del jazz, senza sterili calligrafismi né soggezione. (guido festinese)

PETRAMANTE
ORTICA (Bassa Fedeltà)
*** Attivi dal 2009, ma fermi discograficamente al 2013, il gruppo, definibile «rock d’autore», torna con un terzo album dalla realizzazione collettiva, sperimentando con voci e strumenti, accogliendo e sviluppando temi forti a livello narrativo-filosofico: l’essere, la nascita, la morte, il tempo, l’illusione. «Lo abbiamo scritto – dicono – con la leggerezza di chi non ha nulla da perdere, o un posto da tenere». (guido michelone)