JAZZ
Magistero
solistico

Che dire ancora di un magistero solistico che potrà essere più o meno apprezzato, ma resta unico al mondo? Forse la cosa migliore è prendersi tempo e ascoltare. Perché i dischi in solo di Ralph Towner stanno diventando vere meditazioni in musica e assieme viaggi nelle periferie del pianeta. Per dire qui, nel nuovo At First Light (Ecm, come i titoli a seguire): una delizia come Argentinian Nights, una ripresa da lucciconi di Danny Boy. Forse l’ascolto perfetto, dopo questo, è Sphere, nuovo disco per il Bobo Stenson Trio, che inizia e chiude con una composizione delicata, sfarinata in un pulviscolo di note rapsodiche, del danese Per Nørgård, inserisce anche Valsette op. 40/1 di Jean Sibelius, omaggia Sven-Erik Bäck: scintillio rarefatto nordico. Degno seguito? L’impressionante Ralph Alessi Quartet di It’s Always Now, un suono sfibrato, da una tromba aliena, che sgrana una poesia sublime e inquieta, tra Motian, Bley, Stanko, con il supporto del pianoforte di Florian Weber, che sembra quasi stendere un rete di protezione sotto i cristalli di fiato di Alessi. (Guido Festinese)

SYNTH POP
Ne resteranno
solo due

Partiamo da un assunto: i Depeche Mode sono, per chi scrive, uno dei gruppi più amati, da quarant’anni a questa parte. Questo però non ci impedisce di essere obiettivi e neutri all’ascolto di Memento Mori (Columbia), il loro nuovo lavoro, che esce un po’ sorprendentemente, vista la recente scomparsa di Andy Fletcher. Si pensava a uno scioglimento, e invece Dave Gahan e Martin Gore (entrambi comunque con una carriera solista già avviata) hanno deciso di provarci ancora, insieme. E con qualche novità, come i quattro brani scritti da Gore insieme a Richard Butler degli Psychelic Furs o Wagging Tongue, scritta per la prima volta a quattro mani dai due superstiti e dedicata a Mark Lanegan. Ma quindi il disco? Dodici brani in cui l’elettronica, cupa, è molto più presente che nel recente passato, tra momenti riusciti (My Cosmos Is Mine, My Favourite Stranger, Before We Drown) e altri meno. Certo è che la voce di Gahan è sempre una delle più belle, calde ed espressive in circolazione, e l’album, pur non potendo arrivare ai fasti degli anni Ottanta e inizi Novanta, è forse il loro migliore dai tempi di Ultra. (Roberto Peciola)

BLUES
Abbondanza
energetica

Quanta freschezza nel blues attuale. Come dimostrano Mike Zito & Albert Castiglia che ci regalano tanta qualità in Blood Brothers (Gulf Coast). Si posiziona già tra le migliori uscite dell’anno. Prodotto da Joe Bonamassa, presente anche come chitarrista, si compone di undici brani sanguigni e veraci, con riff di chitarra ovunque ma senza eccedere. A bilanciare il tutto occorre una batteria di fiati di primo livello, che apporta un tocco della New Orleans odierna. Alzate il volume per Fool Never Learns, Bag Me, Tag Me, Take Me Away e One Step Ahead of the Blues. Energia in abbondanza anche per Damon Fowler & Friends in Live at Palladium (Landslide). Lo si apprezza nel suo classico blues rock che implementa una marcata attitudine di stampo southern, conseguenza dei suoi trascorsi nella band di Dickey Betts. Piacevoli sono le registrazioni di It Came Out of Nowhere e Old Fools, Barstools and Me. Ha un suo perché il one-mand band finlandese Uncle Wormwood dai suoni arcaici, oscuri e dissonanti. Da Miserable Places (Autoprodotto) suonate I Need to Lie Down. (Gianluca Diana)

FOLK
Culture
comuni

Ciò che accomuna questi tre album, pur molto diversi fra loro, è il sapersi raffrontare con la cultura popolare mediterranea, italiana, europea, iberica. Un viaggio nell’Italia regionale viene compiuto da Daniele di Bonaventura Band’Union & Ilaria Pilar Patassini con Italia Folksongs (Visage Music): provenienti dal repertorio di Piemonte, Marche, Campania, Veneto ecc., i brani sono in parte modernizzati da un sentire jazzy, pur mantenendo di proposito l’arcano fascino originale. Dal canto suo Fabrizio Piepoli in Maresia (Zero Nove Nove) fa tutto da solo cantando e suonando otto strumenti eterogenei (orientali ed elettronici) per inventarsi una propria world music tra fado e tarantella in stile fusion con inflessioni ambient. Infine Clavellina d’Aire con Músiques per emportar-se a iles desertes (Microscopi) è un duo con Cati Plana (organetto) e Jordimaria Macaya (viola) che s’avventurano alla scoperta di vecchie musiche iberiche spesso contaminate dal modernismo, qui restituite (anche inventandone di nuove) con un sapore rétro. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

AMBIENT POP
Dimensioni
ultraterrene

LUCINDA CHUA
YIAN (4AD/Self)

***** Di lei avevamo scritto per l’ep Antidotes 2, un paio di anni fa. Ora la violoncellista (e polistrumentista), cantante, compositrice londinese (di origini cinesi e malesi) giunge al debutto vero e proprio, e che debutto! Se il difetto di Antidotes era una certa ripetitività, qui, per quanto rimanga quella pecca, la bellezza di ciò che si ascolta supera qualsiasi «ostacolo». La fragilità delle melodie, degli arrangiamenti minimali e della voce, sussurrata ma allo stesso tempo graffiante, inchiodano l’ascoltatore e lo trasportano in una dimensione altra, onirica, magica, ultraterrena. Pura meraviglia! (roberto peciola)

 

 

FOLK ROCK
Classici
da ritoccare

BOB DYLAN
FRAGMENTS-THE BOOTLEG SERIES VOL 17 (Columbia)

**** È giusto metter mano ai classici? In letteratura, nel teatro, nell’opera lirica, nelle performance avviene di continuo. I classici sono tali proprio perché possono scontornarsi dalla loro cornice temporale e diventare «altro». Come il Dylan del capolavoro Time Out of Mind, ora riproposto in vari formati (la migliore: in doppio cd) in Fragments nelle session 1996-1997. Via gli effetti alonati di Daniel Lanois nel primo cd, una luce cruda ed essenziale su brani che ora sembrano scolpiti, e un secondo disco «live in studio» con molte outake e versioni alternative. (guido festinese)

 

 

AMBIENT
Un battito
d’ali

AVIVA ENDEAN
MOTHS & STARS (Room40)

**** Chissà quanto la geografia, al netto delle combinazioni dovute all’industria discografica, incida sulle sorti del gesto artistico. Fatto è che in Australia vi è una copiosa presenza di musicisti dediti alle peregrinazioni in ambito ambient e neoclassico, sovente provenienti dal jazz. Ed è bello scoprire che il battito d’ali di una falena sia stata fonte di ispirazione. Clarinetto basso, field recording, feedback e drone music convergono in un magma spettrale e crepuscolare. Da cui sembra di percepire la profondità del cosmo, come testimoniano What Calls in the Quiet, Same River, Twice e la title-track. (gianluca diana)

 

 

BLUES ITALIA
Il soffio incantato
dell’armonica

FABRIZIO POGGI
BASEMENT BLUES (Appaloosa Records)

**** Un quarto di secolo sulle piste del blues, a perfezionare soffio dopo soffio un suono sull’armonica che canta e incanta, piange e sorride. Storia di un amore folgorante iniziato vedendo sul grande schermo Paul Butterfield nel concerto d’addio della Band, fine anni Settanta. Ora Fabrizio Poggi offre i suoi personali Basement Tapes, e dall’armadio della memoria spuntano saette memorabili in blues inedite con gente come Guy Davis, Enrico Polverari, Ronnie Earl, Garth Hudson, che della Band stessa fu una colonna. (guido festinese)

 

 

 

ALT POP
Folgorati
dalla voce

EMILIANA TORRINI & THE COLORIST ORCHESTRA
RACING THE STORM (Bella Union/Pias/Self)

**** Quasi vent’anni orsono restammo folgorati dall’arte di una musicista islandese dal nome italico, Emiliana Torrini. Una voce delicata che ricordava certo la sua celebre conterranea Björk ma con un afflato pop e folk più marcato, sempre però in un ambito di sperimentazione. Da allora poche uscite, mirate, fino alla collaborazione con il duo belga The Colorist Orchestra, per una rivisitazione di alcuni suoi brani, era il 2016. Oggi i tre tornano con undici brani nuovi che confermano le qualità compositive dell’una e degli altri, alt pop di classe sopraffina. (roberto peciola)

 

 

ACID ARAB
TROIS (Crammed Discs/Materiali Sonori)
*** Il duo franco-algerino, attivo da undici anni, propone dieci nuovi brani, chiamando otto vocalist da tutto il Mediterraneo per una dance etno elettronica fra corpo e mente, evidenziando una ricerca multiculturale, dove il retaggio tecnologico europeo è al servizio delle tradizioni sonore mediorientali, in un «tutto» che sa di moderno e postmoderno. (guido michelone)

ALBA ASENSI
SÓC POETA (Segell Microscopi)
*** La vocalist e arpista di Alicante pubblica questo secondo lavoro da solista con dodici canzoni in lingua catalana, dove ogni brano parte da poesie selezionate dai repertori contemporanei iberici (solo la title-track ha un testo scritto dalla stessa leader), benché rivissute in un contesto sonoro originale, dove si ascoltano echi profondi di musiche folk, barocche e medievali. (guido michelone)

DIODATO
COSI’ SPECIALE (Carosello)
***** Sfiga: il cantautore tarantino l’ha sperimentata sulla propria pelle quando nel febbraio 2020 con Fai rumore sbanca Sanremo. Vittoria meritata e brano lanciato. Quindici giorni dopo il lockdown azzera tutto. Ora riparte con dieci pezzi, livello altissimo: arrangiamenti sopraffini, strumenti suonati veramente, voce e interpretazione senza sbavature. Fin troppo per i tempi modesti del pop italiano (e non solo…). Un disco che ha bisogno di più ascolti ma poi entra inesorabilmente nel cuore. (stefano crippa)

DING KE
THE BAD KIDS OST (Plaza Mayor)
**** Musica fra l’ambient e il sound contemporaneo la soundtrack scritta per la serie giapponese Yin mi de jiao luo ossia The Bad Kids, da Ding Ke. Egli recupera sonorità interessanti, usando synth e strumenti acustici come il pianoforte. Ora la scrittura delle serie deve essere d’impatto e di memoria veloce, cose che Ke sa bene tant’è che il suo lavoro è ottimo per essere nel Duemila futuro. (marco ranaldi)

TERUYUKI KURIHARA
PARALLEL (Mille Plateaux)
*** È un momento estremamente fertile per l’autore giapponese. Ha pubblicato anche una colonna sonora di stampo ambient commissionatagli da un’artista creatrice di bambole. In questo caso scandagliamo il disco dove il nostro immette ben altri aspetti ritmici. La techno cerebrale, robotica e psichedelica di cui è portatore, si esalta in queste dodici tracce. Lo spettro sonoro è sempre enorme e totalmente occupato. Mirage Freeze e No Objection sono delle stilettate ansiogene, A-1 è tanto bella quanto inquietante. (gianluca diana)

MADDALENA/COMUNALE/ MASSARO
LA RELIGIONE DEGLI INSETTI (Superpang)
**** Trentacinque minuti di incandescente, tesa concentrazione in dieci episodi, a partire da un inizio magmatico che rammenta certe avventure orchestrali di Chris McGregor. L’elettroacustica di Cristian Maddalena, la narrazione serrata e implacabile di Nazim Comunale, sassofoni e clarini di Francesco Massaro, Maier al basso, Pacorig alle tastiere, Parrini con viola e violino. Un ricordo anche al Sun Ra estremo e agli Area in improvvisazione totale, ma qui c’è struttura, a creare una creatura sonora che si gonfia e si svuota, come un mantice. Possente. (guido festinese)